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GLI ADDITIVI ALIMENTARI |
A cura di Alessandra Mallarino |
Nella definizione fornita dalla Direttiva del Consiglio 89/107/CEE, per additivo alimentare si intende "qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non
utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto
di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari
per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione,
trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa
ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente
di tali alimenti, direttamente o indirettamente".
Il Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008, definisce inoltre le diverse tipologie, i quantitativi, l’ambito di applicazione e quant’altro serva a regolamentare con precisione l’utilizzo degli additivi alimentari, perché essi non costituiscano problemi per la sicurezza dei consumatori.
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Coloranti (da E100 ad E199)
Conservanti (da E200 ad E299) il loro fine è quello di rallentare il deterioramento del cibo
causato da: batteri, lieviti e muffe.
Antiossidanti (da E300 ad E322) evitano il processo di ossidazione nell'alimento.
Correttori di acidità (da E325 ad E385)
Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495)
Aromatizzanti, donano agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la
loro indicazione in etichetta in modo generico come aromi.
Quando un additivo può essere impiegato in ambito alimentare?
Un additivo, per essere impiegato nel settore alimentare, deve essere ammesso
e inserito nell’elenco delle sostanze approvate dal Comitato Scientifico dell’Unione
Europea.
La possibilità di entrare nella suddetta lista è vincolata da diversi elementi:
superamento della valutazione di sicurezza, prove tossicologiche, osservazione
di test condotti su animali e poi su uomini. In laboratorio, sulle cavie, sono
condotti test su più generazioni, dunque devono trascorrere lunghi periodi prima
che una sostanza possa essere dichiarata sicura.
Quando un additivo può essere incluso negli elenchi della UE?
Quando soddisfa le condizioni di seguito riportate:
• fattori ambientali: in base ai dati scientifici disponibili sul prodotto in
oggetto, il tipo d’impiego proposto non evidenza problemi di sicurezza per la
salute umana;
• il suo impiego è da considerarsi una necessità tecnica;
• il suo impiego non inganna in alcun modo i consumatori.
Un additivo alimentare deve inoltre presentare vantaggi e benefici per i consumatori
e dunque sarà incluso negli elenchi comunitari solo se contribuisce al raggiungimento
di uno o più dei seguenti obiettivi:
• la qualità nutrizionale degli alimenti deve essere conservata;
• aumentare la capacità di conservazione di un alimento;
• aumentare la stabilità di un alimento e/o migliorarne le proprietà organolettiche,
senza però alterarne la natura.
Un additivo alimentare può eventualmente ridurre la qualità nutrizionale di un
alimento ed essere incluso nell’elenco comunitario solo se:
• l’alimento non rappresenta un componente importante di una dieta normale;
• l’additivo alimentare è necessario per produrre alimenti “speciali” destinati
a diete particolari.
Cosa per legge è da non considerarsi additivo alimentare?
• monosaccaridi, disaccaridi od oligosaccaridi e tutti gli alimenti contenenti
queste sostanze impiegate per le proprietà dolcificanti;
• gli alimenti, essiccati e concentrati, introdotti durante la fabbricazione
di alimenti che abbiano poi un effetto colorante secondario;
• le sostanze utilizzate per i materiali di copertura o di rivestimento, che
non fanno parte degli alimenti e non sono consumati con i medesimi;
• i prodotti che contengono pectina derivati dalla polpa di mela essiccata o
anche dalla scorza di agrumi o cotogni, (“pectina liquida”);
• le basi utilizzate per la gomma da masticare;
• la destrina bianca o gialla;
• l’amido arrostito o destrinizzato;
• l’amido modificato mediante trattamento acido o alcalino;
• l’amido bianchito;
• l’amido trattato con enzimi amilolitici;
• il cloruro d’ammonio;
• il plasma sanguigno;
• la gelatina alimentare;
• le proteine idrolizzate e i loro Sali;
• le proteine del latte;
• Il glutine;
• gli amminoacidi e i loro sali diversi dall’acido glutammico (glicina, cisteina,
cistina e i loro sali);
• i caseinati e la caseina;
• l’inulina.
Cosa è la soglia massima di consumo?
A seguito dei test effettuati e dei loro risultati, l’Unione Europea definisce
la soglia massima di consumo di un additivo alimentare; si tratta della quantità
che il corpo umano può assumere senza che si evidenzino effetti collaterali e
di sorta, soprattutto senza avere problemi a livello tossicologico evidenti e
dimostrabili. È stata definita “livello effetto zero”.
Cosa è la “dose giornaliera ammissibile”?
La “Dga” ovvero la dose giornaliera ammissibile è la quantità di un additivo che l’essere
umano può introdurre ogni giorno attraverso la dieta alimentare senza avere nessun
rischio per tutto l’arco della vita; essa è più bassa del “livello effetto zero”.
Si tratta di un calcolo basato su un margine di sicurezza molto ampio, per tutelare
la salute del consumatore, dunque ha carattere ovviamente preventivo, considerando
le differenze possibili tra i dati provenienti dai test condotti sugli animali
e quelli condotti su uomini e anche le possibili differenze tra uomo e uomo.
I coloranti
La categoria funzionale dei coloranti è parte dell’elenco comunitario degli additivi alimentari. L’uso dei coloranti rossi, in particolare, è stato più di altri oggetto di verifiche da parte dell’Autorità
Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) a seguito di uno studio condotto dall’università
di Southampton in Gran Bretagna dal quale emergeva che sei coloranti - E104, E110,
E124, E102, E122, E129 - potevano favorire l’iperattività nei bambini. Il risultati
di tali verifiche è che le dosi di alcuni coloranti sono state ufficialmente ridotte
per il loro utilizzo in ambito alimentare,
L’importanza di monitorare costantemente l’utilizzo dei coloranti rossi deriva
dal fatto che si tratta di additivi presenti in moltissimi cibi e bevande, tra
i quali i prodotti a base di frutta, gelatine, caramelle e dolciumi vari, molto
graditi dai bambini.
Tra i coloranti anche i “coloranti caramello” sono sotto la lente attenta dell’Efsa: si tratta di quattro miscele di sostanze
derivanti da zuccheri trattati termicamente, da qui il tipico colore “marrone”
con varie sfumature. In etichetta, i coloranti caramello sono indicati con la
sigla E150 seguita da lettere minuscole (a, b, c, d), ogni lettera sta ad indicare
il tipo differente di reagente impiegato durante la loro produzione, ad esempio
ammoniaca, solfiti ecc.
Si usano moltissimo in ambito alimentare poiché donano le sfumature marroni più
o meno intense richieste in alcune bevande aromatiche (chinotti ad esempio, ma
anche cole) analcoliche, per diverse tipologie di prodotti dolciari, zuppe, condimenti
come aceti balsamici, birra ecc.
Si tratta di prodotti che, secondo l’opinione degli esperti scientifici dell’Efsa,
non causano modificazioni nella struttura del Dna delle cellule, ma è stata stabilita
una dose minima giornaliera accettabile che è di 300 mg per kg di peso, di cui
possono provenire dal caramello E150c al massimo 100 mg. È utile sapere che il
superamento di tali limiti può verificarsi facilmente, con un consumo elevato
e quotidiano di caramelle, dolci, bevande zuccherate, soft drink ecc.
Cosa si intende per “coadiuvante tecnologico”?
Qualsiasi sostanza che non è consumata come un alimento in sé, che è stata intenzionalmente
utilizzata nella trasformazione di materie prime e che può causare la presenza,
anche non intenzionale, di residui della suddetta sostanza: tali residui non devono
assolutamente rappresentare un rischio per la salute e non devono avere effetti
tecnologici sul prodotto al termine della sua produzione.
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Bibliografia
- Altro Consumo , maggio 1990, n.17, pagg. 20-24
- Giordano C.: Lo sai cosa mangi? Viaggio tra gli additivi alimentari, Arianna Editrice 2007
- Enciclopedia Medica Italiana - USES Edizioni Scientifiche Firenze
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