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IL COSTO ENERGETICO DELL' ACQUAFITNESS |
A cura del Prof. Mario Testi
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Gli antichi apprezzavano i benefici dei bagni, come dimostrano le innumerevoli
terme che i romani hanno costruito; ma la stessa passione non è estranea ai contemporanei
se i bagni termali sono ancora diffusi e se nelle case hanno cominciato ad apparire
con sempre maggiore frequenza le vasche con idromassaggio. Tuttavia, tali usi
sono generalmente finalizzati a scopo terapeutico, riabilitativo o rilassante
e, come detto, sono svolti in ambienti dedicati. Al contrario, la piscina è (o era) vista come il luogo tradizionalmente dedicato al nuoto oppure alla
pratica d'esercitazioni di tipo riabilitativo e terapeutico, spesso, quindi, in
un'ottica di un'attività blanda e poco faticosa del tipo ginnastica dolce.Negli
ultimi anni tuttavia, si è sempre di più diffusa la convinzione che l'acqua può rappresentare un'interessante alternativa alla pratica del fitness
in palestra.
L'acqua è, come l'aria, un fluido, ma di quest'ultima è ben più densa. Questa caratteristica dona all'acqua alcune proprietà fisiche che rendono l'esercizio fisico che si svolge in piscina del tutto peculiare, così da giustificare la diffusione di una pratica conosciuta come Acquafitness , le cui forme più note sono:
Tra le proprietà fisiche dell'acqua, cui si è fatto riferimento, emerge, prima fra tutte, la capacità di sostenere il peso del corpo che viene a trovarsi quasi in uno stato d'assenza di gravità. Ciò consente di evitare il sovraccarico sulle articolazioni e i traumi e microtraumi a livello osteo-muscolare che sono possibili negli esercizi dove c'è uno spostamento verticale del baricentro (corsa, salti...).Immergendosi nell'acqua è come se si diventasse progressivamente più leggeri man mano che si aumenta la parte del corpo immersa.
Parte del corpo immersa in acqua | Peso del corpo
rispetto al reale |
tutto | 3% |
fino alle spalle | 20% |
fino al petto | 33% |
fino all'ombelico | 50% |
fino al polpaccio | 95% |
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Ciò dipende, come detto, dal fatto che l'acqua è un fluido più denso dell'aria, caratteristica che è sfruttata nell' Acquafitness, non solo per ridurre il peso corporeo, ma anche per graduare l'intensità del carico. Infatti, l'elevata densità dell'acqua provoca una resistenza al movimento circa 12 volte superiore rispetto all'aria; ben si comprende quindi come, velocizzando il gesto, sia indispensabile rispetto allo stesso movimento in aria applicare alle leve una forza decisamente superiore. Il compito risulta ancora più intenso agendo con le leve alla massima estensibilità del braccio di resistenza.Nell' Acquafitness questa possibilità di modulare l'intensità del carico, variando la velocità e l'ampiezza dei movimenti (ancor di più che in palestra, grazie alla maggiore densità dell'acqua), da particolare importanza alla coreografia prescelta.
Le considerazioni sopra esposte sono, come appare chiaro, il risultato di osservazioni
empiriche e di conoscenze teoriche della fisica e dovrebbero trovare poi riscontro
in informazioni certe e sperimentali che indichino quale sia il reale costo energetico
di una lezione di Acquafitness. Queste informazioni sperimentali in realtà, a
nostra conoscenza, non esistono e pertanto appare difficile fare affermazioni
definitive sulle capacità allenanti dell' Acquafitness e, soprattutto, sulla struttura
(coreografia) più efficace in relazione all'obiettivo prefissato.La difficoltà
di reperire dati scientifici è determinata, tra l'altro, dal fatto che è quantomeno
complicato utilizzare apparati di misura del consumo di ossigeno (VO2), che è il parametro attraverso il quale si rileva la quantità di energia
prodotta dall'organismo per effettuare un lavoro, in un ambiente così particolare
come la piscina.
PROVE SPERIMENTALI La curiosità "scientifica" ed il desiderio di verificare se alcune modifiche
tecniche potevano permettere la misura del V'O2 in ambienti ad elevatissima umidità,
ha spinto l’Istituto di Scienza dello Sport del C.O.N.I. di Roma ad effettuare
delle prove sperimentali, consistenti in una misure "pilota" di costo energetico
durante una lezione di Acquafitness su due soggetti.
Tuttavia, i dati rilevati non vanno sottostimati, sia perché, come si vedrà, sono validati da altre misure, sia perché appaiono rispondere ad una logica del tutto accettabile.I risultati più significativi si riferiscono al valore medio di tutto l'esercizio, in quanto i valori rilevati nelle lezioni hanno mostrato un andamento relativamente stabile nel tempo, come dalla tabella. In essa è indicato il V'O2, espresso in valore assoluto ed in percentuale del V'O2 max, la concentrazione massima di lattatemia, espressa in millimoli per litro (mM), e la spesa energetica, espressa in kcal per chilo di peso corporeo e per ora (kcal*kg-1*h-1).Un primo dato che si evidenzia è che, apparentemente, le due signore, mentre nella lezione di step hanno fatto registrare un'intensità di esercizio pari al 77% del V'O2 max, nella lezione di Acquafitness sono state capaci di mantenere un V'O2 medio pari al 100% del V'O2 max. Ciò, da un punto di vista fisiologico, non sarebbe possibile sia per la durata della lezione (troppo lunga per poter resistere ad un'intensità del 100% del V'O2 max), sia perché se il valore medio è 100% vi devono essere stati valori di picco ben superiori al 100% del V'O2 max (come si fa ad avere valori superiori al max?). In realtà, se si considera che il test per il V'O2 max in laboratorio è stato
eseguito in laboratorio al cicloergometro, appare plausibile, ed anche dimostrato
scientificamente, che il valore registrato non sia il vero V'O2 max del soggetto;
esso può, infatti, essere del 10-15% inferiore a quello che lo stesso soggetto
avrebbe (a meno che non si tratti di un ciclista) se il test fosse fatto su un
nastro trasportatore o comunque se fosse costretto ad usare una grande quantità
di masse muscolari (non solo le gambe) oppure gli fosse permesso di fare un gesto
al quale è abituato (non il ciclismo). Se si tiene conto di quanto appena detto
appare dunque plausibile che il V'O2 medio nelle lezioni sia così alto; infatti,
si può ipotizzare che il vero V'O2 max delle due signore sia percentualmente più
elevato di quello misurato in laboratorio. Per la verità l'intensità rilevata con la quale è stata condotta la lezione dei Acquafitness può, addirittura, essere considerata eccessiva non solo per lo sviluppo di alcuni adattamenti metabolici (lipolisi) e circolatori (capillarizzazione) tipici del metabolismo aerobico, ma anche per una completa attivazione di tutte le vie metaboliche enzimatiche di questo meccanismo energetico. Infatti, è ipotizzabile che il forte coinvolgimento del metabolismo glicolitico, e quindi l'aumento di acidità all'interno dei muscoli, possa alterare o inibire il funzionamento di molti enzimi del metabolismo aerobico. La lezione di step appare, di contro, svilupparsi ad un'intensità sensibilmente
più bassa anche se il valore di picco di lattato (superiore alle 4mM) denota una
tendenza ad avere fasi piuttosto intense.
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Conclusioni
In conclusione si può quindi dire che nell'Acquafitness è certamente vero che:
1. |
Si può fare esercizio fisico senza sottoporre le articolazioni e le componenti capsulari e tendinee al carico rappresentato dal peso corporeo ed agli impatti determinati dagli spostamenti del centro di gravità dello stesso. |
2. |
La "forza sensibile", che ogni allievo va a sviluppare ed a migliorare negli esercizi acquatici, permette ad ognuno di allenarsi individualmente, laddove la capacità di "sentire" gli appoggi nell'acqua e di aumentare i carichi di lavoro sono la conseguenza del grado di forza, di resistenza, di potenza, di coordinazione ed elasticità di ogni singolo individuo. |
3. |
Proprio per queste ragioni, determinate dalla più elevata densità dell'acqua, una coreografia esasperatemente intensa, per tempi e movimenti, può determinare un carico metabolico e funzionale (specialmente cardio-vascolare e metabolico) talmente elevato:
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Insomma, almeno sulla base di questa prima esperienza, con l'Acquafitness si deve essere ancora più attenti che con gli esercizi in palestra.
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