Volare è, fin da sempre, uno dei più grandi desideri dell’uomo, già presente
nella mitologia greca con il volo infausto di Icaro. Con ben altro esito si realizzò,
molto più tardi, il tentativo di planare con ali fisse come un aliante. Alla base
di questo, una delle preziosissime intuizioni di Leonardo da Vinci che per primo
studiò ciò che succede ad un cono rovesciato durante la sua caduta immerso in
un fluido facendogli concludere che esso non potrà che tendere a rallentare!
Storia
Fu Leonardo da Vinci ad ideare il prima sistema a paracadute; esso era
composto da una tela di lino sigillato tenuto aperto da una piramide di
pali di legno, circa sette metri di lunghezza.
Tra i primi esperimenti e applicazioni si possono ricordare i lanci del
francese Leonardmand che si lanciò nel 1732 dall’osservatorio di
Montpellier e poi quello del francese André-Jacques Garnerin che si
lanciò nel 1797 da una mongolfiera.
Al 1912 risale il primo lancio da un aereo effettuato dal capitano A.
Berry presso Saint Louis (USA). Successivamente, tra gli anni ’20 e gli
anni ’30, si arrivò a progettare e realizzare paracaduti capaci di
garantire la massima affidabilità e il massimo controllo; in coincidenza
della Seconda Guerra Mondiale il paracadute divenne strumento non solo
di salvataggio ma anche di lancio di reparti in zona di combattimento.
Il 1950 segnò una svolta nel paracadutismo verso un’interpretazione di
tipo sportivo ma è a partire dal 1980 che avviene il passaggio al
paracadutismo moderno grazie, soprattutto, all’avvento dei primi
paracadute a profilo alare. Grazie alla nuova conformazione del
paracadute, da sferica a rettangolare, è possibile sfruttare meglio “la
portanza”, ovvero quel principio fisico che consente di aumentare la
manovrabilità e il controllo del mezzo ma anche di far atterrare in
piedi il paracadutista. Ed ecco che il sogno diventa realtà: oggi
infatti è per tutti possibile praticare questa disciplina e scegliere
anche l’espressione più adatta alle proprie esigenze, in un contesto di
assoluta sicurezza!
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Il paracadute è definito, oggi, in termini ingegneristici, deceleratore aereodinamico. I pionieri della discesa libera con paracadute risalgono alla fine della Prima
Guerra Mondiale e la prima scuola militare dedicata è nata in Libia a Castel Benito
a metà degli anni ‘30. Da attività ad esclusivo uso militare si è poi trasformata
in una pratica di tipo sportivo (skydiving); da allora l’evoluzione del paracadutismo
è stata vertiginosa sia sul piano dell’utilizzo di materiali tecnologicamente
avanzati, sia negli aspetti tecnici legati al volo e ovviamente nella sicurezza.
Con l’introduzione del paracadute a profilo alare o planante, vera e propria “macchina volante”, si è abbandonato il paracadute a calotta
emisferica o rientrante (i cosiddetti “tondi"), che vengono oggi utilizzati solo in ambito militare.
Nel paracadutismo sportivo si salta normalmente da una quota di 4000 metri circa; a seguito di una caduta libera di circa 60 secondi si apre poi il paracadute
ad una quota consigliata di 900-800 metri, o 1500 metri per i lanci di addestramento
ed i lanci in tandem. La quota di apertura del paracadute è stabilita dalla normativa vigente
ad un massimo di 750 metri dal suolo.
Il paracadute a profilo alare è solo uno dei componenti di un materiale completo da paracadutismo, che sono:
- la sacca o contenitore;
- il paracadute principale;
- il paracadute di emergenza;
- il sistema di attivazione automatico del paracadute di emergenza.
Completano l’attrezzatura la tuta da lancio, il casco, gli occhiali e l'altimetro, che può essere sia visivo che acustico.
Sul piano della sicurezza va ricordato che ogni paracadute è dotato di un sistema
di “sgancio rapido” che consente, in caso di malfunzionamento, di rilasciare in
brevissimo tempo le bretelle che collegano il paracadute principale alla sacca,
di modo da poter aprire in sicurezza il paracadute di emergenza. Inoltre, il materiale
da lancio è dotato di un sistema di attivazione automatico del paracadute di emergenza
(AAD) che interviene quando (per esempio per un malore) il paracadutista non abbia
aperto il proprio paracadute principale.
Stili e specialità L’evoluzione in direzione sportiva del paracadutismo ha dato origine a diverse
tecniche e interpretazioni della pratica. Oggi le principali discipline che vengono
praticate nei centri di paracadutismo sono il lavoro relativo (Relative Work, RW) ed il freefly.
Il RW (Relative Work) è una specialità altamente coreografica e di squadra in cui i paracadutisti,
durante la caduta libera, vanno a comporre figure prestabilite; vengono quindi
valutate la velocità di esecuzione, la precisione nei contatti (le cosiddette
“prese”) e la forma e lo stile di esecuzione. Le squadre sono composte da 4 o
da 8 elementi, oltre ad un “video man” che riprende la squadra in caduta libera.
Il Freefly è una disciplina nata nei primi anni '90 per sperimentare forme di volo alternative.
Mentre nel RW si vola nella posizione classica “a pancia in giù”, nel freefly
si esplorano tutte le posizioni di volo concepibili: a testa in giù, in piedi
o anche seduti.
Esistono poi altre discipline o specialità:
• Precisione in atterraggio, è una prestazione anch’essa individuale il cui obiettivo è centrare l’atterraggio
in un disco rosso posto all’interno di una piattaforma elettronica che serve per
validarne l’appoggio. I lanci si effettuano da circa 1000 metri di quota.
• Free Style. Qui i paracadutisti volteggiano nell’aria ed eseguono figure “a corpo libero”
molto simili ad alcuni elementi tecnici propri della ginnastica artistica e della
danza.
• Skysurf. Consiste nell’affrontare la caduta libera con una tavola da surf (in versione
ridotta) agganciata ai piedi per “cavalcare l’aria” con movimenti traslatori ad
elevata velocità.
• Speed skydiving è la versione estrema del paracadutismo. L’atleta è a testa in giù dopo un lancio
da quota 4500 metri e raggiunge una velocità di 350 km/h durante i primi 1700
metri per poi recuperare la posizione orizzontale e rallentare per poi aprire
il paracadute.
Discorso a parte per il lancio tandem che offre la possibilità di provare l’ebbrezza di un volo in caduta libera da
oltre 4000 metri, a stretto contatto con un istruttore. Non è richiesta una preparazione
specifica e consente di volare per 50 secondi circa (ad una velocità di 180 km/h)
fino a quando l’istruttore non aprirà il paracadute circa a 1500 metri. Il paracadute
tandem deve essere molto più grande degli altri normali, da 360 a 400 piedi quadri.
Il paracadutismo, oggi, non è solo vissuto come pratica sportiva fine a se stessa
ma viene utilizzato anche in contesti aziendali per lavorare sulla motivazione,
la leadership, le dinamiche di gruppo, il team building. In quest’ottica la sua
diffusione sta diventando sempre più capillare, così come la creazione di vere
e proprie associazioni e Scuole; parallelamente è sempre maggiore la partecipazione
di persone che non avrebbero mai pensato di avvicinarsi a questa disciplina individualmente.
Si ringrazia per la gentile collaborazione e per il materiale fotografico Nicola
Fedeli, Paracadutista Esperto.
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