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IL CHEWINGUM |
A cura di Francesca Soccorsi |
I primi a masticare palline di gomma a base di lattice di Sapodilla, pianta tipica delle foreste pluviali, furono
i Maya, ma il brevetto del chewingum moderno è datato 28 dicembre 1869. A produrlo
per primo fu, infatti, l’americano William Semple che in pochi anni trasformò
una gomma molla e insapore a base di caucciù, zucchero e aromi, in un prodotto
di successo che fu commercializzato dal 1871 nel New Jersey e poi varcò l’Oceano
per diffondersi in tutto il mondo conquistando anche i palati più esigenti. Neppure
gli italiani lo disdegnano, anzi i dati raccontano la storia di una passione travolgente:
nel nostro Paese il mercato “vale” 152 milioni di euro e i consumi si aggirano
attorno alle 24.379 tonnellate all’anno. In Italia la produzione è gestita quasi
interamente da un’unica azienda, la Perfetti Van Melle, che oltre a tutti i principali
marchi di gomme da masticare detiene anche quello di caramelle e lecca lecca.
Tanto che nel 2004 la rivista americana Forbes le ha dedicato un articolo classificandola
fra le industrie con il maggior patrimonio al mondo.
Ingredienti
Si mastica ma non si ingoia: l’originalità del chewingum sta tutta in questa
caratteristica. Si tratta infatti dell’unico prodotto dolciario da gustare e assaporare
ma non da ingerire. Ottenuto dalla lavorazione di un impasto a base di gomma,
zucchero, additivi e aromi, è composto quasi totalmente da carboidrati e da una minima percentuale di acqua. Ciascuna gomma contiene circa 300 calorie.
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Gomme senza zucchero
Per ovviare all’aumento del rischio di patologie dentali provocate dagli zuccheri
contenuti nei chewingum, sono state da qualche tempo immesse sul mercato gomme
prodotte con sostituti come lo xilitolo. Quest’ultimo si è confermato un potente antibatterico in grado di contrastare
l’insorgenza della carie. Uno studio finlandese ha rilevato la drastica riduzione di carie in bambini
che masticavano gomme contenenti al 100% xilitolo, oltre all’arresto o addirittura
alla regressione di piccole lesioni cariose. E ciò grazie anche alla capacità
che questa sostanza ha di far perdere alla placca batterica il suo potere acidogeno
e l’adesività. Se si aggiunge che la masticazione favorisce la rimozione dei residui
di cibo e aumenta la produzione di saliva con una conseguente azione di risciacquo
sui residui alimentari, è verosimile ipotizzare che questi chewingum costituiscano
validi alleati per la salute dei denti. Tanto che il Ministero del Welfare, che
ha recentemente diffuso le linee guida sulle buone pratiche per una corretta igiene
orale, ha riabilitato la gomma da masticare ammettendo che, se questa non diventa un’abitudine ossessiva, può contribuire
a tenere lontani i batteri, a condizione che sia utilizzata subito dopo i pasti
e per non più di mezz’ora (un uso continuato può infatti provocare problemi gastrici,
tensioni dei muscoli masticatori e dell’articolazione della mandibola): “Il chewingum
durante i primi minuti stimola la secrezione salivare e può incrementare in via
transitoria i meccanismi di difesa, sempre che sia privo di zuccheri fermentabili
e contenga edulcoranti come lo xilitolo”. Tuttavia la gomma da sola non è in grado
di rimuovere i depositi di placca batterica e non può quindi in alcun modo sostituire
dentifricio e spazzolino.
Bibliografia
- Cordero G., Grasso L., Delleani M., Apparato masticatorio. Anatomia, fisiologia, patologia, Minerva Medica.
- Giannella S., Una fortuna que se “mascò” con los chiches americanos, Nueva Economia, 9 luglio 2006.
- Newbrun E., Cariologia, Piccin Nuova Libraria.
- Romaldini V., Cacciatore F., Il dentista racconta. Come mantenere i denti sani fino a 150 anni, Pisani.
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