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IL WOGA: LO YOGA IN ACQUA |
A cura di Rocco Di Simone |
Una moda molto diffusa negli ultimi anni è quella di praticare le attività fisiche in acqua. La piscina rappresenta ormai una vera e propria palestra dove poter eseguire quasi tutti gli esercizi che normalmente vengono svolti a terra. Le prime ad essere coinvolte in questo processo sono state le discipline classiche come aerobica e spinning dando rispettivamente vita all’acquagym e all’hydrobike. Successivamente è toccato anche alle attività olistiche come il Pilates e lo Yoga. I motivi che muovono questi processi sono essenzialmente due: uno di carattere prettamente commerciale l’altro di natura medico sportiva. Le esigenze moderne spingono il settore del fitness nella continua ricerca di attività sempre innovative che incoraggino il maggior numero possibile di persone alla pratica sportiva e garantiscano nuovi iscritti ai centri fitness. D’altro canto c’è da sottolineare come l’ambiente acquatico abbia innegabili vantaggi sotto i profilo articolare, funzionale e della motivazione.
Come molte delle discipline innovative, anche il Woga arriva dall’America e più precisamente dalla patria del fitness e del benessere,
la California. La disciplina è nata circa 10 anni fa ad opera di un terapista
americano, Harold Dull, primo tra tutti a comprendere come l’acqua fosse uno degli
ambienti più idonei per praticare diverse attività tra le quali lo Yoga.
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Una leggenda racconta addirittura che uno dei primi Yogi aveva il nome di Matsyendra
meglio conosciuto come l’uomo-pesce. Si narra che Shiva insegnasse in riva al
mare le tecniche Yoga alla moglie, la dea Pârvatî, che però si mostrava poco interessata,
contrariamente ad un pesce che osservava incuriosito gli esercizi. A quel punto
Shiva resosi conto del particolare interesse che il pesce aveva per lo Yoga decise
di spruzzarlo di acqua facendogli assumere immediatamente sembianze divine, da
lì il nome Matsyendra, il Signore dei Pesci (matsya “pesce”, Indra “signore”).
Al di là dei miti e delle leggende, praticare Yoga in acqua è forse una delle
cose più naturali e semplici che possa esistere. Le posizioni e i principi dell’Hatha
Yoga si adattano a meraviglia all’ambiente acquatico. Insieme alle Asana (posizioni
statiche) c’è il Pranayama cioè il controllo e la regolazione della respirazione.
L’acqua addolcisce i movimenti, sblocca le articolazioni, allunga e scioglie i
muscoli, dona il giusto equilibrio psico-fisico e migliora le capacità di concentrazione.
Lavorare in acqua è utile perché allontana le tensioni negative, previene lo stress,
l’insonnia e l’ansia. Per lavorare in piscina non occorrono prerequisiti particolari.
Non è indispensabile saper nuotare; gli esercizi sono eseguiti in piedi, seduti
sul fondo della piscina ma anche in galleggiamento con l’ausilio di particolari
supporti. Tramite la pratica del Water Yoga è addirittura possibile superare la
paura dell’acqua.
La temperatura della piscina dovrebbe essere intorno ai 30°C. Gli esercizi eseguiti
sono per la maggior parte statici è per questo che la temperatura del fluido deve
essere abbastanza alta.
Vantaggi dell’attività in acqua
Posizioni dello Yoga
Lo Yoga che si presta di più all’attività acquatica è sicuramente l’Hatha Yoga.
Ogni Asana o posizione viene mantenuta in acqua per almeno 30 secondi, un tempo
inferiore non sarebbe nemmeno sufficiente a raggiungere la giusta concentrazione.
Il passaggio da un gesto all’altro deve essere fluido e controllato. La maggiore
densità dell’acqua permette un controllo più alto del corpo.
Lo Yoga rappresenta la possibilità per molte persone di intraprendere un personale
cammino alla ricerca di una più profonda conoscenza di se stessi. La respirazione,
la concentrazione e il rilassamento fanno sì che il soggetto ritrovi il proprio
equilibrio interiore e riesca in tal modo a governare meglio la componente fisica.
Alle posizioni classiche dello Yoga, però, il Woga aggiunge interessanti varianti.
Il lavoro viene svolto in piedi con l’acqua che arriva alla vita oppure all’altezza
delle spalle. Molti movimenti seduti si eseguono nella parte bassa della vasca
con l’acqua sino alla vita o al petto. La maggior parte delle Asana distese vengono
eseguite in sospensione sull’acqua tramite l’ausilio di supporti galleggianti
(manubri galleggianti, collari e cuscini galleggianti e acquatube). La musica,
come in tutte le attività solistiche, rappresenta il sottofondo utile per raggiungere
la giusta concentrazione. La classe è mediamente formata da 3-7 persone. Chi pratica
già lo Yoga a terra è sicuramente avvantaggiato nell’esecuzione in acqua; nulla
vieta però di iniziare direttamente con il Woga. La durata della lezione varia
dai 30 ai 45 minuti. La prima parte formata da circa 5-10 muniti, è dedicata ad
esercizi specifici per la respirazione al fine di preparare il corpo e la mente
alla pratica della Asana. Alcune tra le posizioni di Hatha Yoga in acqua più diffuse
sono quella dell’Aquila e dell’albero.
Chi può praticare il Woga
Essenzialmente tutti ma in particolare:
Supporti galleggianti
Posizioni in stazione eretta
Posizioni in galleggiamento
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