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DISTURBI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA:
| A cura di Barbara Celani,
Psicologia in Movimento |
Il DSM-IV distingue quattordici tipologie di questi disturbi:
Ritardo mentale: condizione di interrotto o incompleto sviluppo delle facoltà intellettive e
adattative. Il quoziente intellettivo (il rapporto tra età anagrafica ed età mentale)
è di molto inferiore alla media, dai 75-70 punti in giù (contro i 90-109 di un’intelligenza
considerata normale). Esistono diversi gradi di ritardo mentale, da lieve a gravissimo.
Le cause possono essere organiche, genetiche e/o psicologiche.
Disturbi dell’apprendimento: difficoltà ad apprendere i concetti basilari del calcolo (disturbo del calcolo
o discalculia), della lettura (dislessia) e/o della scrittura (disturbo dell’espressione scritta o disgrafia). Creano
forte disagio nel bambino, provocando stanchezza, demotivazione e possibili danni
all’autostima legati anche al confronto con i pari.
Disturbi delle capacità motorie: legati in particolare alla coordinazione motoria: si possono rilevare goffaggine,
lentezza, difficoltà anche in attività semplici come il camminare.
Disturbi della comunicazione: esistono varie tipologie, possono riguardare la comprensione, la ricezione
del linguaggio, e/o l’eloquio.
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Il Ritardo Mentale
La caratteristica principale del ritardo mentale è rappresentata dalla presenza
di un funzionamento intellettivo significativamente inferiore alla media a cui
si accompagnano limitazioni importanti nel funzionamento affettivo, sociale e
scolastico del bambino o adolescente. Il ritardo mentale può essere lieve, moderato,
grave, profondo e l’esordio si colloca temporalmente prima dei 18 anni di età.
Ritardo mentale lieve (QI compreso tra 50 e 70)
I bambini affetti da un ritardo mentale lieve sviluppano competenze sociali e
comunicative in età prescolare, hanno modeste difficoltà nell’area senso-motoria
e spesso non sono distinguibili dagli altri coetanei fino ad un’età superiore.
Riescono a raggiungere facilmente la quinta elementare ed un livello di apprendimento
corrispondente alla prima e alla seconda media. Da adulti, di solito, riescono
a badare a se stessi, ma possono necessitare di un aiuto e di una guida in situazioni
inusuali.
Ritardo mentale moderato (QI compreso tra 35/40 e 50/55)
La maggior parte dei soggetti acquisisce competenze comunicative nella prima
infanzia e, con moderata supervisione, è in grado di badare a sé. Miglioramenti
significativi si possono ottenere con insegnamenti occupazionali e sociali, ma
l’apprendimento rimane comunque limitato, il che può comportare anche problematiche
relazionali. Da adulti possono svolgere lavori semplici in comunità protette.
Ritardo mentale grave (QI compreso tra 20/25 e 35/40)
I soggetti con ritardo mentale grave presentano un linguaggio grossolano o assente,
possono imparare compiti elementari e, da adulti, possono essere in grado di svolgere
attività semplici in strutture supervisionate.
Ritardo mentale profondo (QI uguale a 20/25)
La maggior parte dei soggetti con questo tipo di ritardo mentale presenta malattie
neurologiche non identificate. Nella prima infanzia possono migliorare le funzioni
senso-motorie, specie se inseriti in gruppi strutturati con supervisione stretta.
Ritardo mentale non altrimenti specificato (N.A.S.)
Comprende quei bambini con deficit multipli di cui è difficile valutare il livello
di insufficienza mentale, presumibile soltanto attraverso l’osservazione esterna.
Solitamente un bambino con ritardo mentale giunge all’osservazione di uno psicologo
o un neuropsichiatra infantile poiché manifesta capacità più o meno gravi di problem
solving, di adattamento e di autonomia personale rispetto a quelle tipiche dei
coetanei, a seconda del livello del ritardo, in aree importanti (cura personale,
abilità relazionali, autosufficienza, rendimento scolastico etc.). È importante
saper individuare altri eventuali e ulteriori fattori che possono influenzare
il funzionamento adattivo del bambino, come caratteristiche di personalità, altri
disturbi o disabilità.
La diagnosi consiste nello stabilire la presenza di ritardo mentale e nel cercare
di individuarne le cause sottostanti. L'accurata valutazione della causa di base
può contribuire a individuare la prognosi, suggerire programmi educativi e di
esercizio, aiutare nel counceling genetico e alleviare il senso di colpa dei genitori.
L'anamnesi (inclusa quella perinatale, dello sviluppo, neurologica e familiare)
può aiutare a individuare bambini a rischio di ritardo mentale. In questi bambini
devono essere effettuate molto precocemente valutazioni visive, uditive, psicomotorie,
neurologiche e fisiche in generale, che devono ripetersi periodicamente. Nei bambini
ad alto rischio o con sospetto ritardo di sviluppo, vanno effettuati test specifici
per stabilire il grado di sviluppo e di intelligenza. Esistono test intellettivi
standardizzati, in grado di individuare e misurare capacità intellettive sotto
la media; tuttavia tali test sono soggetti a errore e devono essere interpretati
con cautela, soprattutto quando non confermati dai reperti clinici.
Molti studi scientifici dimostrano che soggetti affetti da ritardo mentale presentano
un alto grado di comorbidità con altri disturbi come disturbo da deficit di attenzione
ed iperattività, disturbi dell’umore, disturbi pervasivi dello sviluppo, disturbi
da movimenti stereotipati. Alcune manifestazioni presenti in questo tipo di disturbo,
infine, si possono ritrovare anche in altre patologie; ad esempio il ritardo mentale
grave e medio può presentare degli aspetti in comune con i disturbi generalizzati
dello sviluppo, mentre il ritardo mentale lieve potrebbe essere confuso con un
disturbo dell’apprendimento. Il momento della diagnosi è dunque estremamente importante
e delicato, sia per l’impostazione degli interventi, sia per un’attenzione dovuta
ai genitori, che hanno bisogno di aiuto e sostegno da subito.
Cause del ritardo mentale
Biologiche e genetiche. A volte il ritardo mentale è dovuto ad anomalie cromosomiche come ad esempio trisomie o delezioni di alcuni cromosomi, oppure a condizioni ereditarie dominanti, per cui se un genitore ne è affetto c'è un rischio su due che il figlio erediti la condizione (es. sclerosi tuberosa, fenilchetonuria etc.). Il ritardo mentale può essere causato anche da fattori biologici non genetici, come infezioni in gravidanza (rosolia, toxoplasma etc.), incompatibilità tra sangue materno o fetale, l’uso di alcool o droghe. Tra i rischi perinatali vi sono quelli legati a prematurità ed asfissia. Tra quelli postnatali vi sono encefalite, meningite (infiammazioni del cervello o delle membrane che lo rivestono), traumi e tumori cerebrali, incidenti cerebrovascolari, lesioni cerebrali ed avvelenamenti.
Ambientali. Gravi carenze nelle cure, o a livello sensoriale, affettivo, sul piano degli scambi con l’ambiente possono provocare alterazioni dello sviluppo psichico della persona, spesso irreversibili, che si possono riflettere anche sullo sviluppo somatico e sulla maturazione neurologica. Uno svantaggio socioculturale (economico, familiare, culturale) può favorire un ritardo mentale, specie in individui che presentano già limiti cognitivi.
Conseguenze indirette di disabilità, ad esempio sensoriali. Il ritardo non sarebbe direttamente collegato alla mancanza, ad esempio, della vista o dell’udito, ma da una stimolazione ambientale inadeguata alle peculiarità dello sviluppo psicofisico in assenza di un canale sensoriale.
Prevenzione
In fase prenatale, è fondamentale la consulenza genetica che consideri l’eventuale
presenza in famiglia di persone con ritardo mentale, che proponga vaccini (es.
contro la rosolia), esami in gravidanza come l’ecografia, l'amniocentesi o il
prelievo di villi coriali, utili per individuare errori metabolici e cromosomici
congeniti, lo stato di portatore e difetti del SNC. La diagnosi prenatale consente
alla coppia di considerare la possibilità di aborto terapeutico. L’informazione
è inoltre importante per evitare comportamenti a rischio in gravidanza, quali
l’uso di, droghe, fumo, alcool, alcuni farmaci etc.
Gli interventi preventivi possono dunque mirare ad eliminare causa e conseguenze
(evitando comportamenti rischiosi in gravidanza ad esempio), a ridurre gli effetti
diretti e indiretti della causa in fasi postnatali (una dieta ad hoc nel caso
della fenilchetonuria o interventi educativi nel secondo caso).
L'articolo 6 della Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 (Legge-quadro per l'assistenza,
l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), dedicato alla
prevenzione e alla diagnosi precoce così recita:
- 1. Gli interventi per la prevenzione e la diagnosi prenatale e precoce delle
minorazioni si attuano nel quadro della programmazione sanitaria di cui agli articoli
53 e 55 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 , e successive modificazioni.
2. Le regioni, conformemente alle competenze e alle attribuzioni di cui alla
legge 8 giugno 1990, n. 142 , e alla legge 23 dicembre 1978, n. 833 , e successive
modificazioni, disciplinano entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge:
a) l'informazione e l'educazione sanitaria della popolazione sulle cause e sulle
conseguenze dell'handicap, nonché sulla prevenzione in fase preconcezionale, durante
la gravidanza, il parto, il periodo neonatale e nelle varie fasi di sviluppo della
vita, e sui servizi che svolgono tali funzioni;
b) l'effettuazione del parto con particolare rispetto dei ritmi e dei bisogni
naturali della partoriente e del nascituro;
c) l'individuazione e la rimozione, negli ambienti di vita e di lavoro, dei fattori
di rischio che possono determinare malformazioni congenite e patologie invalidanti;
d) i servizi per la consulenza genetica e la diagnosi prenatale e precoce per
la prevenzione delle malattie genetiche che possono essere causa di handicap fisici,
psichici, sensoriali di neuromotulesioni;
e) il controllo periodico della gravidanza per la individuazione e la terapia
di eventuali patologie complicanti la gravidanza e la prevenzione delle loro conseguenze;
f) l'assistenza intensiva per la gravidanza, i parti e le nascite a rischio;
g) nel periodo neonatale, gli accertamenti utili alla diagnosi precoce delle
malformazioni e l'obbligatorietà del controllo per l'individuazione ed il tempestivo
trattamento dell'ipotiroidismo congenito, della fenilchetonuria e della fibrosi
cistica. Le modalità dei controlli e della loro applicazione sono disciplinate
con atti di indirizzo e coordinamento emanati ai sensi dell'articolo 5, primo
comma, della legge 23 dicembre 1978, n. 833. Con tali atti possono essere individuate
altre forme di endocrinopatie e di errori congeniti del metabolismo alle quali
estendere l'indagine per tutta la popolazione neonatale;
h) un'attività di prevenzione permanente che tuteli i bambini fin dalla nascita
anche mediante il coordinamento con gli operatori degli asili nido, delle scuole
materne e dell'obbligo, per accertare l'inesistenza o l'insorgenza di patologie
e di cause invalidanti e con controlli sul bambino entro l'ottavo giorno, al trentesimo
giorno, entro il sesto ed il nono mese di vita e ogni due anni dal compimento
del primo anno di vita. E' istituito a tal fine un libretto sanitario personale,
con le caratteristiche di cui all'articolo 27 della legge 23 dicembre 1978, n.
833, su cui sono riportati i risultati dei suddetti controlli ed ogni altra notizia
sanitaria utile a stabilire lo stato di salute del bambino;
i) gli interventi informativi, educativi, di partecipazione e di controllo per
eliminare la nocività ambientale e prevenire gli infortuni in ogni ambiente di
vita e di lavoro, con particolare riferimento agli incidenti domestici.
Lo Stato promuove misure di profilassi atte a prevenire ogni forma di handicap,
con particolare riguardo alla vaccinazione contro la rosolia.
Conseguenze
Le conseguenze sul piano sociale, affettivo, scolastico o lavorativo variano
a seconda della gravità del disturbo. In generale, i soggetti con ritardo mentale
possono presentare scarse capacità di socializzazione, difficoltà nel far fronte
ai compiti scolastici ed una ristretta autonomia comportamentale. In assenza di
corretti interventi, il ritardo mentale può aggravarsi.
Interventi
Il decorso del disturbo dipende dalla gravità, dalle cause e dal modello operativo
di intervento. Soprattutto in presenza di ritardi mentali di entità lieve, l’intervento
precoce risulta fondamentale per consentire un recupero maggiore delle funzioni
deficitarie. I problemi di adattamento sono i più soggetti a miglioramento. La
vulnerabilità di sviluppo a causa di un insulto perinatale può essere superata
se il bambino vive in un ambiente adatto all'apprendimento. Intraprendere un programma
di intervento precoce nella prima infanzia può prevenire o diminuire la gravità
del ritardo mentale.
Sono importanti anche interventi di sostegno per i familiari sia dal punto di
vista emotivo e psicologico, sia da un punto di vista operativo, nel senso di
sviluppare competenze che favoriscano l’integrazione e il recupero del bambino.
La famiglia deve dunque avere un supporto psicologico e può necessitare di aiuto
giornaliero come centri di terapia diurni, collaboratori familiari, famiglie per
l'adozione temporanea. L'istituzionalizzazione eventuale di una persona mentalmente
ritardata deve essere decisa dalla famiglia, previo confronto con medici e altri
professionisti.
Figure fondamentali saranno il medico di famiglia e specialisti (neurologo, ortopedico,
psicologo, psichiatra, logopedista, fisioterapista, dietologo, audiologo, insegnanti,
assistenti alla comunicazione etc.) che cooperano sia nella valutazione che negli
interventi.
La maggior parte degli allievi con ritardo mentale è inserita nella scuola normale
e vive in famiglia e non in istituzioni come avveniva in passato, in quanto ciò
può favorire una piena integrazione. In Italia sono molti gli interventi e abbracciano
molti settori come educazione, istruzione, riabilitazione, inserimento lavorativo,
interventi logopedici, occupazionali per migliorare l’autonomia, fisioterapici
e, quando necessario, farmacologici.
In alcuni casi può essere di aiuto la psicoterapia associata a farmaci e a modifiche
dell’ambiente circostante, con l’obiettivo di alleviare il senso di inadeguatezza
della persona o a modificare scopi non realistici. Il trattamento cognitivo-comportamentale
ad esempio, prevede, sul piano comportamentale, il miglioramento del comportamento
sociale ed il controllo e la diminuzione di eventuali comportamenti aggressivi
o inopportuni, rinforzando quelli desiderati. Sul piano cognitivo, lo scopo è
quello di promuovere le competenze che il bambino possiede, in modo da potenziarle
ed evitarne il deterioramento, e l’acquisizione di nuove abilità di fronteggiamento
dei problemi. In ambito cognitivo-comportamentale è previsto anche l’impiego di
altre forme di trattamento come la la terapia occupazionale ed il parent traning.
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Si conclude tale trattazione con gli articoli 7, 8 e 9 della citata legge 104/1992, relativi a cura, riabilitazione, aiuto e integrazione alla persona handicappata, in quanto alcuni aspetti possono riferirsi alle necessità delle persone con ritardo mentale, specie nei casi in cui questo è inserito in un quadro patologico multi sfaccettato.
7. Cura e riabilitazione.
- 1. La cura e la riabilitazione della persona handicappata si realizzano con
programmi che prevedano prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro, che
valorizzino le abilità di ogni persona handicappata e agiscano sulla globalità
della situazione di handicap, coinvolgendo la famiglia e la comunità. A questo
fine il Servizio sanitario nazionale, tramite le strutture proprie o convenzionate,
assicura:
a) gli interventi per la cura e la riabilitazione precoce della persona handicappata,
nonché gli specifici interventi riabilitativi e ambulatoriali, a domicilio o presso
i centri socio-riabilitativi ed educativi a carattere diurno o residenziale di
cui all'articolo 8, comma 1, lettera l);
b) la fornitura e la riparazione di apparecchiature, attrezzature, protesi e
sussidi tecnici necessari per il trattamento delle menomazioni. 2. Le regioni
assicurano la completa e corretta informazione sui servizi ed ausili presenti
sul territorio, in Italia e all'estero.
8. Inserimento ed integrazione sociale.
- 1. L'inserimento e l'integrazione sociale della persona handicappata si realizzano
mediante:
a) interventi di carattere socio-psico-pedagogico, di assistenza sociale e sanitaria
a domicilio, di aiuto domestico e di tipo economico ai sensi della normativa vigente,
a sostegno della persona handicappata e del nucleo familiare in cui è inserita
b) servizi di aiuto personale alla persona handicappata in temporanea o permanente
grave limitazione dell'autonomia personale;
c) interventi diretti ad assicurare l'accesso agli edifici pubblici e privati
e ad eliminare o superare le barriere fisiche e architettoniche che ostacolano
i movimenti nei luoghi pubblici o aperti al pubblico;
d) provvedimenti che rendano effettivi il diritto all'informazione e il diritto
allo studio della persona handicappata, con particolare riferimento alle dotazioni
didattiche e tecniche, ai programmi, a linguaggi specializzati, alle prove di
valutazione e alla disponibilità di personale appositamente qualificato, docente
e non docente
e) adeguamento delle attrezzature e del personale dei servizi educativi, sportivi,
di tempo libero e sociali;
f) misure atte a favorire la piena integrazione nel mondo del lavoro, in forma
individuale o associata, e la tutela del posto di lavoro anche attraverso incentivi
diversificati;
g) provvedimenti che assicurino la fruibilità dei mezzi di trasporto pubblico
e privato e la organizzazione di trasporti specifici;
h) affidamenti e inserimenti presso persone e nuclei familiari;
i) organizzazione e sostegno di comunità alloggio, case-famiglia e analoghi servizi
residenziali inseriti nei centri abitati per favorire la deistituzionalizzazione
e per assicurare alla persona handicappata, priva anche temporaneamente di una
idonea sistemazione familiare, naturale o affidataria, un ambiente di vita adeguato;
l) istituzione o adattamento di centri socioriabilitativi ed educativi diurni,
a valenza educativa, che perseguano lo scopo di rendere possibile una vita di
relazione a persone temporaneamente o permanentemente handicappate, che abbiano
assolto l'obbligo scolastico, e le cui verificate potenzialità residue non consentano
idonee forme di integrazione lavorativa. Gli standard dei centri socio-riabilitativi
sono definiti dal Ministro della sanità, di concerto con il Ministro per gli affari
sociali, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni
e le province autonome di Trento e di Bolzano di cui all'articolo 12 della legge
23 agosto 1988, n. 400;
m) organizzazione di attività extrascolastiche per integrare ed estendere l'attività
educativa in continuità ed in coerenza con l'azione della scuola.
9. Servizio di aiuto personale.
- 1. Il servizio di aiuto personale, che può essere istituito dai comuni o dalle
unità sanitarie locali nei limiti delle proprie ordinarie risorse di bilancio,
è diretto ai cittadini in temporanea o permanente grave limitazione dell'autonomia
personale non superabile attraverso la fornitura di sussidi tecnici, informatici,
protesi o altre forme di sostegno rivolte a facilitare l'autosufficienza e le
possibilità di integrazione dei cittadini stessi, e comprende il servizio di interpretariato
per i cittadini non udenti.
2. Il servizio di aiuto personale è integrato con gli altri servizi sanitari
e socio-assistenziali esistenti sul territorio e può avvalersi dell'opera aggiuntiva
di:
a) coloro che hanno ottenuto il riconoscimento dell'obiezione di coscienza ai
sensi della normativa vigente, che ne facciano richiesta;
b) cittadini di età superiore ai diciotto anni che facciano richiesta di prestare
attività volontaria; c) organizzazioni di volontariato.
3. Il personale indicato alle lettere a), b), c) del comma 2 deve avere una formazione
specifica.
4. Al personale di cui alla lettera b) del comma 2 si estende la disciplina dettata
dall'articolo 2, comma 2, della legge 11 agosto 1991, n. 266.
Cambio di stagione, passaggio dall’ora solare a quella legale, sbalzi termici e climatici: sono condizioni che in alcuni soggetti possono creare un vero e proprio disagio. La meteoropatia, infatti, è un complesso di disturbi sia a livello psicologico che fisico, associato ai...
Oggi la dislessia è un disturbo sempre più indagato e seguito a livello pedagogico, tanto che la maggior sensibilità da parte degli insegnanti può portare ad un eccesso di diagnosi, che di conseguenza può portare a errori nella scelta delle terapie, identificando...
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L'evoluzione della specie umana ha comportato modificazioni anche a livello psicologico. Che cosa è la Psicologia dell'Evoluzione?
L'emozione:il cuore che pulsa, le mani sudate, il respiro affannato, il tremore degli arti che accompagna sensazioni paura.
Ottimismo e pessimismo possono influire sulla salute, sul successo in ambito lavorativo, e nella vita in genere, e in definitiva sul benessere psico-fisico delle persone.