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SCIALPINISMO - VALANGHE: Conoscerle per evitarle |
A cura di Renzo Zonca
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Definizioni
Le valanghe, concettualmente, sono definibili come masse di neve più o meno grandi che si mettono improvvisamente in movimento lungo un ripido pendio montano, scendendo velocemente a valle.
Sostanzialmente, possono suddividersi in due tipi:
Fattori di formazione
I principali fattori che concorrono alla formazione delle valanghe sono, in pratica, gli stessi che occorre considerare in sede di prevenzione, sia prima di compiere la gita (studio della cartina, ascolto del bollettino nivometeorologico, raccolta di informazioni) che durante l'escursione e la discesa (studio e osservazione del terreno e delle condizioni della neve).
Scala europea del pericolo
La scala europea del pericolo da valanghe si compone di 5 gradi di pericolo crescente, individuati con indici numerici da 1 a 5. Occorre sottolineare che la scala non è lineare, in quanto il grado mediano (3 marcato) non rappresenta un pericolo medio, bensì un pericolo superiore.
Numero | Scala del pericolo | Probabilità di distacco valanghe | Indicazioni per sci alpinisti escursionisti e sciatori fuori pista |
1 | DEBOLE | Il distacco è generalmente possibile solo con forte sovraccarico su pochissimi pendii estremi. Sono possibili solo pochissime valanghe spontanee. | Condizioni generalmente favorevoli per gite sciistiche. |
2 | MODERATO | Il distacco è possibile soprattutto con forte sovraccarico su pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee. | Condizioni favorevoli per gite sciistiche ma occorre considerare adeguatamente locali zone pericolose. |
3 | MARCATO | Il distacco è possibile con debole sovraccarico sui pendii ripidi indicati, in alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza, in singoli casi, anche grandi valanghe. | Le possibilità per le gite sciistiche sono limitate ed è richiesta una buona capacità di valutazione locale. |
4 | FORTE | Il distacco è probabile già con un debole sovraccarico su molti pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe | Le possibilità per gite sciistiche sono fortemente limitate ed è richiesta una grande capacità di valutazione locale. |
5 | MOLTO FORTE | Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido. | Le gite sciistiche non sono generalmente possibili. |
Definizioni:
Ogni grado di pericolo corrisponde inoltre a un colore:
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Poiché l'essere travolti e sepolti da una valanga comporta - sempre - un gravissimo rischio di morte (statisticamente valutato nel 50-60 per cento dei casi), è della fondamentale importanza "evitare di finirci sotto".
Una corretta ed efficace prevenzione non può iniziare solo qualche giorno prima della programmata escursione, ma dovrebbe partire fin dall'inizio della stagione invernale, con la regolare consultazione del bollettino nivometeorologico (anche quando non si hanno in programma gite). Questo, per rimanere costantemente aggiornati sulle condizioni e sull'evoluzione del manto nevoso, e per crearsi una sorta di utilissima "memoria storica".
Per consultare il bollettino della propria regione è possibile visitare il sito AINEVA. Il bollettino fornisce la situazione e le previsioni meteorologiche, descrive le condizioni del manto nevoso ed espone il pericolo di valanga secondo una scala suddivisa in 5 gradi, come abbiamo visto in precedenza. Sulla base del bollettino, si studia quindi accuratamente il percorso previsto sulla cartina, valutando in particolare la pendenza dei pendii.
Abbiamo infatti visto come uno degli elementi più importanti del fenomeno "valanghe" sia proprio la pendenza dei pendii, rilevabile osservando le linee di livello di una carta topografica: più le linee sono vicine, più la pendenza è alta, e viceversa. Si tratta ovviamente di una valutazione "a occhio", imprecisa ma comunque preziosa. Di seguito si espone invece un semplice metodo analitico per determinare con precisione la pendenza di un determinato pendio, sulla base della carta topografica.
ALTEZZA / BASE
Il risultato di questa operazione, confrontato con la tabella seguente, consente
di determinare la pendenza del pendio.
ALTEZZA / BASE | 0.36 | 0.47 | 0.58 | 0.70 | 0.84 | 1.00 |
PENDENZA gradi | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 |
Nota: il rapporto ALTEZZA / BASE è la tangente trigonometrica dell'angolo corrispondente alla pendenza del pendio.
Prevenzione durante la gita
Una volta iniziata l'escursione, è importante guardarsi costantemente e attentamente attorno, in modo da avere sempre nuovi elementi di analisi e di giudizio: spessore della neve, cornici, erosione dei costoni, valanghe già cadute, vento, orario della giornata etc. L'esatto itinerario cercherà di sfruttare al meglio le caratteristiche del terreno: saranno preferiti dossi o costoni, boschetti, zone accidentate o terrazzate etc.
Dovendo attraversare un pendio a rischio è bene farlo il più in alto possibile, e preferibilmente in leggera discesa. Ovviamente tutti i componenti della comitiva saranno adeguatamente distanziati (almeno 15 metri) e, meglio ancora, si dovrebbe eseguire l'attraversamento "uno alla volta". Seguire tutti la stessa traccia, evitando di "pestare" la neve con gli sci. Esaminare attentamente il pendio circostante alla ricerca di eventuali crepe o di altri indizi di un imminente distacco. Ricordarsi anche di impugnare i bastoncini senza infilare la mano nei cinturini, come pure di sganciare i cinturini degli sci.
Equipaggiamento di sicurezza
In questa sede ci si riferisce solamente all'equipaggiamento specifico riguardante le valanghe, il cui "pezzo forte" è costituito dalla ricetrasmittente per la ricerca delle vittime in valanga: il cosiddetto ARVA , ovvero Apparecchio di Ricerca in Valanga.
Il suo uso è sostanzialmente semplice, e si rimanda alle istruzioni allegate all'apparecchio. Il fatto, tuttavia, che si porti l'ARVA senza mai usarlo - per fortuna! - comporta il rischio di una scarsa (o peggio inesistente) dimestichezza nel suo uso, che potrebbe rivelarsi in tutta la sua drammaticità proprio durante la ricerca di un compagno sepolto. E' evidente come, in una simile evenienza, non sarebbe proprio il caso di fermarsi a leggere il libretto delle istruzioni. E' quindi di fondamentale importanza allenarsi a usare l'ARVA, memorizzando i comportamenti e le tecniche di ricerca. Ciò rischia di essere noioso, è vero, e per questo l'allenamento potrebbe essere impostato come un gioco (nascondino, caccia al tesoro...), magari in una giornata di brutto tempo, quando si è bloccati in rifugio o nel fondovalle. A questo punto è d'obbligo una fondamentale avvertenza: l'utilizzo dell'ARVA non deve assolutamente dare una sensazione di maggiore sicurezza, spingendo magari a rischiare di più. Si tratterebbe unicamente di una falsa sicurezza. Recenti statistiche hanno infatti dimostrato come la mortalità dei sepolti dalle valanghe dotati di ARVA - pari al 66 per cento - non sia poi di molto inferiore alla mortalità dei sepolti non dotati di ARVA - pari al 74% - (H. Brugger , Servizio Valanghe Italiano, CAI).
Infine, ogni componente della comitiva dovrebbe essere dotato di una sonda e di una pala da neve, che riduce anche di 5 volte i tempi di scavo. E questo, detto brutalmente, potrebbe rappresentare la differenza tra la vita e la morte di un compagno sepolto.
Un accenno anche al sistema ABS per il galleggiamento in valanga: esso prevede il rapido gonfiaggio di un serbatoio di circa 150 litri di capacità, tramite un gas in pressione (azoto). Questo serbatoio è situato nella patella superiore di uno zaino (fornito insieme al dispositivo e solidale con esso) e gonfiandosi aumenta il volume complessivo dello scialpinista. Questo aumento di volume, ma non di peso, causa una diminuzione del peso specifico della persona travolta, a tal punto da permettergli di galleggiare sulla massa nevosa. Un sistema tuttavia da perfezionare, dal costo elevato e ancora molto poco diffuso.
Scende la valanga!
Essere coinvolti nella caduta di una valanga, sia direttamente che come spettatori, è sicuramente un'esperienza traumatica, specie se fosse la prima volta. E' evidente che in una simile situazione di emergenza non è facile reagire con lucidità nel modo corretto. Le indicazioni seguenti cercheranno quindi di essere il più possibile semplici e intuitive.
I sopravvissuti
I compagni del travolto devono osservare attentamente la traiettoria della vittima, e il punto in cui essa scompare alla vista. Questo punto, come pure quello iniziale di travolgimento, devono essere contrassegnati, conficcando nella neve un bastoncino o uno sci: in questo modo si ha una traiettoria indicativa del travolto, e un'idea di dove potrebbe trovarsi. Disponendo di un telefono cellulare, si deve ovviamente allertare immediatamente il Soccorso Alpino (118) , cercando di essere il più calmi e precisi possibile.
Facendo quindi attenzione a nuove possibili valanghe, si inizia a perlustrare attentamente la superficie nevosa a valle del punto di scomparsa, alla ricerca di oggetti o parti sporgenti, con l'orecchio ben teso a cogliere eventuali richiami (spesso le vittime si trovano a non più di 1 - 2 metri di profondità). Contemporaneamente si inizia la ricerca con l'ARVA, suddividendo l'area interessata tra i vari partecipanti alla ricerca. Non disponendo di ARVA, la ricerca visiva deve essere ancora più accurata, iniziando nel contempo un sondaggio della massa nevosa (con sonde, bastoncini rovesciati, o le code degli sci) adottando un reticolo di circa 70 centimetri. Possiamo poi avere due casi, a seconda del numero di componenti della comitiva.
Se i superstiti sono numerosi, e non è stato possibile allertare il Soccorso Alpino tramite il telefono cellulare, tutti devono partecipare alle ricerche per 15 minuti. Successivamente, lo sciatore più abile scenderà a valle per dare l'allarme, non senza aver ben memorizzato il luogo dell'incidente, in modo da poterlo ritrovare anche con scarsa visibilità.
Se il superstite è uno solo, e anche se non è stato possibile allertare il soccorso alpino con il cellulare, egli dovrebbe proseguire nella ricerca per almeno due ore, scendendo a valle solo quando non ci saranno più ragionevoli speranze di un ritrovamento.
Queste indicazioni sono ovviamente di carattere generale, e dovranno essere valutate alla luce dell'effettiva situazione: estrema vicinanza di una stazione sciistica, comitiva molto numerosa etc. Comunque sia, anche nel caso in cui il travolgimento si avvenuto a poca distanza da una località sciistica, o sia stato possibile allertare immediatamente il Soccorso Alpino con il cellulare, non rinunciare mai a una ricerca del disperso, soprattutto nei primi cruciali 15 minuti. E' già accaduto, ad esempio, che un travolto sia morto nonostante un suo sci sporgesse dalla neve: i suoi compagni si erano subito precipitati a valle senza nemmeno guardarsi attorno.
La curva di sopravvivenza e i primi 15 minuti
Si è parlato dei primi 15 minuti. Perché sono così importanti? Per rispondere, basta osservare con attenzione il grafico seguente, che rappresenta la cosiddetta "curva di sopravvivenza" dei sepolti da valanga. Essa evidenzia, con grande efficacia, l'estrema importanza della velocità dei soccorsi da parte dei compagni sopravvissuti: se il sepolto è ritrovato entro 15 minuti, la probabilità di sopravvivenza supera il 90 per cento! Oltre i 15 minuti, tale probabilità si riduce in modo drammatico, con la cosiddetta "picchiata mortale della probabilità di sopravvivenza", fino al "punto di non ritorno", verso i 40 minuti.
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