Il camminare è il primo degli schemi motori che si esegue in tenera età dopo
aver acquisito il controllo della stazione eretta, ed è una delle più naturali
espressioni del comportamento umano. Il fitwalking lo si può definire come un’evoluzione della camminata o in altri termini ‘un
passo in più’. Il termine inglese, letteralmente tradotto con “camminare per la
forma fisica”, indica infatti che non è sufficiente camminare ma che occorre farlo
al meglio, mostrando una particolare attenzione per la corretta meccanica del
movimento e per l’equilibrio, in genere, che si vuole dare alla vita. Si tratta
di una pratica che in realtà è presente, propedeuticamente in ogni attività di
fitness e rappresenta, in talune circostanze, una vera e propria filosofia di
vita.
Di fatto, esistono diverse modalità con le quali praticare la “camminata”. Alcuni
soggetti, i cosiddetti Life Style, sono dei semplici appassionati del camminare tanto da praticare, anche inconsapevolmente,
il fitwalking in ogni circostanza di vita quotidiana. Diverso è invece il discorso
per i Performer Style poiché particolarmente attenti al lato sportivo. Non si tratta di persone che
praticano il fitwalking per agonismo ma solo in vista dei benefici che esso può
portare al proprio corpo e alla propria salute, tanto da praticarlo anche in luoghi
chiusi con l’ausilio di tapis roulant. Infine, gli appassionati dello sport e
dell’agonismo sono definiti Sport Style, dato che praticano il fitwalking partecipando, volentieri, a tutti gli eventi
e gare di tale disciplina sportiva. Se il nucleo principale delle motivazioni
al fitwalking è, comunque, individuabile nel benessere fisico, con particolare
rilevanza verso gli aspetti estetici e fisici (dimagrimento, tonicità muscolare,
efficienza fisica in genere), è altrettanto vero che esso sarebbe insufficiente
a spiegare il numero così alto di persone appassionate della disciplina se non
si prendesse in considerazione il bisogno di benessere psichico della persona.
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In genere, si sa, attività fisiche di intensità e durata sufficienti determinano
incrementi di capacità lavorative, fiducia, stabilità emotiva, funzionamento intellettivo,
benessere psicofisico e, parallelamente, riduzione di ansia e tensione. A questi
benefici si sommano quelli derivanti dall’interazione sociale, facilitante le
relazioni interpersonali se il fitwalking è svolto in un contesto di gruppo e
quelli derivanti dall’essere all’aria aperta. Il fitwalking rientra nella categoria
di abilità motorie definite closed skill. Nelle abilità closed skill l’ambiente è stabile e facilmente prevedibile, e l’atleta normalmente ha un certo
tempo per prepararsi all’azione. Si tratta in sostanza di sport in cui il gesto
tecnico deve essere riprodotto per conformarsi il più possibile a uno standard
ideale. Inoltre, il fitwalking è considerata un’abilità motoria continua poiché
non è caratterizzata da un inizio e una fine così nettamente classificabili e
la durata dell’azione è relativamente ampia o comunque decisa dal soggetto. Ciò
comporta che tale attività fisica possa essere adatta a tutti gli individui a
prescindere dalla loro età e dal loro grado di resistenza generando, a chiunque
la pratichi, una serie di benefici fisici:
- l’apparato locomotore (ossa, articolazioni e muscoli) registra un sensibile aumento del tono muscolare,
per cui la fibra muscolare, irrorata da maggior quantità di sangue, si ossigena
e si rinforza. Aumenta la mobilità delle articolazioni che, con la camminata costante,
mantengono un elevato grado di elasticità nei tendini e nei legamenti. Anche il
tessuto osseo si mantiene compatto e si prevengono rischi di deterioramento precoce
dell’apparato scheletrico come l’osteoporosi. Inoltre, mancando la fase di volo, perché un piede rimane sempre a terra, tale
attività risulta non essere mai traumatica per ossa, articolazioni e muscoli;
- l’apparato respiratorio grazie al fitwalking ne trae numerosi vantaggi. Di fatto, la meccanica respiratoria
viene potenziata: i muscoli respiratori e, in particolar modo, il diaframma, con
l’esercizio motorio aumentano la loro potenza e l’efficienza dei loro movimenti.
Se la gabbia toracica diviene più mobile aumenta lo spazio a disposizione dei
polmoni per espandersi. Questo determina l’aumento dei litri d’aria che i polmoni
possono inspirare ed espirare (capacità vitale) comportando un numero inferiore
degli atti respiratori necessari, durante il fitwalking, rispetto a soggetti sedentari;
- il sistema cardiocircolatorio dello sportivo implica delle differenze consistenti rispetto a chi non pratica
costantemente l’arte del camminare. Nei primi, infatti, il cuore è più grosso,
sia perché le cavità interne aumentano di volume, per contenere una quantità di
sangue maggiore, sia perché le pareti, costituite da tessuto muscolare, si rinforzano
e si ispessiscono. Sono poi numerosi gli adattamenti che si verificano nella circolazione
sanguigna: le pareti dei vasi diventano più elastiche, la pressione sanguigna
diminuisce e il maggior tono muscolare complessivo migliora il ritorno venoso
del sangue al cuore.
Insomma, il fitwalking è un toccasana che previene ipertensione, osteoporosi, diabete, sovrappeso e obesità. I soggetti che dedicano anche solo 30 minuti al giorno alla camminata sportiva
hanno un rischio molto basso di sviluppare un significativo aumento del peso corporeo.
L’attività fisica, infatti, aiuta a mantenere l’equilibrio tra la quantità di
calorie introdotte con la dieta e la quantità di calorie spese e contribuisce
al successo dei tentativi di perdere peso. Ma, soprattutto, il fitwalking rientra
tra le più significative strategie di coping per scaricare le tensioni della vita quotidiana, ridurre la depressione e aumentare la resistenza agli stress. In altri termini, il fitwalking rappresenta un’ottima strategia per fronteggiare
le condizioni di stress cronico, acuto e la sindrome di burn out. In questi casi, la sofferenza è determinata dalla constatazione di una differenza
tra i bisogni percepiti e le proprie capacità di risposta. Il fitwalking rappresenta
allora un momento con il quale il soggetto può riascoltare se stesso e i segnali
che arrivano dal corpo. Infatti, se il coping così come è stato definito da Lazarus si riferisce all’insieme degli sforzi
cognitivi e comportamentali attuati per controllare specifiche richieste interne
e/o esterne che vengono valutate come eccedenti le risorse della persona, il fitwalking
rientra a buon diritto nella categoria delle strategie di adattamento del soggetto,
visto che si tratta di:
- un processo dinamico attraverso il quale ambiente e individuo si influenzano
a vicenda;
- un’azione intenzionale, finalizzata a controllare l’impatto negativo dell’evento
stressante;
- una risposta specifica di regolazione affettiva, che consente di mantenere
una prospettiva positiva di speranza e controllo delle proprie emozioni in una
condizione di disagio.
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L’esercizio prolungato (oltre i 30 minuti) del fitwaking in condizioni solitarie
produce infatti una sensazione di “autodistensione”, che consente di riequilibrare
condizioni fisiche e psichiche alterate. Il camminare con un ritmo cadenzato e
costante porta infatti verso la progressiva acquisizione della concentrazione
psichica passiva (non volitiva) secondo un atteggiamento rilassato del “lasciarsi
accadere” che implica un raccoglimento intimo con un abbandono interiore a determinate
formule e rappresentazioni in termini, tendenzialmente, privi di giudizio. Inoltre,
l’esposizione alla luce solare durante l’esercizio all’aria aperta, come accade
nella stragrande maggioranza dei soggetti che praticano fitwalking, contribuisce
al miglioramento del tono dell’umore grazie alla produzione di melatonina e di
testosterone. Oltre che ridurre l’ansia e la depressione, l’arte del camminare,
influisce in termini positivi sul miglioramento dell’autostima, della percezione del sé fisico e della padronanza di sé. Il concetto di autostima
è uno dei maggiori indicatori di salute mentale ed è significativamente correlato
con il miglioramento della salute e del benessere fisico. Nella fattispecie, con
il fitwalking, hanno la possibilità di far accrescere la stima di sé, gli obesi,
gli anziani, le donne e tutte le categorie che normalmente non hanno un’alta considerazione
di sé.
Se fino ad ora si sono illustrati gli effetti positivi indiretti prodotti dal
fitwalking sull’apparato psichico, non si possono trascurare i recenti studi che
concentrano la loro attenzione sui meccanismi diretti e strettamente neurofisiologici
trasformati dalla pratica sportiva e che vanno a incidere in termini benefici
sull’ansia e sulla depressione. Queste patologie, legate alla disregolazione della
noradrenalina e della serotonina, di fatto vengono trattate farmacologicamente
con gli SSRI ovvero medicinali volti a regolare i sistemi neurali alterati. Si
è visto che chi pratica costantemente e per lungo tempo il fitwalking produce,
al pari dei farmaci sopra menzionati, gli stessi mutamenti neurofisiologici, producendo
direttamente un miglioramento del tono dell’umore e della serenità del soggetto.
Il fitwalking dimostra in sostanza tutto il suo potenziale quando è paragonato
ad altre tecniche terapeutiche e psicoterapeutiche con i vantaggi aggiuntivi di:
- poter essere autosomministrato;
- avere un basso costo;
- produrre accettabilità sociale;
- essere facilmente accessibile;
- generare una lunga serie di benefici fisici.
Bibliografia - AA.VV.; L’educazione motoria di base, Istituto della Enciclopedia Italiana, Treccani, 2001;
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- Tamorri S., Neuroscienze e Sport. Psicologia e sport – Processi mentali dell’atleta, UTET, 2000;
- Terreni L., Occhini L.; Psicologia dello sport. Aspetti sociali e psicopatologici – Valutazione e programma
di intervento, Guerini Scientifica, 1997;
- Zimbello R.; a cura di Tacchini L., L’attività fisica in Psicologia della salute: motivazioni ed effetti terapeutici, 2000.
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