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SUIEI JUTSU |
A cura di Lidia Katia C. Manzo |
Arte complementare giapponese, il Suiei jutsu rappresenta la disciplina dell’acquaticità,
del saper nuotare o attraversare corsi d'acqua indossando un’armatura. L'esercizio
del Suiei jutsu costituiva quindi una ulteriore occupazione del guerriero bushi.
Le origini
Per un popolo isolano come i giapponesi il nuoto è sempre stato un’attività naturale
e necessaria. Ancora oggi i pescatori ed i sommozzatori nipponici e soprattutto
le pescatrici di perle sono famosi in tutto il mondo per la loro abilità in acqua.
Nell’epoca feudale questa capacità divenne per il bushi una naturale evoluzione
delle tecniche marziali da combattimento.
La particolare specificità del territorio giapponese, continuamente percorso
da torrenti, fiumi e laghi, nonché le moltissime battaglie che ebbero luogo nelle
immediate vicinanze o addirittura sopra quelle distese d’acqua che dividevano
un’isola dall’altra, presentavano problemi specifici che il bushi doveva saper
affrontare. La maggiore difficoltà non era data dal solo fatto di saper nuotare,
bensì di doversi immergere con addosso l’armatura e tutte le armi richieste dalla
sua posizione sociale.
La pratica
Nel Giappone feudale sorsero, per queste motivazioni, scuole specializzate nell’addestrare
i guerrieri nella caratteristica “arte del nuoto marziale” conosciuta come Suiei
jutsu. Tutti i ryu insegnavano al guerriero soprattutto le tecniche per nuotare
con l’armatura; il programma di studi comprendeva metodi ideati per permettere
ad un guerriero di rimanere a galla per parecchio tempo o di nuotare per lunghe
distanze spesso anche di notte e lontano dalla costa.
Inoltre ogni scuola si specializzò nello sviluppo della capacità di adoperare
le armi tradizionali in immersione. Non dovrebbe essere sorprendente, quindi,
leggere dell’abilità spesso straordinaria con cui il samurai usava l’arco e le
frecce stando in acqua considerando che le piume delle frecce dovevano rimanere
asciutte per poterne controllare la traiettoria.
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La tecnica
Mentre i vascelli puntavano verso le navi nemiche, i guerrieri lanciavano frecce finché non veniva stabilito un contatto col nemico: a quel punto i bushi si lanciavano sulle imbarcazioni avversarie mostrando le loro stupefacenti abilità marziali. I guerrieri si prestavano a viaggiare lungo il Giappone per addestrarsi nelle varie scuole; fra gli stili principali basti ricordare:
Vascelli militari giapponesi |
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O-mi-fune |
Usati dall’imperatore |
Suzu-fune |
Usati dai nobili |
O-meshi-bune, goza-bune |
Decorati splendidamente, usati dai governatori provinciali |
Kobaya |
Usato dai guerrieri; era un vascello senza ponte, di dimensioni variabili (poteva contenere da quindici a cinquantadue uomini). Imbarcazione veloce e guizzante era utilizzata, in particolare, per infiltrarsi nel fronte compatto della flotta nemica e spezzarlo. |
Seki-bune |
Grandi battelli con oltre quaranta rematori, comprendevano un ponte e una tolda. Il contingente poteva salire fino a duecentocinque uomini. Dopo il sedicesimo secolo, era utilizzata anche per portare un grosso cannone e venti moschetti, a dimostrarne la potenza. |
Poche specializzazioni di quest’arte dell’acquaticità sono sopravvissute: quasi tutto il repertorio tecnico è stato incorporato nei metodi di allenamento del nuoto moderno, in cui gli atleti giapponesi mantengono un invidiabile primato.
Fonti tratte da:
Foto:
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