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IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ |
A cura della Dott.ssa Katia Carlini, Presidente dell’Associazione Psicologia in Movimento |
La definizione di vivacità del bambino dipende, in gran parte, da ciò che il genitore o la figura di accudimento
attribuisce a tale concetto. Il significato di vivacità, di fatto, non è univoco
anche per il ricercatore: ci sono delle diversità, se non proprio delle discordanze
o delle incomprensioni, tra i punti di vista del neurofisiologo, dell’insegnante,
dello psicologo e del pediatra. Tuttavia, per ciò che riguarda il bambino, la
vivacità è un concetto centrale: ha un ruolo maturativo o destrutturante? È evitabile o inevitabile? È normale o patologica? È primaria o secondaria?
Ciascun bambino che si presenta piuttosto irrequieto va valutato e analizzato
individualmente in riferimento al suo specifico ambiente. La specificità del singolo
caso risulterà più chiara se insegnanti e operatori conoscono il territorio nel
quale operano, non solo dal punto di vista igienico-sanitario e della presenza
di istituzioni e servizi sociali organizzati, ma anche nella sua struttura sociologica
e nelle diverse dinamiche esistenti tra le differenti culture e sottoculture da
cui è composta.
In genere, comunque, si può affermare che la difficoltà d’attenzione si caratterizza per una debole capacità di concentrarsi, di fissarsi su un compito, di organizzare e poi concludere il proprio lavoro. I bambini con tale difficoltà non sembrano ascoltare ciò che si dice loro, tanto che il loro lavoro è spesso trascurato e presenta numerosi errori. Mentre un comportamento iperattivo si caratterizza per un’attività motoria esagerata per l’età, bambini sempre sulla breccia, che corrono, si arrampicano, sembrano “saliti su di una molla”. A scuola i bambini sono agitati, turbolenti: si dondolano, maneggiano sempre qualche cosa, muovono le gambe. Ci può essere anche un’impulsività unita a difficoltà a rispettare le regole e il ruolo: interventi improvvisi in classe, nessun rispetto delle consegne, fino ad arrivare a disturbi comportamentali tipo collera e aggressività. È normale come i bambini che presentano tali sintomi possano incontrare difficoltà nell’apprendimento, nel controllo dell’aggressività e nelle relazioni sociali. È frequente, infatti, che in presenza della diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, i soggetti si caratterizzino anche per una scarsa tolleranza alla frustrazione, accessi d’ira, labilità dell’umore e scarsa autostima e tutta una serie di comportamenti che interferiscono con la possibilità di conseguire idonei risultati scolastici e con la probabilità di avere pochi amici visto che il comportamento invadente e la difficoltà a rispettare il proprio ruolo e il proprio turno nel gioco comportano, spesso, un rifiuto dei pari.
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Criteri diagnostici per il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività
Secondo il DSM, l’ADHD può essere definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività
più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello
di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità
superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo.
I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e
l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età
così come evidenziato dal seguente elenco sintomatologico:
A. o (1) o (2);
1. sei (o più) dei seguenti sintomi di disattenzione sono persistenti per almeno
sei mesi con una intensità che provoca disadattamento e che contrasta con il livello
di sviluppo:
Disattenzione
(a) spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori
di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività;
(b) spesso ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività
di gioco;
(c) spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente;
(d) spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici,
le incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo
o di incapacità di capire le istruzioni);
(e) spesso ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;
(f) spesso evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che
richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a casa o a scuola);
(g) spesso perde gli oggetti necessari per i compiti e le attività (per es.,
giocattoli, compiti di scuola, matite, libri, o strumenti);
(h) spesso è facilmente distratto da stimoli estranei;
(i) spesso è sbadato nelle attività quotidiane.
2. sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività-impulsività sono persistenti
per almeno sei mesi con una intensità che causa disadattamento e contrasta con
il livello di sviluppo:
Iperattività
(a) spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia;
(b) spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in
cui ci si aspetta che resti seduto;
(c) spesso scorazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò
è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti ciò può limitarsi a sentimenti
soggettivi di irrequietezza);
(d) spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo;
(e) è spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse motorizzato;
(f) spesso parla troppo.
Impulsività
(g) spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate;
(h) spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno;
(i) spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si
intromette nelle conversazioni o nei giochi).
B. Alcuni dei sintomi di iperattività-impulsività o di disattenzione che causano
compromissione erano presenti prima dei 7 anni di età
C. Una certa menomazione a seguito dei sintomi è presente in due o più contesti
(per es., a scuola (o al lavoro) e a casa)
D. Deve esservi una evidente compromissione clinicamente significativa del funzionamento
sociale, scolastico, o lavorativo.
E. I sintomi non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, di Schizofrenia, o di un altro Disturbo Psicotico, e non risultano meglio attribuibili ad un
altro disturbo mentale (per es., Disturbo dell’Umore, Disturbo d’Ansia, Disturbo Dissociativo, o Disturbo di Personalità).
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Bibliografia
- AA.VV. (1999). DSM IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Masson editore.
- Corbo, Marolla, Sarno, Torrioli & Vernacotola (2002). Il bambino iperattivo e disattento. Come riconoscerlo ed intervenire per aiutarlo. Edizione Franco Angeli.
- Cornoldi C., Gardinale M., Pettenò L. & Masi A. (1996). Impulsività e autocontrollo. Edizioni Erickson.
- Cornoldi C., De Meo T., Offredi F. & Vio C. (2001). Iperattività e autoregolazione cognitiva. Edizioni Erickson.
- Fedeli D. (2006). La sindrome di Pierino. Il controllo dell’iperattività. Giunti Editore.
- Giusti E., Montanari C., Iannazzo A. (2001). Psicoterapie integrate. Piani di trattamento per psicoterapeuti con interventi
a breve, medio e lungo termine. Masson Editore.
- Kirby & Grimley (1989). Disturbi dell’attenzione e iperattività. Edizioni Erickson.
- Marcelli D. (1997). Psicopatologia del bambino. Biblioteca Medica Masson.
- Marzocchi G.M. (2003). Bambini disattenti e iperattivi. Edizioni Il Mulino.
- Perticone G. (2005). Deficit dell’attenzione iperattività e impulsività: linee guida per la conoscenza
e l’intervento. Armando Editore.
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L'evoluzione della specie umana ha comportato modificazioni anche a livello psicologico. Che cosa è la Psicologia dell'Evoluzione?
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