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LA DIPENDENZA DA INTERNET |
A cura della Dott.ssa Monica Monaco |
La comunicazione sociale è sostenuta oggi da moderni strumenti che consentono
di superare le barriere e i vincoli di tempo e di spazio e, fra i nuovi modi di
comunicare, Internet è certamente uno dei mezzi che offre maggiori opportunità.
Tra atteggiamenti sociali di attrazione e diffidenza, il popolo di navigatori
quotidiani è cresciuto e comprende ormai ogni razza ed ogni età e, grazie alla
rete, i bambini trovano nuove opportunità di gioco e i giovani, gli adulti e perfino
i nonni telematici si informano, comunicano, commerciano e sperimentano se stessi
attraverso la cosiddetta comunicazione virtuale.
Ma come tutti gli strumenti di comunicazione, anche la rete non è esente da cattivi
usi e da abusi che, negli ultimi anni, hanno talvolta portato ad osservare nel
campo della salute mentale, una moderna forma di dipendenza, definita internet-dipendenza , retomania o anche Internet Addiction Disorder (I.A.D.).
La retomania: una somma di più fattori
A partire dall'osservazione e dallo studio di casi clinici di retomania, dalla lettura di storie autobiografiche narrate da internet-dipendenti e dai risultati di questionari specifici compilati da un'utenza che avverte sintomi di Dipendenza dalla Rete, sono state descritte tre categorie di elementi che contribuiscono all'insorgere della Sindrome da Dipendenza da Internet che, tuttavia, non sono tutti sempre presenti in ogni situazione di retomania (Cantelmi T . e al. , 2000; Pravettoni G., Beria A., Guberti S. , 2004).
Essi sono:
Le psicopatologie predisponenti
Rispetto a questo elemento, va sottolineato che le Dipendenze dalla Rete rappresentano
spesso un ulteriore tassello che configura il quadro clinico di persone che presentano
una precaria stabilità emotiva o in cui sono già presenti altri disturbi psicologici
quali, ad esempio, depressione, disturbi bipolari o anche ossessivi-compulsivi.
In questi casi, infatti, il ricorso ad Internet sembra strettamente collegato
ad un tentativo di compensare le difficoltà relazionali reali, ricercando nella
Rete amici o relazioni sentimentali attraverso una via più veloce e che consente
di superare delle insicurezze che, invece, sono amplificate dalle quotidiane relazioni
faccia a faccia.
Il contatto sociale attraverso chat, IRC, Comunity ed e-mails, infatti, se utilizzato
con prudenza, si configura come un utile strumento per superare le difficoltà
di comunicazione, in quanto consente di mettersi in gioco mediante una graduale
conoscenza che, tuttavia, non è esente da rischi connessi al cattivo uso (es.
incontri al buio pericolosi) e all'abuso (IAD).
Questa prima considerazione riguarda da vicino tutte le persone con certi tipi
di disagio psicologico, le quali dovrebbero moderare l'utilizzo di Internet e
riflettere (o essere guidate a riflettere) sui bisogni che la Rete talvolta crea
l'illusione di poter soddisfare (in questi casi, infatti, non mette in relazione,
ma illude di essere in grado di relazionarsi) e sugli aspetti della propria personalità
e sulle insicurezze che bisogna invece affrontare gradualmente, poiché la necessità
di comunicare deve essere appagata imparando a farlo realmente, piuttosto che
accontentandosi di compromessi.
I comportamenti a rischio Ma la Rete, ricca di potenzialità e opportunità di informarsi, conoscere e confrontarsi, risponde molto bene ai bisogni anche di persone che non hanno mai avvertito alcun disturbo psicologico, le quali non sono esenti dalla possibilità di divenire vittime dei propri stessi bisogni, attraverso dei comportamenti rischiosi di eccessivo consumo, talvolta associati ad una complementare riduzione delle esperienze di vita e di relazione reali. L'abuso nell'utilizzo delle informazioni disponibili in rete, infatti, può portare ad un sovraccarico cognitivo che satura il cervello, riducendo l'attenzione razionale; contemporaneamente il conseguente isolamento sociale sostiene il ricorso ad Internet per cercare occasioni di socializzazione virtuale che possono sconvolgere i delicati equilibri dell'identità, creando la possibilità di sperimentare ruoli e parti del Sé altrimenti non sperimentabili nella vita reale che, tuttavia, accrescono il numero di ore trascorso on-line, con il risultato che si può finire incollati ad una sedia e ad un monitor per giornate intere, rinunciando a salutari e reali esperienze di vita. Alla base di un ricorso frequente alla Rete da parte di alcune persone che non mostrano segni psichiatrici è stata riscontrata spesso una tendenza comportamentale definita solipsismo telematico , ossia la propensione ad eleggere il web come luogo di rifugio in cui appartarsi per trovare sollievo da problemi quotidiani, secondo una modalità che potenzialmente potrebbe aumentare le possibilità che la Rete conquisti fette sempre più ampie del tempo delle proprie giornate.
Le potenzialità psicopatologiche proprie della Rete Si aggiunge a tutto questo che la Rete, in virtù delle sue enormi risorse, possiede delle cosiddette potenzialità psicopatologiche, quali la capacità di indurre sensazioni di onnipotenza, come vincere le distanze e il tempo, o cambiare perfino identità e personalità, si comprende come sia necessario utilizzare questo potente strumento rimanendo padroni di tutte le proprie capacità razionali di controllo del proprio comportamento.
Bisogni vissuti nella rete tra emozionie illusioni
Al di là delle diverse componenti che possono contribuire ad originare i diversi
casi di rete-dipendenza, la caratteristica costante che fa da sfondo ad ogni Dipendenza
da Internet è la capacità della rete di rispondere (o illudere di rispondere)
a molti bisogni umani, consentendo di sperimentare dei vissuti importanti per
la costruzione del Sé e di vivere delle emozioni sentendosi, al contempo, protetti.
Internet, infatti, annulla lo spazio e consente ciò che nella realtà non si può
realizzare o che si può fare in molto tempo, viaggiando per ore ed interagendo
più lentamente e spesso in strutture diadiche o in piccoli gruppi. Le chat, invece,
abbattono le frontiere e consentono di parlare con gruppi numerosi in stanze che
la realtà difficilmente rende disponibili, consentendo spesso discorsi paralleli,
solo virtualmente possibili. Inoltre, le comunity più stabili creano, più o meno
vere, sensazioni di appartenenza, rispondendo ad un grande bisogno umano e consentendo
di esercitare quella che è stata definita la moratoria psico-sociale, ossia l'allenamento
ai ruoli e alle interazioni che sospende le conseguenze e quindi le responsabilità,
le scelte e i vincoli definitivi.
Nelle stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue
sfumature, cambiando l'età, la professione e perfino il sesso di appartenenza,
ascoltando le reazioni degli altri e maturando delle convinzioni, attraverso il
confronto con altre personalità più o meno reali. La recita nel teatro on-line
diventa perfino dichiarata e condivisa nelle Mud (Multi User Dimensions), in cui
il gioco di ruolo viene esaltato ai limiti della fantasticheria e in cui, all'ombra
del personaggio che si interpreta, si possono tirare fuori, rimanendo al sicuro,
perfino gli istinti più crudeli.
I rischi sono quelli legati ad ogni situazione che consenta di far emergere e
di soddisfare i bisogni più profondi e inconsapevoli: si sperimentano parti di
sé che potrebbero sfuggire al controllo, soprattutto quando si dispone di uno
strumento di comunicazione che consente di rimanere uomini e donne senza volto,
una condizione che potenzialmente può favorire la comparsa di comportamenti guidati
da una minima morale.
Per i più giovani in età di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il rischio
è che l'abuso della rete per comunicare crei confusione nella distinzione tra
reale e virtuale (soprattutto nel senso di Sé), che non sia più facile comprendere
cosa fa parte di Sé realmente e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente,
poiché ciò che è concesso in Rete non ha le stesse conseguenze che si produrrebbero
nella realtà. In considerazione di ciò, soprattutto i bambini e i giovani dovrebbero
limitare il tempo trascorso su Internet ed integrare delle esperienze di comunicazione
reale, al fine di evitare di sviluppare delle abilità emotive e sociali prevalentemente
attraverso questo strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente
limitate o deformate rispetto a quelle poi richieste per adattarsi nella vita
reale.
La via che conduce all'internet dipendenza
Negli anni '90, il famoso psichiatra Goldberg propose dei criteri diagnostici molto discussi per diagnosticare la I.A.D.,
rifacendosi ai sintomi abitualmente osservati per isolare le dipendenze più comuni.
Egli, più precisamente, sottolineò l'importanza per la diagnosi dei segni clinici
di tolleranza, di astinenza e di danno in aree del funzionamento sociale, occupazionale
o in altri ambiti importanti.
Più recentemente (AA.VV., 1998), per individuare e distinguere i segni di rete-dipendenza
dal consumo non patologico di Internet, si fa riferimento ad alcuni comportamenti,
che rappresentano indicatori qualitativi o quantitativi di differenza tra normalità
e patologia e che hanno permesso di distinguere 3 tappe nel percorso verso la
forma più stabile della Dipendenza Patologica dalla Rete.
Dalla classificazione precedente, è facile intuire che più sono presenti comportamenti tossicomanici, che indicano la cronicizzazione e l'aggravamento del disturbo, più difficile e lungo potrebbe risultare ripercorrere a ritroso la via della guarigione, tornando verso un utilizzo non patologico della Rete.
Un'altra importante distinzione che viene operata nella descrizione della sintomatologia associata alla rete-dipendenza concerne la differenziazione tra:
(Cantelmi T., Talli M., 1998). Nella prima classe di sintomi si fanno rientrare in genere i comportamenti relativi all'abuso del tempo in rete (in genere anche 60-70 ore settimanali); nella seconda categoria si comprendono invece i sintomi di ansia e irrequietezza, nonché le predette problematiche relazionali, lavorative o scolastiche che permangono tra un collegamento ed un altro, accompagnando il corteo sintomatologico che caratterizza la sindrome multimediale.
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Così come hanno fatto discutere i principi-guida adottati inizialmente per la
diagnosi della retomania, sono state numerose anche le critiche ai cosiddetti
gruppi di auto-aiuto on-line, uno dei primi metodi utilizzati, soprattutto in
America, allo scopo di fornire un supporto per superare il problema della rete-dipendenza.
Tale modalità di trattamento, infatti, è paragonabile al trattamento di un tossicodipendente
con la sua stessa droga e sembra non aver avuto sempre successo, se non esclusivamente
come momento iniziale per condividere insieme la presenza di un problema da affrontare
con decisione, ma lontano da un computer e da un modem.
Al contrario sono sempre più diffusi utili test e questionari on line di autovalutazione
del proprio rapporto con la Rete, che possono rappresentare un punto di partenza
per rendere consapevole il problema che spesso è vissuto a lungo in modo non disturbante.
Il passo successivo dalla consapevolezza può essere un aiuto professionale individuale
o una condivisione reale del problema con un gruppo omogeneo, anche attraverso
delle riflessioni guidate sulla necessità di superare le eventuali insicurezze
che possono essere alla radice del ricorso ad Internet per socializzare.
Infine, la prevenzione rimane un utile strumento per tutti, con speciale attenzione ad alcune regole nell'utilizzo di Internet da parte di chi già è coinvolto in un disagio psicologico. Pertanto, in quest'ultimo caso, occorre ricordare:
APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI
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