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RELIGIONE E BENESSERE PSICOLOGICO |
A cura di Raffaella di Marzio |
Nella nostra società si assiste da anni ad una rinascita del sentimento religioso,
una ricerca di spiritualità che talvolta si manifesta anche nell’accettazione
di credenze che appaiono “diverse”, strane e molto lontane dal comune modo di
pensare.
Il fenomeno riguarda persone di tutti i ceti sociali, di diverso livello culturale,
di tutte le età e non fa distinzione di aree geografiche. Il bisogno religioso
non è stato, dunque, soffocato come pensavano gli scettici, gli esaltatori delle
possibilità della ragione e della scienza o i fautori dello scientismo e della
“morte” di Dio. La fede religiosa non è, come è stato affermato in passato, solo
una forma di malattia oppure uno strumento di potere nelle mani di uomini senza
scrupoli: il bisogno di dare un senso alla sofferenza, alla morte, al male e alla
propria esistenza è insito nell’uomo e lo spinge a trovare le possibili risposte
nella filosofia o nella religione. È questo bisogno umano che muove tante persone
ad iniziare una faticosa e sincera ricerca di una spiritualità autentica, spesso
diversa dalla religione di appartenenza.
Nella visione cristiana dell’uomo, questo bisogno si spiega come proveniente
da Dio stesso che ha creato l’uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza donando
loro l’anelito profondo a vivere in Lui, ritornare a Lui, nella felicità eterna.
Dio attende dalle Sue creature solo il libero assenso al Suo amore e la collaborazione
a far fruttificare il dono inestimabile della fede.
Ma, come in ogni aspirazione autenticamente umana, anche il bisogno di spiritualità
potrebbe essere diretto verso mete che si presentano allettanti e soddisfacenti,
ma che in realtà nascondono pericoli e deviazioni non solo dal punto di vista
religioso, ma anche da quello squisitamente umano. Si diffondono, infatti, nella
società pluralistica, aggregazioni, culti e movimenti spirituali che non solo
non riescono a soddisfare il bisogno di religiosità, ma rischiano perfino di danneggiare
chi aderisce alla dottrina e alle pratiche del gruppo.
Di fronte a questo fenomeno c'è da chiedersi: come è possibile che il soddisfacimento
di un bisogno così intimo e importante per l’uomo si trasformi nella sua rovina
morale, materiale e spirituale? Come è possibile che la religione diventi uno
strumento di potere esercitato sulle persone?
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Ci sono molte forme di religioni autoritarie che si incarnano di volta in volta
in tendenze, dottrine e gruppi più o meno numerosi e organizzati. Questi gruppi
si fanno riconoscere all’interno della società proprio per il loro autoritarismo
e lo scarso o inesistente rispetto per le persone coinvolte alle quali viene limitata
ingiustamente la libertà personale e perfino la libertà di scelta nel momento
in cui decidono di abbandonare il gruppo. In essi l’uomo diventa strumento di
altri uomini.
Non è facile, tuttavia, distinguere le forme di religiosità rispettose dell’uomo
da quelle "alienanti" anche perché ci sono gruppi religioso/spirituali che appaiono
accoglienti e si rivelano per ciò che sono realmente solo dopo un certo tempo.
Quali potrebbero essere i criteri per identificare questi gruppi, una ristretta
minoranza, nel panorama complessivo delle nuove forme spirituali?
Innanzitutto bisognerebbe verificare se all’interno del gruppo vengono salvaguardati
i diritti umani fondamentali e la libertà individuale degli adepti. Se alla persona
viene vietato o impedito di manifestare le sue opinioni o di dissentire con la
leadership vuol dire che il senso critico e le capacità razionali vengono mortificate o
represse. Un simile atteggiamento potrebbe portare l’individuo a sviluppare una
serie di meccanismi di difesa inconsapevoli per auto-censurarsi quando qualche
dubbio facesse capolino. Se tutto questo si protrae nel tempo potrebbero insorgere
disturbi psicologici di gravità variabile. Un’esperienza religiosa che comporta
simili possibili conseguenze è da guardare con sospetto. Ne sono di solito responsabili
leader carismatici che usano i loro seguaci per ottenere vantaggi personali di vario
tipo e che sfruttano quel sentimento del “limite” insito in ogni uomo religioso,
a qualsiasi religione appartenga, cioè la credenza in Qualcuno più grande, il
Creatore o un Assoluto dai diversi nomi.
Nelle espressioni religiose autentiche il leader carismatico o la guida spirituale si sentono e si comportano semplicemente come
mediatori e testimoni di un amore più grande di loro. Essi, in questo caso, accettano
il loro limite e non si impongono ai loro seguaci come “dei” o “superuomini” dotati
di poteri sovrumani. La relazione carismatica si configura in questi casi come
relazione liberante e rispettosa della libertà individuale, coinvolgente emotivamente
ma non invadente o, peggio, oppressiva. Essa contribuisce alla crescita integrale
della persona fornendole anche il supporto emotivo e cognitivo per affrontare
e superare le difficoltà quotidiane in una prospettiva e in un orizzonte trascendente
che si proietta aldilà del vivere e, così facendo, gli attribuisce un senso.
La dimensione religiosa autentica non distrugge, infatti, la libertà umana, anche
se impone dei limiti e richiede l’osservanza di un codice morale. Chi abbraccia
una fede lo fa per scelta, consapevole delle conseguenze. Sa anche che alcune
richieste potrebbero essere difficili da soddisfare perché implicano sacrifici
anche considerevoli. In questo caso la persona, consapevole dei suoi limiti, inizierà
un cammino spirituale che avrà dei momenti di progresso e dei momenti di arresto.
In ogni caso chi vive un’esperienza religiosa autentica non si sentirà “schiacciato”
dagli insuccessi perché avrà sempre, nella sua fede e in chi lo guida, un punto
di riferimento e si sentirà amato anche nell’errore. La fede autentica è creativa
e può esprimersi in molti modi, non richiede che tutti i credenti facciano esattamente
le stesse cose nello stesso modo, tutela l’intimità delle persone senza mai fare
degli errori di una persona la sua condanna perenne ed il mezzo per esercitare
su di essa forme di violenza morale.
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Bibliografia
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Hood, R.W., Spilka, B.,Hunsberger B., & Gorsuch R. (2001). Psicologia della religione. Prospettive psicosociali ed empiriche, Torino: Centro Scientifico
Cambio di stagione, passaggio dall’ora solare a quella legale, sbalzi termici e climatici: sono condizioni che in alcuni soggetti possono creare un vero e proprio disagio. La meteoropatia, infatti, è un complesso di disturbi sia a livello psicologico che fisico, associato ai...
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L'emozione:il cuore che pulsa, le mani sudate, il respiro affannato, il tremore degli arti che accompagna sensazioni paura.
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