LA DEPRESSIONE - In cerca di una definizione |
a cura del Dr. Carlo Saffioti |
La storia della depressione è la storia dell'umanità, anche se il termine depressione quale connotante una sindrome psichiatrica è stato introdotto solo negli anni ' 20 dallo psichiatra tedesco Meyer.
La depressione è un esperienza affettiva universale, connaturata all'essere umano (si è arrivati ad affermare: finché non si è provato ad essere depressi non si é davvero uomo). Rappresenta
una delle modalità affettive con cui l'uomo si relaziona col mondo e permette
all'uomo di superare le frustrazioni, le delusioni e le perdite. Ogni cambiamento,
in quanto tale, è perdita di qualche cosa di noto e avventura dell' ignoto e quindi
comporta sentimenti di depressione per la perdita e di ansia per l'ignoto. Vivere
significa affrontare continuamente cambiamenti e quindi è sempre presente il rischio
di passare dalla depressione fisiologica alla depressione patologica.
La depressione ondeggia tra normalità e patologia: può essere infatti lutto (normale reazione alla perdita di una persona cara oppure una grave frustrazione)
o malattia (si differenzia dal lutto soprattutto per durata, per quantità e per sproporzione
rispetto alla causa scatenante). Il lutto permette, con il suo lavoro, di sciogliere
il legame con la persona (o ideale) persa, che diventa un dolce ricordo e permette
il recupero di nuovi rapporti affettivi e di nuovi investimenti nella realtà.
Il lavoro del lutto coincide con una depressione, in cui l'oggetto d'amore perduto
è tenuto in vita dentro di noi, ma il principio di realtà prende il sopravvento
e si è di nuovo capaci di guardare avanti. Quando però i sintomi depressivi non hanno un evento scatenante o persistono
per troppo tempo, c'è perdita di autostima, il senso del tempo e dello spazio
cambia e c'è la percezione dell'impossibilità di uscire dalla situazione, allora
si entra nella patologia.
Depressione nella letteratura e nell'arte
La malattia è conosciuta fin dall'antichità e fin dall'antichità è descritta
come un'anomalia rispetto alla normalità: un insieme di comportamenti o modulazioni
affettive che ora definiremmo depressione.
Forse la prima descrizione di depressione è quella che Omero fa di Bellerofonte nell'Iliade: ...ma quando viene in odio agli Dei, Bellerofonte solo e consunto di tristezza errava pel campo acheio l'infelice e l'orme dei viventi fuggìa con l'abbandono degli Dei si spegne il coraggio e la forza di vivere ed è il vuoto assoluto, la tristezza divorante in cui l'eroe si dibatte e si logora. |
Gli artisti prima e meglio degli altri sono riusciti a cogliere ed a rappresentare le sofferenze e le inquietudini dell'uomo e le loro descrizioni sono state esemplificative della depressione.
Si citano anche l'opera di Durer, la Melanconìa che esemplifica il dolore paralizzante del depresso e Il Grido di Munch che comunica la squassante angoscia del depresso.
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Si può chiudere questa breve carrellata con la descrizione dello psichiatra Jean-Étienne Dominique Esquirol (1772-1840):
afflitto da un torpore che impedisce di pensare, una lassità generale che impedisce di agire, abbandona le occupazioni, trascura la famiglia e il lavoro, è indifferente agli affetti, matura idee nere; disperato per la propria nullità che è convinto di non poter superare, desidera la morte che a volte anche si dà. |
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Nei secoli si è parlato di melanconia poi di depressione endogena o maggiore, di depressione reattiva o disturbo distimico o nevrosi depressiva, di depressione cronica, di depressione mascherata, di depressione senile, di depressione organica ed infine di depressione atipica, di valenze ciclotimiche o bipolari.
La malinconia o depressione endogena o maggiore (Freud): Profondo e doloroso scoramento, un venir meno all'interesse per il mondo esterno, perdita delle capacità di amare, inibizione di fronte a qualsiasi attività, avvilimento del sentimento di sé che si esprime in autorimprovero o autoingiurie e culmina in un grandioso senso di colpa con l'attesa delirante di una punizione. Depressione reattiva (Breuler):attenuatasi la dolorosa disperazione sulla propria disgrazia, riasciugate le lacrime, quando il peggio sembra superato, lo sventurato si ritrova come impietrito, non ha più gli interessi di prima, niente più lo può rallegrare e avvincere, i familiari gli sono indifferenti la vita ha perduto ogni attrazione, le percezioni hanno perso rilievo e plasticità. Depressione cronica o depressione residua Permangono con minor gravità i sintomi della fase acuta soprattutto il ritiro sociale, l'apatia, la scontentezza, il pessimismo. Il paziente non riesce a superare la perdita dell'oggetto, che continua a cercare ed a rimpiangere, rimproverando di continuo le persone con le quali entra in relazione, di non essere all'altezza dell'oggetto perduto o non raggiunto. Depressione mascherata Prevale il disturbo somatico sui sintomi psichici. Depressione senile Possono essere presenti inquinamenti paranoidei, ipocondria marcata, a volte confusione. Alcuni quadri devono essere differenziati dalla demenza. Depressione organica E' quella secondaria all'assunzione di alcuni farmaci (ad esempio roserpina) di allucinogeni o ad alcune patologie (malattie infettive, calcinoma del pancreas, ipotiroidismo). |
Si ritiene ora che non si debba parlare di malattie diverse e separate, ma di un continuum tra una forma e l'altra che varia a seconda della struttura di personalità, dei casi della vita, delle vicende personali e relazionali vissute nell'infanzia o, con un altro approccio, della qualità e quantità del deficit dei neuro-trasmettitori.
La chiave della depressione è la perdita di un affetto. Il depresso sente se stesso, la propria vita, la realtà circostante secondo una trasformazione peggiorativa che colora tutto di qualità spiacevoli e dolorose. L'esistenza del depresso si svuota di significato e di interesse, è vissuta nella solitudine, la morte è vista come liberatrice. Cambia il modo di essere nel mondo, soprattutto nei parametri del tempo e dello spazio. C'è la paralisi del divenire, il peso del passato si dilata, pochi atti del passato connotano tutta la storia personale e si caricano di negatività, il passato non ha più esperienze piacevoli, la nostalgia è dolorosa, il futuro inaccessibile, sbarrato, non c'è più progettualità, il presente si contrae, diventa immodificabile. Lo spazio è ristretto, angusto, chiuso, immobile, vuoto, gli oggetti diventano irraggiungibili: mi sento lontano dentro.
La definizione scientifica oggi generalmente accettata è quella fornita dall'''American Psychiatric Association nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali: il DSM IV dell'Episodio Depressivo Maggiore.
DSM IV
Episodio Depressivo maggiore
5 o più dei seguenti sintomi devono essere presenti durante lo stesso periodo di due settimane e rappresentare un cambiamento rispetto alla funzionalità precedente; almeno uno dei sintomi deve essere l'umore depresso o la perdita di interesse o di piacere.
Come si vede nella definizione del DSM IV, i sintomi psichici, psicomotori e psicosomatici che in misura maggiore o minore sono presenti nella depressione sono:
Chiarire la definizione di depressione è presupposto indispensabile per una sua diagnosi.
Oltre la diagnosi Si desidera sottolineare tuttavia che il momento diagnostico non può essere quello conclusivo nel rapporto con il paziente. Al di là della diagnosi, che aiuta il medico ad una corretta prescrizione del farmaco o tella terapia psichiatrica, è indispensabile che si crei una buona relazione tra il medico ed il paziente: non bisogna mai prescindere dalla relazione che permette di capire il senso e la profondità della sofferenza. Come scrive Balint:
compito del medico è saper somministrare se stesso ed i farmaci. |
Il medico dovrà riuscire ad accettare di soffrire con il paziente, a condividere quel senso di vuoto e quella paralizzante aggressività che in
maniera diversa sono sempre presenti nella relazione con il depresso. Compito
del medico sarà anche informare i familiari che il depresso non ha un deficit
di volontà, non soffre perché vuole soffrire, non lavora perché non vuole lavorare,
ma perché non riesce a non soffrire e non ce la fa proprio a lavorare. Non basta
la pacca sulla spalla ed il richiamo a reagire ed a confrontarsi con le proprie
responsabilità: questo atteggiamento, serve a volte solo ulteriormente a colpevolizzarlo.
Il depresso va rispettato, tanto profondamente quanto profonda è la sua sofferenza;
va a volte ripreso anche con fermezza e richiamato alla realtà delle cose, ma
sempre con l'intenzione di aiutarlo a curarsi, con la piena consapevolezza che
oggi è pienamente possibile, grazie ai farmaci e a consolidati approcci psicoterapici,
guarire o migliorare o quanto meno, recuperare una migliore qualità di vita.
Uno scrittore contemporaneo Paulo Coelho, che ha vissuto tre anni in un manicomio, ci trasmette come a volte l'esperienza depressiva, anche quella più cupa e più folle, può comunque essere un'occasione maturativa e rappresentare un tunnel buio, cupo e doloroso che si apre in una grande prateria di libertà e di speranza. In Veronìca decido di morire, Veronica attraverso relazioni significative, dalla consapevolezza della morte arriva sorprendentemente alla consapevolezza della vita, fino alla consapevolezza della capacità di vivere ogni giorno come un miracolo, come una entusiasmante scoperta, contraddicendo Ungaretti quando recita la morte si sconta vivendo. |
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