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IL PACKAGING |
A cura di Alessandra Mallarino |
Ogni qualvolta si esce da un supermercato o da una rivendita di alimentari dopo
una spesa si riportano a casa, oltre al cibo e ad acquisti di altra natura, anche
i diversi imballaggi necessari al trasporto. Ma davvero tutti gli imballaggi sono
necessari? E in quale misura? Come sono cambiati nel tempo, quali sono i materiali
con i quali vengono confezionati e qual è il loro impatto ambientale? Si risponderà
qui a queste e ad altre domande legate a quello che oggi viene tecnicamente chiamato
packaging, parola di origine anglosassone che si riferisce non solo alla parte materiale
dell’imballaggio ma anche a tutto ciò che concerne agli aspetti produttivi, estetici
e di marketing.
Gli imballaggi sono nati insieme alla pratica del trasporto, nella necessità
di proteggere merce delicata o deperibile, alimentare e non, durante uno spostamento
più o meno lungo in cui sollecitazioni varie, eventuali urti o cambi di temperatura
potessero in qualche modo deteriorala, romperla e compromettere quindi poi la
vendita.
Già nell’antica Roma, si usavano anfore in cotto, un materiale perfetto e igienico
che permetteva il trasporto nella vasta area del Mediterraneo di alimenti molto
delicati e deperibili quali ad esempio olio, frumento e vino. Prima di allora,
la stessa natura aveva suggerito la necessità di una protezione all’interno di
contenitori speciali: il guscio delle uova, il riccio delle castagne, la dura
corazza del cocco, la spinosa protezione del fico d’india, la resistente conchiglia
di cozze o di vongole, il guscio delle noci o delle mandorle, o il caldo marsupio
con cui i canguri ospitano i propri cuccioli sono tutte forme “naturali” di imballaggio.
Ci sono poi voluti diversi secoli perché le scoperte dell’uomo ispirassero via
via nuove tipologie di imballaggio, dalla semplice carta, al cartone, al legno,
alla plastica, al polistirolo, ai fogli di alluminio ecc.
Imballaggi: definizione e legge
Per imballaggio si intende un prodotto che può essere costituito da materiali
di natura diversa che ha lo scopo di contenere e proteggere le merci, le materie
prime o i prodotti finiti in modo da consentirne la manipolazione e la diretta
consegna al consumatore finale. A tal fine l’imballaggio dovrà essere sicuro,
pratico, economico, facilmente riciclabile.
Sugli imballaggi esistono leggi e norme alle quali i produttori si devono attenere,
in particolare l’ex decreto legislativo Ronchi 22/1997(art. 35, lett. a), ora art. 218 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante Norme in materia
ambientale, in base al quale vi è stata la precisazione di tre tipologie di packaging indipendentemente
dal materiale di cui possono essere fatti.
L’imballaggio primario: si riferisce all’imballaggio della singola unità di vendita; la bottiglia di
acqua, la scatola di acciughe, il flacone dell’ammorbidente, di shampoo, ecc.
In sintesi, si tratta di un imballaggio destinato in modo diretto al consumatore
finale.
L’imballaggio secondario: è la confezione che include un certo numero di unità di vendita. Una volta
eliminato, rivelerà comunque l’imballaggio primario. Sono esempi di imballaggio
secondario: il film che avvolge la confezione da 6 bottiglie di acqua, la confezione
in cartoncino che avvolge le 3 scatolette di tonno, la confezione che contiene
le merendine, il cartoncino che chiude le due lattine di birra ecc. In questo
caso si tratta di una tipologia di imballaggio da destinarsi o al consumatore
finale oppure al rivenditore.
L’imballaggio terziario: è quello che consente il trasporto di un grosso numero di unità di vendita,
ad esempio il bancale o il “pallet” sul quale si impilano le confezioni di acqua,
o le grandi cassette di plastica che contengono le mele sfuse. Questo genere di
imballaggio non è quasi mai reso disponibile al consumatore finale poiché canalizzato
solo verso l’esterno della catena di distribuzione, restando nello stoccaggio.
Materiali maggiormente usati per gli imballaggi
Cartone
Si tratta di un materiale cartaceo le cui peculiarità sono rappresentate sia
dallo spessore che dalla pesantezza, normalmente formato da uno strato ondulato
centrale e da due fogli piani laterali.
Prodotto inizialmente in Cina nel XV secolo, fu poi solo nel 1817 utilizzato
in Europa e più specificatamente in Inghilterra per produrre le prime scatole
di cartone ad uso commerciale.
Il confine e la differenza tra la carta e il cartone è per convenzione posta
a 224 g/m² con uno spessore di almeno 175 µm; dal punto di vista delle proprietà
meccaniche e ottiche del cartone sono racchiuse nello standard ISO 5651:1989.
Esistono varie tipologie di cartone:
• Cartone piano o cartoncino
• Cartone ad onda semplice (due fogli esterni ed uno ondulato interno).
• Cartone ad onda doppia (tre fogli, di cui due esterni ed uno centrale e tra questi due fogli ondulati).
I fogli esterni possono essere composti da diverse carte:
• Kraftliner (simbolo K)
• Liner (simbolo L)
• Test (simbolo T)
• Camoscio (simbolo S)
Il foglio ondulato interno, invece, può essere:
• Semichimica (simbolo S)
• Medium (simbolo M)
• Fluting (simbolo F)
È utile sapere che per produrre una tonnellata di carta c’è bisogno di circa
15 alberi con un consumo di acqua pari a 440.000 litri, mentre per produrre la
stessa quantità di carta riciclata non serve nessun albero e si consumano meno
di 1900 litri di acqua. Ecco quindi che indirizzare gli acquisti verso imballaggi
riciclati è un segno di sensibilizzazione nei riguardi dell’ambiente e una scelta
consapevole ed etica.
Tetra Pak; un imballaggio rivoluzionario
Il Tetra Pak è un materiale molto usato come imballaggio primario per prodotti
come succhi di frutta, latte pastorizzato fresco, ecc.
La sua invenzione è attribuita allo svedese Ruben Rausing. Nato nel 1895 a Helsingborg,
egli si laureò in Economia e poi si trasferì negli Stati Uniti dove studiò alla
Columbia University e qui convogliò i suoi interessi per un settore all’epoca
pioneristico come quello degli imballaggi. Appreso quanto c’era da sapere al riguardo,
fece ritorno in Svezia e lì, insieme ad un amico, fondò l’Akelund & Rausing,
una ditta specializzata in imballaggi.
La sua idea era che l’imballaggio dovesse proteggere il contenuto e nello stesso
tempo essere leggero, economico e rendere facile il trasporto. All’epoca il latte,
uno degli alimenti più largamente diffusi e consumati al mondo, veniva unicamente
trasportato all’interno di bottiglie di vetro, materiale sì igienico ma fragile,
per di più pesante e non impilabile. Ecco quindi che Rausing, nel 1943, ideò un
contenitore rivoluzionario: una carta speciale per contenere il latte, capace
di ostacolare la sua dispersione e atta a proteggerlo dall’aria, naturale apportatrice
di potenziali e pericolosi batteri, grazie anche alla presenza, all’interno, di
un sottile strato di particolare plastica. In seguito, un collaboratore di Rausing
propose una strana forma di imballaggio, a metà tra una piramide e un tetraedro,
maneggevole, pratica e sicura dal punto di vista igienico, costituita da un materiale
asettico e poco costoso.
Nel 1944 fu depositato il brevetto di Tetra Classic e nel 1950 fu fondata l’AB
Tetra Pak, prima azienda al mondo per la produzione del Tetra Pak, un materiale
destinato all’industria alimentare ed utilizzato, oltre che per il latte, anche
per succhi di frutta, passate di verdure, tuorli di uovo pastorizzati, vino ecc.
L’azienda è ancora oggi leader assoluto del settore, con più di 20.000 persone
impiegate, oltre 100 miliardi di contenitori prodotti ogni anno e quasi 80 uffici
commerciali disseminati sul globo.
Il contenitore Tetra Pak è costituito:
- 75% di carta,
- 20% da polietilene
- 5% da alluminio.
Plastica
In commercio esistono moltissimi tipi di plastica utilizzati per contenere cibi
e bevande; tra gli ultimi contenitori ad essere stati prodotti e commercializzati,
quelli adatti ad essere introdotti nei forni a microonde.
Per riconoscere questi ultimi, viene utilizzato il seguente simbolo:
Costituito da tre onde stilizzate, geometricamente sovrapposte le une sulle altre;
il simbolo sta quindi ad indicare che il contenitore è adatto all'uso nel forno
a microonde, aggiungendovi anche alcune specifiche quali:
• NO LID = senza coperchio
• 400W = la potenza massima che si può programmare sul forno per quel tipo di
contenitore.
Tornando alla plastica è bene sapere che moltissimi contenitori prodotti con tale materiale sono riciclabili. Per verificarlo, bisogna sapere leggere i diversi simboli che vi vengono riportati: la sigla PET indica per l'appunto che si tratta da materiali riciclabili e che dunque possono essere buttati nei cassonetti riservati alla plastica. Dove invece non bisogna buttare, ad esempio, le stoviglie in plastica usa e getta, specialmente se sporche.
Di seguito si riporta uno schema dei simboli riportati sui diversi imballaggi dei prodotti disponibili sul mercato, per comprendere come riconoscere i materiali e regolarsi nella raccolta differenziata. Si tratta di simbologie denominate universalmente come International Universal Recycling Codes (Codici universali internazionali di riciclaggio), qui riprodotte dal sito www.difesambiente.it.
PLASTICA | CARTA E VETRO | ||||
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#1 PET o PETE | Polietilene tereftalato o arnite: Bottiglie di acqua, bottiglie di bibite, flaconi di shampoo | ![]() |
#20 PAP | Cartone ondulato: Scatoloni contenenti i mobili in kit |
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#2 HDPE | Polietilene ad alta densità: Contenitori degli yogurt, flaconi di detersivo | ![]() |
#21 PAP | Cartone non ondulato: Confezioni dei panini nei fast-food |
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#3 PVC o V | Cloruro di polivinile: Contenitori per alimenti | ![]() |
#22 PAP | Carta: Confezione delle patatine nei fast-food, carta di giornale, sacchetti di carta |
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#4 LDPE | Polietilene a bassa densità: Sacchetti cibi surgelati, bottiglie spremibili | #23#39 #73#79 |
Altri tipi di carta. Altri tipi di vetro. |
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#5 PP | Polipropilene o Moplen: Bottiglie di ketchup | ![]() |
#70 | Vetro trasparente/incolore: Bottiglie di acqua |
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#6 PS | Polistirene o Polistirolo: Bicchieri monouso | ![]() |
#71 | Vetro di colore verde: Bottiglie di vino |
![]() |
#7-#19 O | Tutte le altre plastiche | ![]() |
#72 | Vetro di colore marrone: Bottiglie di birra |
METALLI | LEGNO | ||||
![]() |
#40 FE | Acciaio - Ferro | ![]() |
#50 FOR | Legno |
![]() |
#41 ALU | Alluminio | ![]() |
#51 FOR | Sughero |
#42#49 | Altri tipi di metallo | #52#59 | Altri tipi di materiali in legno. | ||
TESSILI | |||||
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#60 TEX | Cotone | ![]() |
#61 TEX | Juta |
Bibliografia
- Potter, N. N., Food Science, AVI, 1986
- Galdo, A., Non sprecare, Einaudi, 2008.
- Tronconi P. A., Vaolta R., Agostinelli M., Rampi F., Pianeta in Prestito, Macro Edizioni, 1991
- La vendita al pubblico nel settore alimentare, Regione Piemonte Direzione Commerciale e Artigianato, 2005.
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