Fra tutti i ristoranti etnici che, ormai da molti anni, si sono diffusi con sempre
maggior successo in Italia, quelli cinesi sono stati tra i primi, e sono tuttora
fra i più popolari, numerosi e amati dagli appassionati di cucina internazionale.
Questo innegabile successo è dovuto a più di un motivo. Innanzitutto il fatto
che, come detto, i cinesi sono stati fra i primi ad esportare la loro arte culinaria
in Italia, con un’operazione di copertura sempre più capillare del territorio;
ad oggi, nelle grandi città e non solo, una rosticceria cinese è familiare quasi
quanto una pizzeria. Anche il rapporto qualità/prezzo ha pesato sull’entusiasmo
con cui questi ristoranti sono stati immediatamente “adottati” dalla comunità
locale. Ma c’è soprattutto un ingrediente che ha reso la cucina cinese così appetibile
ai palati occidentali, e cioè la sua adattabilità: come capita anche, almeno in parte, per altri tipi di ristorazione etnica,
le ricette sono state lievemente modificate per andare incontro ai gusti locali.
Questo fa sì che la cucina cinese che si mangia in Italia, nella maggior parte
dei casi, potrebbe risultare, per paradosso, quasi “straniera”, a un cinese: è
infatti il risultato di un’operazione che, partendo da prodotti tipici della Cina,
si è accostata alla sensibilità occidentale.
Inoltre va aggiunto che parlare di cucina cinese tout court è impreciso. La Cina
è un paese immenso, e le sue dimensioni fanno sì che usi e costumi, compresi quelli
alimentari, differiscano molto da una parte all’altra del territorio. La tradizione
culinaria cinese vanta “scuole” che partono da quattro gruppi principali per poi
scindersi successivamente in molte altre “sottoscuole”; senza addentrarsi in discorsi
inutilmente complicati, si possono distinguere quattro principali aree geografiche
a cui corrispondono altrettanti stili culinari:
- a nord la cucina di Pechino e Shandong;
- a sud quella di Canton;
- a ovest quella di Sichuan;
- a est quella di Shangai.
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La cucina delle regioni occidentali risente molto della vicinanza con l’India, e infatti, per quanto possa sembrare strano, in quest’area è molto diffuso, e utilizzato, il chili. I piatti sono speziati e piccantissimi, tanto che spesso vengono stemperati con latte d’arachidi. In parte l’uso abbondante di spezie è dovuto al clima particolarmente umido della zona, che obbliga ad esempio a trattare tutta la carne in modo particolare, che si tratti di marinarla, essiccarla, salarla o affumicarla.
La cucina orientale infine è quella in cui si fa più largo uso di riso e pesci d’acqua dolce.
A qualsiasi regione appartenga, la cucina cinese appartiene essenzialmente a una sola religione, cioè il taoismo, che la influenza notevolmente. I principi dello yin e dello yang si rispecchiano fortemente nei costumi culinari locali. Per quanto possa sembrare strano, si deve pensare che anche la cucina del Giappone, cioè di una nazione in cui il Tao non ha mai attecchito più di tanto, schiacciato fra lo Shintoismo e il Buddismo, rispetta delle regole essenziali che si rifanno a yin e yang, e che sono proprio di chiara influenza cinese. Quella cinese è una cucina di contrasti, forse più evidenti qui che in qualsiasi altra parte dell’Asia, nonostante l’oriente segua tradizioni perlopiù simili, anche nell’accostare sapori e metodi di cottura apparentemente stridenti. Così i cibi vengono cotti principalmente al salto o al vapore, cioè due metodi che ne mettono in evidenza caratteristiche del tutto opposte, e conditi con spezie o salse che in teoria nulla dovrebbero avere a che spartire, quali ad esempio la famosa salsa agrodolce. Ma la filosofia taoista si esalta anche nell’attitudine del cuoco, a cui si chiede tranquillità e serenità di pensiero, soprattutto nei due momenti fondamentali del cucinare: il taglio e la cottura col fuoco.
Come altri popoli asiatici i cinesi usano bacchette di legno invece che posate, quindi il cibo deve arrivare in tavola già tagliato in dimensioni tali per cui possa essere agevolmente preso e portato alla bocca dal commensale. Quanto al fuoco, l’elemento che purifica e rende commestibile il cibo, non deve essere mai né troppo alto né troppo basso.
Non esiste un ordine con cui le varie portate vengono suddivise e servite: i piatti vengono presentati in tavola tutti insieme, accompagnati in genere da tè, nero o verde, ma anche da vino e birra. Una curiosità è che latte e derivati del latte sono di uso recentissimo: fino a poco tempo fa erano quasi del tutto sconosciuti sulle tavole cinesi, e tutt’oggi sono ben poche le portate che si basino su latte o yogurt.
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Introduzione alla cucina cinese | La cucina cinese: antipasti e dolci | La cucina cinese: il riso e la pasta |
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