È vero che per primeggiare in una competizione sportiva ci vogliono una condizione
fisico-atletica ottimale, una accurata preparazione tecnico-tattica, tanta volontà
e passione ma è sempre più indispensabile anche una grande capacità di controllo,
equilibrio emotivo e un bagaglio di specifiche abilità e strategie mentali efficaci.
Come fa un ciclista a mantenere un’elevata e perfetta concentrazione durante
una gara a cronometro eliminando tutti i fattori di distrazione? Dove trova la
giusta motivazione nel riuscire a mantenere una corretta attivazione psicofisica
nella “volata” finale a 200 metri dal traguardo dopo una tappa di 290 chilometri?
Quali sono i pensieri durante una salita in montagna decisiva o una maratona estenuante?
È di questo continuo “dialogo interiore” durante la performance che si occupa
il Mental Training intervenendo prevalentemente nella gestione dei seguenti aspetti:
• Controllo mentale della fatica
• Gestione dell'ansia pre-gara e durante la gara
• Monitoraggio delle soglie di stress
• Concentrazione
• Capacità di attenzione • Aumento dell’autostima
• Conoscenza di se’ e delle proprie emozioni
• Ottimizzazione della prestazione
• Controllo e supporto psicologico per il dolore atletico acuto e cronico
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Il Mental Training è dunque un programma articolato di allenamento psicologico,
composto da diverse aree tematiche, selezionate in base alla specificità della
disciplina sportiva, all’obiettivo da raggiungere e alle caratteristiche della
personalità del singolo atleta. Il suo sguardo è, però, rivolto anche al gruppo,
come accade negli sport di squadra, attraverso quella che viene definita “socioanalisi
della squadra”; qui viene svolta una valutazione della coesione del gruppo, un’analisi
del ruolo della leadership e viene infine proposto un intervento finalizzato a
migliorare la comunicazione tra gli atleti, quella tra dirigenti e tecnici e quella
tra i tre soggetti. Tutto questo per consentire una comunicazione davvero efficace
e creare quel “feeling” o “spirito di squadra”, condizione
necessaria per ogni buona performance.
Origini
Il Mental Training nasce come branca della Psicologia dello Sport che si occupa
di indagare gli aspetti psicologici, psicofisiologici, sociali e pedagogici legati
all’attività sportiva. Le sue origini risalgono alla fine dell’800, ma è negli
ultimi 40 anni esso ha conosciuto una larghissima diffusione. Nel 1965 è nata
l’International Society of Sport Psychology
a Roma, attraverso la quale si è dato impulso a ricerche e sperimentazioni sul
miglioramento della prestazione sportiva, sulla personalità e sulla
motivazione degli atleti. Tuttavia l’Italia, rispetto ad altri paesi come gli
Stati Uniti e i paesi del Nord Europa non ha saputo dare realmente avvio ad una
diffusione e applicazione di sistemi e tecniche legate alla psicologia dello sport.
In altri paesi, invece, sono stati compiuti importanti studi sulla dimensione
cognitiva dell’atleta, sul ruolo delle emozioni, sull’analisi dei pensieri positivi,
sulle abilità relazionali e sulla leadership riuscendo a raggiungere il maggior
numero di esperti-professionisti in questo settore.
Tecniche di Mental Training
Di seguito, alcune tra le più importanti strategie e metodi multimodali finalizzati
all’apprendimento e al perfezionamento di abilità che riguardano l’attività agonistica.
1. Focalizzazione dell’attenzione e concentrazione (Focusing)
L’atleta impara a concentrarsi sul suo compito per periodi sempre più lunghi
impedendo ai fattori distraenti interni (pensieri negativi, demotivanti, paura
, ansia etc..) e a quelli esterni (rumori, luci , eventi metereologici etc…) di
distoglierlo dalla prova.
2. Incremento della motivazione e dell’autostima Una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità è la condizione
indispensabile che aiuta ad elevare il grado di motivazione dell’atleta aumentando
le chances per la garanzia di successo. Questo processo deve dirigersi verso un
percorso in cui la stima, l’approvazione e la sicurezza venga effettuata guardando
all’INTERNO della persona piuttosto che all’ESTERNO fino a comprendere di potere
essere una persona-atleta valida, anche se gli capita di commettere errori.
3. Formulazione degli obiettivi (Goal setting)
Definire una scala di obiettivi a lungo, medio, breve termine deve diventare
una delle prassi che consente di pianificare in modo dettagliato tutti quei traguardi
che ci si prefigge di raggiungere. Essi devono presentare difficoltà progressive
ma nello stesso tempo essere raggiungibili e focalizzati sulla prestazione più
che sul risultato!
4. Abilità immaginativa (Imagery)
Allenare l’atleta attraverso la rappresentazione mentale di immagini visive che
vanno a stimolare ciascun senso (visivo, uditivo, sonoro, etc...) significa impegnare
il soggetto sul piano emozionale e su quello cognitivo. Attraverso i processi
di visualizzazione - come ad esempio si può fare osservando altri atleti durante
una performance sportiva con video ripetuti, concentrandosi sulla ripetizione
delle singole sequenze di movimento - è possibile svolgere un training “ideomotorio”
anche definito “imagery” di grande efficacia per la prestazione.
5. Gestione dell’attivazione fisiologica (Gestione dell’Arousal)
Quando si deve effettuare una prestazione, l’organismo si predispone mettendo
in azione una serie di processi fisiologici che si caratterizzano con il termine
“aurosal”; uno stato di attivazione in cui si assiste all’aumento della vigilanza
e dell’attenzione, con una maggiore frequenza cardiaca, attività respiratoria,
circolatoria e muscolare. È importante che l’atleta attraverso un allenamento
specifico riesca a controllare e gestire al meglio e secondo le necessità lo stato
di attivazione e di disattivazione.
6. Rilassamento
Le tecniche usate maggiormente sono il training autogeno o il rilassamento progressivo
di Jacobson per consentire al soggetto di prendere coscienza del proprio stato
di attivazione, per gestire situazioni di stress o ansia e per prepararlo alle
attività immaginative e di visualizzazione.
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7. Gestione dell'ansia pre-agonistica e delle situazioni stressanti
Vengono utilizzate tecniche di gestione dell’ansia pre-gara come ad esempio il
rilassamento e la desensibilizzazione sistematica che si apprende sotto la guida
esperta di uno psicologo dello sport e da applicare e svolgere man mano in maniera
autonoma. Lo stress subentra quando si ha la percezione di uno squilibrio tra
le richieste (sfida) e ciò che invece ci si sente in grado di poter fare (livello
delle abilità). Può coinvolgere l’atleta come l’allenatore; le tecniche adottate
a tale scopo sono lo “Stress Inoculation Training”, la Desensibilizzazione Sistematica
e la Ristrutturazione Cognitiva.
8. Comunicazione
L’atleta ha bisogno sempre più di sentirsi coinvolto nella gestione dell’attività
sportiva che lo riguarda all’interno della Federazione di appartenenza; ciò si
esplica nella necessità di creare un dialogo tra tutti i soggetti coinvolti attraverso
momenti di incontro tra gruppi di atleti, con l’allenatore e con i dirigenti.
Oggigiorno l’allenamento mentale è sempre più utilizzato a tutti i livelli in
modo evidente e progressivo specialmente nel tennis, nel golf e nell’atletica
leggera più che nel calcio e nel basket. Quando
un allenatore comincia a preoccuparsi, oltre che del corpo dell’atleta, anche
della sua mente si hanno risposte prestative migliorate e elevate in ciascuno
sport. Questo è il caso di grandi star del tennis come sono stati Pete Sampras,
Andre Agassi e Martina Navratilova o la leggenda del basket Michael Jordan, rimasti
competitivi ed in grande forma più a lungo di molti altri utilizzando strategie
alternative che includono l’allenamento mentale e la visualizzazione. I loro programmi
di allenamento contemplano la gestione dello stress e la preparazione mentale.
Queste strategie di allenamento mentale hanno contribuito a migliorare le loro
prestazioni evitando il sovrallenamento fisico spesso responsabile di infortuni
e abbandoni improvvisi.
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