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LE PATOLOGIE DEL GOLFISTA |
A cura di Maura Peripoli |
Il golf è sicuramente tra gli sport più rilassanti e divertenti, ma non solo: aiuta
a mantenersi in forma, si pratica all'aria aperta e porta con sé numerosi vantaggi
per la salute, a patto però di imparare i movimenti giusti e di scegliere un’attrezzatura
“doc”. In questa disciplina sportiva “non ci si può dunque improvvisare perché
se non si fa attenzione, si può incorrere facilmente in tutta una serie di problemi:
dalle infiammazioni ai tendini del gomito e dell’alluce del piede, fino alle patologie
dell’anca e della colonna vertebrale”. Questa almeno è l’opinione di Antonio Memeo
dell'Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano, amante del golf e iscritto all'Associazione
Italiana Medici Golfisti (Aimg). L’esperto spiega che, così come esiste il cosiddetto
“gomito del tennista” (epicondilite o infiammazione ai tendini) legata ai movimenti intensi e ripetuti, esiste anche
il “gomito del golfista”. Questa singolare patologia è molto conosciuta negli
Stati Uniti, dove a praticare il golf sono 80-90 milioni di persone, ma che sta
aumentando vertiginosamente anche nel nostro paese dove attualmente si contano
100.000 appassionati del ‘green’.
Oltre al “gomito” esiste anche un altro rischio legato a questo sport: l’”alluce
del golfista”. Si tratta di un'infiammazione ai tendini della prima articolazione
metatarsica, associata anche in questo caso a movimenti ripetuti e caratteristici.
“Nel golf il piede va in sollecitazione e quindi in rotazione, e alla lunga possono
manifestarsi problemi". Ma non è il caso di creare allarmismi: i rischi sono assolutamente
normali se si pensa che tra una gara e l’allenamento, la pallina viene colpita
“almeno” 500 volte al giorno, ecco perché è molto importante fare i movimenti
giusti. “I rischi sono assolutamente identici, sia per gli uomini che per le donne
e sia per i giovani che per gli anziani". Anche i piccoli possono praticare questo
sport, che non ha controindicazioni particolari, ma “sarebbe più opportuno attendere
un’età adeguata perché i bambini potrebbero risentire di problemi posturali”.
Infiammazione del gomito o Epicondilite
Il termine "gomito del tennista" o epicondilite viene usato per indicare una sindrome dolorosa localizzata presso l'epicondilo
laterale. È una patologia infiammatoria degenerativa che, anche se piuttosto comune
e spesso invalidante, non sempre viene individuata tempestivamente, a causa sopratutto
della sintomatologia poco evidente, specialmente nella fase iniziale. Ma occorre
fare attenzione nella diagnosi perché esiste attualmente un’alta percentuale di
recidive che comportano numerosi problemi. La causa scatenante può essere un singolo
trauma o una serie di piccoli traumi ripetuti, così come un sovraccarico funzionale
(una mazza da golf particolarmente pesante) associato ad una difficoltà di estensione
dell’avambraccio. Ugualmente importante nei casi più frequenti di insorgenza della
malattia, è la predisposizione individuale verso le patologie dei tendini e dell'epicondilite. È molto importante quindi, come accennato, dotarsi di un’attrezzatura
adeguata e raggiungere, con opportuni movimenti, un livello di abilità che riduca
al minimo il rischio di danno dovuto allo stimolo funzionale.
Incidenza dell’epicondilite
La fascia d'età più frequentemente colpita da questa patologia sia per gli uomini
che per le donne, è da collocare tra i 30 e 50 anni e ad essere colpiti maggiormente
sono i dilettanti, rispetto ai professionisti. Tuttavia questa malattia interessa
anche persone che non praticano sport e quindi diverse categorie, dalle casalinghe,
alle dattilografe, ai carpentieri, i pittori e e decoratori delle case ecc… tutte
quelle professioni che presuppongono un utilizzo continuo dei muscoli estensori
del braccio.
Sintomi da tenere sotto controllo
Il dolore sul gomito che può irradiarsi ai muscoli dell'avambraccio ed aumentare
durante l'estensione del polso e della mano, è sicuramente uno dei sintomi più
“classici” dell’epicondilite e nella fase iniziale il dolore compare generalmente
durante il movimento tecnico o mentre si solleva un peso. In una fase successiva,
il semplice movimento legato alle azioni quotidiane quali scrivere, chiudere uno
sportello o stringere una mano, può causare un dolore acuto e intenso a livello
dell'inserzione osteotendinea epicondiloidea dei muscoli dell'avambraccio.
Terapia
Nella fase di dolore acuto risultano particolarmente efficaci i farmaci antinfiammatori
non-steroidei (FANS) assunti per via sistemica o locale (unguenti, gel, cerotti
ecc.), possibilmente associati con impacchi di ghiaccio (applicazioni di venti
minuti due volte al giorno, con cicli di 8-10 giorni). Naturalmente, durante il
trattamento, è opportuno interrompere l’attività sportiva e limitare tutti i movimenti
che coinvolgono i muscoli dell'avambraccio. Oltre ai farmaci, particolarmente
indicate sono le sedute di fisioterapia con l’utilizzo di macchinari quali la
laserterapia e la mesoterapia. In alcuni casi si procede anche infiltrazioni locali
a base di cortisone, da effettuare però, solo per un limitato periodo di tempo.
La deformità dell’alluce come conseguenza del golf
Chiamato più volgarmente “alluce valgo”, questa patologia insorge spesso se si gioca a golf su terreni troppo pesanti
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Conseguenze cliniche
I disturbi sono tutti localizzati nell'area piede che diventa responsabile di
tutto l’andamento posturale. Il paziente colpito da alluce valgo presenta una
deviazione della testa del primo metatarso che si “sposta” verso l’esterno. La
conseguenza di ciò spesso è rappresentata da una deviazione articolare e borsite
perché l’articolazione del metatarso non è più omogenea e armonica e comincia
a lavorare in modo asimmetrico usurando con il passare del tempo le componenti
cartilaginee, la cui infiammazione è quindi la causa principale del dolore. Un’altra
degenerazione di questa patologia del golfista è anche la metatarsalgia, che insorge quando il metatarso è costretto a sopportare (a causa generalmente
di una postura sbagliata) il doppio del carico rispetto alle altre teste metatarsali, provocano
così un capovolgimento strutturale dell’avampiede e creando non solo un fastidiosissimo
dolore ma anche un’antiestetica callosità in sede plantare. Ma non solo: la metatarsalgia,
modifica totalmente la postura e per questo gli specialisti parlano di “sindrome
posturale da alluce valgo”, facilmente riconoscibile da:
1) tendenza al valgismo delle ginocchia;
2) rigidità delle anche con limitazione della loro rotazione interna;
3) accentuazione della curva lombare con presenza di lombalgia cronica.
Fase riabilitativa
Dopo l’intervento chirurgico, che viene eseguito in Day Hospital, (non essendo
necessario il ricovero, anche in caso di procedura bilaterale), il medesimo giorno,
il paziente viene dimesso dopo l’applicazione di un bendaggio imbottito e l’utilizzo
di scarpe adeguate (che verranno suggerite dallo specialista). Così, potrà appoggiare
il piede a terra ed eseguire anche piccoli movimenti, senza l’aiuto delle stampelle.
Dopo una quindicina di giorni, viene programmata una visita di controllo, durante
la quale verrà rimosso il bendaggio e potrà quindi iniziare la fase riabilitativa
vera e propria.
Trascorso un mese, il paziente potrà riprendere a camminare “normalmente” e quindi
tornare alla propria attività lavorativa, purché non sforzi troppo il piede. Quando
la consolidazione sarà completa, potrà quindi riprendere tranquillamente a giocare
a golf.
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