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IL PENCAK SILAT, L'ARTE MARZIALE DEI PAESI DI CULTURA MALAY |
A cura di Lidia Katia C. Manzo |
Pencak , significa letteralmente "allenamento per l'applicazione al combattimento" e più precisamente rappresenta l'aspetto artistico, esteriore dell'arte marziale, che ha ispirato le danze tradizionali di varie regioni indonesiane (per esempio, quelle sundanesi si chiamano jaepongan, ketu'tilu', dombret e cikeruhan) e si accompagnano alla caratteristica orchestra di tamburi e gong (gendang Pencak). Il Pencak non solo non è pericoloso e quindi accessibile a tutti, ma viene anche dimostrato durante i matrimoni, nelle festività nazionali e in occasione della tradizionale raccolta del riso.
Le origini
Non è facile risalire alle origini del Pencak Silat poiché la documentazione scritta è limitata e le informazioni orali tramandate da Guru o Maestri non possono rispondere esaurientemente a tutte le domande. Probabilmente gli antenati Malay hanno creato e usato il Pencak Silat come tecnica di difesa personale fin dai tempi preistorici: i feroci animali selvaggi rappresentavano una seria minaccia per la gente dell'arcipelago, che, per imparare a difendersi, iniziò a osservare e imitare i movimenti delle tigri, delle aquile, degli scorpioni, dei coccodrilli, delle scimmie e dei serpenti, adattandoli e trasformandoli in tecniche di difesa personale. Gradualmente gli stili del pencak silat si sono sviluppati, dando origine a varie forme, come, ad esempio, Harimanu (Lo stile della tigre), e Putih Garuda, (aquila bianca). Durante la sua quadriennale ricerca (1994-1998) il Maestro Maryono O'ong ha raccolto numerosi miti e leggende che evidenziano il ruolo della natura nello sviluppo delle tecniche di difesa personale proprie delle popolazioni dell'arcipelago. Gli antenati del popolo Malay svilupparono spontaneamente le loro tecniche marziali osservando i fenomeni naturali che si sono loro presentati nel quotidiano, acquisendo così una conoscenza per mezzo della quale gli appartenenti ai vari gruppi tribali riuscirono a contenere i numerosi pericoli circostanti. Nei secoli seguenti questi movimenti, inizialmente imitativi, sono stati studiati e adattati alle nuove situazioni fino a trasformarsi in un completo sistema di difesa personale e strumento di evoluzione spirituale.
La pratica
Il pencak-silat tradizionale e soprattutto le forme dell'isola di Sumatra riflettono
il carattere insulare dei luoghi in cui si è sviluppato e appare evidente l'influenza dell'ambiente. Le movenze traggono origine dall'osservazione
degli animali, ma anche dal mondo vegetale: il comportamento di piante e arbusti
in relazione alle sollecitazioni naturali ha fornito spunti all'arte del combattimento. Molti
sistemi di Pencak Silat offrono tecniche fisiche straordinariamente concise ma
non sempre è così, non esiste infatti uno standard complessivo. In questa disciplina
si trova la perfetta sintesi delle sofisticate tecniche di braccia e di movimenti
delle gambe che permettono scientifici sbilanciamenti dell'aggressore, oltre che
leve articolari e proiezioni.
Un universo di stili
Culla di una tribale arte marziale, l'Indonesia in tutte le sue isole, infonde nella tradizione più pura del Pencak Silat elementi di scienza del combattimento , connotando in un solo termine sia il kung-fu cinese che le discipline giapponesi. Oggi si contano più di 250 stili diversi, i cui nomi possono derivare dall'area geografica, città o distretto, oppure da un animale, un principio spirituale o combattivo, così come dal nome di una persona o di un'azione.
Una tattica piuttosto straordinaria è quella usata dallo stile Harimau di Sumatra. In questo sistema, il modello del movimento del combattente deriva dal comportamento della tigre (da cui il nome Harimau), il suo stare vicino alla preda, acquattandosi, giacendo o sedendosi.
Le armi
Dall'intreccio di culture diverse l'Indonesia ha collezionato anche svariati tipi di armi di tutte le dimensioni. Armi di origine indù o cinese, o dalla forma curvilinea chiaramente importate dagli arabi hanno arricchito il patrimonio autoctono.
Bastone lungo “Toya”, lancie |
Armi lunghe |
Bastone e diversi tipi di spada o di machete “Golok” | Armi di media dimensione |
Coltelli di diverse misure fino a quella minima in cui il manico ha un anello che serve per fissarlo al dito | Armi corte |
Frusta | Armi flessibili |
“Taléiltra”: si usa una punta fissata a una corda (probabilmente dovuta a influenze cinesi) e si impiega per contrastare attacchi armati, confondendo l'azione o imbrigliando braccia, gambe e testa dell'avversario | |
Cerbottane con dardi avvelenati, usati soprattutto nelle isole Celebes | Armi da lancio |
Arco e freccia, usati ancora oggi con grande abilità sull'isola di Sumbawa | |
“Kriss”: a Giava e Bali, l'abito da matrimonio non è completo se dalla cintura non spunta una bellissima arma della lama ondulata | Armi sacre |
“Cabang” (sai in giapponese): figurano in molti simboli che contraddistinguono le scuole di silat e sono usati con grande abilità soprattutto dagli stili di influenza Indù |
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Il lato esoterico del Silat
Se appare evidente che quest'arte serve tanto alla difesa quanto a combattere in guerra, è altrettanto vero che i maestri raggiungono un rapporto così profondo con la natura da arrivare a conoscerne la realtà intima . La tradizione religiosa del popolo indonesiano considera le arti marziali come una pratica in cui l'allievo si sintonizza con il Creatore e potenzia i doni fisici e mentali che Dio ha voluto concedergli. Per questo all'inizio dell'addestramento si pratica un saluto formale e rispettoso (hormat) che sembra una preghiera recitata con le parole e con il corpo. Il Silat con le sue numerose influenze culturali, la lunga applicazione nei campi di battaglia, l'alta devozione dimostrata dai praticanti, risulta essere una disciplina completa sotto ogni aspetto, ovviamente a condizione che si entri in contatto con una scuola autentica.
La Pesilat (Federazione Internazionale Ufficiale) definisce i seguenti cinque valori, obiettivo di ogni praticante:
Il Sarong, abito tradizionale del popolo indonesiano Il Sarong consiste in un tessuto avvolto attorno alla vita che si presenta come una lunga gonna. Un tempo veniva indossato dal popolo indonesiano come abito tradizionale da entrambi i sessi: oggi, con l'introduzione dei pantaloni, si preferisce utilizzarlo come abito di cerimonia. Oggi, avere il sarong sopra i pantaloni è un segno per identificarsi con la cultura indonesiana; per la pratica delle arti marziali, sono stati inoltre re-introdotti i costumi tradizionali per contraddistinguere le diverse scuole in caso di competizioni o dimostrazioni al pubblico. Nell'area di Minangkabau, ad esempio, è indispensabile avere il sarong sopra i pantaloni e indossare un copricapo. A volte oltre ad usarlo per avvolgersi la vita se ne indossa un altro cucito ai due estremi e portato a tracolla da una spalla al fianco opposto, che in caso di freddo viene aperto avvolgendo e riparando entrambe le spalle. |
Attualmente in Indonesia si cerca di dare un vigore alle discipline autoctone dopo il grande successo del kung-fu, del taekwondo e soprattutto delle arti marziali giapponesi con il karate in prima linea. L’IPSI (Ikatan Pencak Silat Indonesia) è un organismo governativo che promuove il silat sul territorio nazionale organizzandone la pratica sportiva e mettendo in risalto l'aspetto educativo e disciplinare. Nato per la sopravvivenza, il silat tradizionale conserva ancora oggi il sapore guerriero che fa di questa disciplina una delle più pericolose e micidiali. Avvolta nella più assoluta segretezza, solo pochi possono accedere ai livelli profondi di quest'arte che rischia di scomparire perché non ha voluto cedere alle lusinghe dell'aspetto sportivo e quindi alla divulgazione di massa. Il Pencak Silat propone una strada per l'evoluzione dell'uomo sia sul piano fisico che spirituale: il suo aspetto mistico e spirituale verranno percepiti da chi si accosterà sinceramente al suo studio.
Fonti tratte da:
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