Il Qi Gong , al pari di altre pratiche assimilabili alla cosiddetta "MEDICINA ALTERNATIVA ”, è una tecnica che non ha fondamenti scientifici e che non può essere utilizzata
in sostituzione delle pratiche mediche ufficiali. Tuttavia la sua natura non “invasiva”
la rende praticabile senza controindicazioni da chi crede che le terapie “alternative”
possano agire positivamente sull’individuo dal punto di vista sia fisico che psichico.
“Senza andare fuori si possono conoscere le vie del mondo perché quando si conosce
se stessi attraverso la pratica della coltivazione interiore si scopre qualcosa
di molto più eccitante rispetto a ciò che si trova all’esterno perché si è nel
cuore di se stessi. La vita è la via che riporta a se stessi. Molti guardano verso
l’esterno cercando l’amore, la ricchezza, perché non la trovano in se stessi.
La scoperta di se stessi attraverso il Qi Gong significa tornare a casa e questo
sarà il centro, ovunque sia il centro in voi”.
(Jeffrey Yuen, Monaco Taoista)
Il Qi Gong è una disciplina antichissima di tradizione prettamente orale, nata in Cina
e di cui si hanno notizie sin dal IV secolo (a.C.). È una pratica che associa
la meditazione a lenti movimenti del corpo. Lo scopo del Qi Gong è conoscere se
stessi, arrivare alla consapevolezza del proprio corpo, della sua struttura e
delle energie che in esso scorrono e che lo governano. Il fine di questa pratica
è preservare la salute psicofisica dell’individuo, quando sano, ed agire su di esso quando è afflitto da problematiche di vario
genere.
I principi alla base del Qi Gong, e gli aspetti su cui la disciplina lavora,
sono tre: la postura, il respiro e la consapevolezza. L’attenzione alla postura avviene attraverso l’azione, fisica e mentale, su
alcuni punti definiti i “cinque pilastri”, catene muscolari che si trovano all’interno del corpo: lo sternocleidomastoideo, il diaframma, i muscoli paravertebrali, lo psoas e i muscoli addominali. Fondamentale è il respiro, attraverso cui si può entrare in contatto con il
macrocosmo. La consapevolezza che è definita ‘Yi’, invece dà “l’intenzione” alla
pratica del Qi Gong, ovvero lo scopo che si intende raggiungere attraverso la
disciplina e l’allenamento.
Diventare consapevoli significa acquisire la capacità di essere consci della
propria corporeità, del suo mutare, della sua evoluzione e delle energie che all’interno
di essa scorrono per intervenire su di esse.
Come per l’Agopuntura, anche le teorie alla base del Qi Gong postulano l’esistenza di correnti energetiche
che fluiscono attraverso canali ad esse dedicati (i meridiani). Il corpo è governato
da queste forze: la malattia e il disagio sono frutto di uno squilibrio di queste
energie. Equilibrio significa salute e lo scopo del Qi Gong e della sua pratica
è colmare lo sbilanciamento energetico, riuscendo a coordinare e armonizzare le
proprie energie.
La diversità sostanziale tra il Qi Gong e l’Agopuntura, è che mentre nel secondo
caso ad agire sul corpo è il medico agopuntore, nel caso del Qi Gong è il soggetto
ad agire su se stesso. Una volta completato il proprio percorso di formazione,
guidati da un maestro esperto, è possibile diventare padroni del proprio corpo
e agire su di esso e sulle correnti energetiche presenti al suo interno da soli.
Per questo il Qi Gong è una pratica meditativa intima e individuale.
I due principali rami di applicazione del Qi Gong sono uno medico-curativo e l’altro di preparazione alle arti marziali. I suoi principi basilari hanno origine nella medicina cinese; negli anni, poi,
una sua variante meglio conosciuta con il nome di Tai Chi ha preso piede anche nelle arti marziali. In alcuni casi il Qi Gong è utilizzato
anche dagli attori per entrare in contatto con il proprio corpo e giungere ad
una maggiore concentrazione e consapevolezza di sé e tenere sotto controllo l’emotività.
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Storia del Qi Gong Nella Cina antica convivevano tre filosofie: Taoismo, Confucianesimo e Buddismo.
Il primo è sempre stato più affine alle arti mediche umanistiche, il secondo più
all’etica e alla morale (e quindi al controllo della società). L’ultimo è subentrato
successivamente grazie al contatto con l’India. I principi base del Qi Gong sono
quelli del Taoismo, e prima ancora del Naturalismo. La parola Qi Gong nasce solo
nel XX secolo. Il nome classico della disciplina, della quale si hanno testimonianze
antichissime, era Dao Yin. La storia del Qi Gong di fatto coincide con quella
della medicina cinese. Nel 1971 durante alcuni scavi archeologici sono stati ritrovati
dei rotoli di seta che descrivevano degli esercizi riconducibili a 2mila anni
prima di Cristo. Si parla del Qi Gong anche nel primo capitolo del So Wen, un
testo che risale anch’esso a circa 2mila anni prima di Cristo, considerato la
"bibbia" dei medici agopuntori.
I primi esercizi di Qi Gong venivano eseguiti dagli sciamani durante la civiltà
Wo (IV secolo a. C.), essi praticavano il Qi Gong come una danza rituale ed erano
in grado di coordinare i movimenti del corpo e il respiro attraverso la postura,
stabilendo un collegamento con l’universo (la natura) per acquisire una forza
sana necessaria ad esorcizzare le energie patologiche. Uno degli aspetti fondamentali
della medicina secondo la visione cinese è proprio l’aspetto spirituale, non considerato
invece come tale dalla medicina occidentale.
I termini del Qi Gong La medicina cinese ritiene che nel mondo esistano due forze, lo Yin e lo Yang, opposte e complementari tra di loro, una associata all’ombra (la prima) e l’altra
alla luce (la seconda). Il rapporto tra di loro e la reciproca compenetrazione
di queste due energie, che si rispecchia poi nel rapporto terra/cielo, rappresenta
la possibilità di vita per l’uomo. Esso rispecchia i voleri del cielo e della
terra.
Il termine “Qi” significa energia e relazione; il Qi permette di entrare in contatto
con il mondo, con se stessi e con gli altri. “Gong” invece ha il significato di
lavoro e disciplina. Quindi il “Qi Gong” è la maestria nel curare le relazioni
e i movimenti energetici del proprio corpo anche in relazione all’ambiente circostante.
La meditazione, secondo i principi del Qi Gong, permette di attivare tutte le
potenzialità che un individuo ha e si pratica, ad esempio, cercando di mantenere
la propria concentrazione per un lungo periodo su una parte del proprio corpo,
o sul respiro. Con il tempo si può diventare anche in grado di produrre delle
visualizzazioni sulle quali intervenire.
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La pratica del Qi Gong Il Qi Gong annovera numerosi stili. A partire da alcuni esercizi base, che sono
stati ereditati dai maestri (sciamani), nel corso dei secoli sono poi nate differenti
correnti. Varie scuole hanno personalizzato la disciplina ma tutti i rami del
Qi Gong possiedono un denominatore comune: il lavoro sulla postura, il respiro
e la consapevolezza. Il Qi Gong è molto diverso da tutte le altre pratiche fisiche
poiché al suo interno un ruolo determinante è rappresentato dall’aspetto meditativo
e immaginativo.
I principali stili di Qi Gong sono attualmente quattro e si differenziano proprio
per l’utilizzo della pratica e il fine ultimo che si intende raggiungere. Alcune
pratiche sono state ideate a scopo preventivo e riequilibrativo, altre a scopo
curativo. Il “Dao Yin” mira ad apprendere come muovere il Qi (energia) all’interno del corpo ed avere
padronanza delle forze che lo governano al livello di viscere, organi e meridiani;
il “Wu Shu”, è comunemente impiegato come preparatorio per le arti marziali; il “Nei Dan” punta ad una trasformazione individuale attraverso l’azione sui “Dan Tien”,
che sono punti specifici individuati all’interno del corpo; il “Tu Na” serve infine per espellere il Qi patogeno e pulire il corpo liberandolo dalla
malattia.
La disciplina può essere praticata ovunque. Per farlo, e per raggiungere la concentrazione
necessaria, è importante saper arrivare ad una condizione che nella medicina cinese
è definita “di pace interiore”. In alcuni casi per pervenire a questo risultato
possono essere utili la musica o alcuni incensi che attivano, attraverso le note
e gli odori, determinati meccanismi che agevolano la concentrazione e la meditazione.
Il raggiungimento della pace non è un traguardo ma rappresenta la chiave di inizio,
uno stato che fornisce la possibilità di entrare in contatto intimo con se stessi,
una condizione all’interno della quale poi si può lavorare. Una volta raggiunta
la padronanza della tecnica e acquisita la maestria necessaria, il contesto esterno
diventa irrilevante.
Nella pratica ci deve essere sempre un obiettivo, è scorretto infatti esercitare
il Qi Gong senza un proposito: “l’attivazione dello Shen”, così la definiscono
i maestri, è l’intenzione che guida la pratica. È evidente quindi che soprattutto
nelle fasi iniziali del proprio percorso è necessario che a guidare il soggetto
sia un maestro esperto, che impartisca al praticante le giuste conoscenze su come
lavorare sul proprio corpo e sulle energie che lo governano; al contrario c’è
il rischio di agire sulle forze nel modo sbagliato determinando la creazione di
ulteriori disequilibri. L’insegnante inoltre è fondamentale, soprattutto nella
fase iniziale, per aiutare il soggetto a dominare gli stati emotivi derivanti
dalla pratica che a volte può portare a galla aspetti di sé sconosciuti, che possono
spaventare o spiazzare.
Una volta appresi i principi che sottostanno a ogni esercizio, il praticante
potrà adattare quest’ultimo alle proprie esigenze, assumendo autonomia e non avendo
più bisogno della guida del maestro.
Tutte le forme di Qi Gong si basano su quattro concetti fondamentali, corrispondenti
a quattro momenti che si susseguono nella pratica: l’accumulo del Qi, il suo movimento, la sua raffinazione attraverso l’eliminazione di tutte le scorie e tutto ciò che è patogeno, e il
suo utilizzo a scopo di guarigione. È proprio qui che entra in gioco l’intenzione che permette
di modulare i deficit e gli eccessi energetici nel corpo a scopo terapeutico.
Molto importante per arrivare a padroneggiare la disciplina è la costanza nell’esercizio.
Praticare con regolarità anche solo un esercizio è preferibile all’imparare molti
tipi di Qi Gong ed esercitarsi una tantum.
I benefici del Qi Gong Il Qi Gong non tratta direttamente la malattia ma si occupa della persona e fornisce
ad essa degli strumenti.
Sono varie le patologie che possono trovare giovamento dalla pratica del Qi Gong.
Esso può essere impiegato per preparare il fisico alle differenti stagioni, per
contrastare ad esempio le diarree estive e la pressione bassa, le allergie primaverili
o le debolezze del sistema immunitario che penalizzano in inverno. La disciplina
è utile anche come preparazione alle “stagioni della vita”, come l’adolescenza
o la menopausa.
Il Qi Gong non è propriamente un’abilità tecnica, più che altro è una disciplina
mentale. In principio viene la meditazione, i movimenti non sono altro che un
risultato di questo primo importante lavoro, “perché il corpo va dove la mente
lo porta”. Esso quindi può essere praticato da chiunque, anche da persone malate
o che non hanno una grande mobilità. Il Qi Gong nella persona sana crea un terreno
fertile per seguitare a vivere in salute e previene i disagi fisici, nel soggetto
affetto da patologia, mira a ristabilire l’equilibrio e a contrastare la malattia.
I riequilibri principali che si possono ottenere grazie al Qi Gong riguardano
tutto il sistema psico-neuro-immuno-endocrino, dalle patologie tiroidee alle problematiche
derivanti da un mal funzionamento del sistema immunitario fino ad arrivare alle
patologie autoimmuni. Risultati importanti in questo senso, si possono avere nella
fattispecie nella cura del diabete ai primi stadi e della menopausa in quanto
esse sono condizioni causate da uno squilibrio ormonale.
Il Qi Gong si è dimostrato anche molto utile in caso di patologie neurologiche.
Un feedback importante si ha nel caso dei malati di sclerosi multipla, una patologia autoimmunitaria causata da un deterioramento del sistema nervoso:
è lo stesso organismo che per un’anomalia attacca se stesso attraverso i propri
anticorpi. Il tessuto nervoso, a differenza di altri (come quello epatico) non
si rigenera, il danno quindi non può essere riparato e fondamentale è quindi lo
stadio in cui si trova la patologia nel momento in cui la si affronta. Attraverso
il Qi Gong in una fase iniziale della malattia è possibile riequilibrare le energie
interne della persona, eliminando gli anticorpi patogeni e ritardando molto gli
effetti negativi della sindrome che in alcuni casi può arrestarsi e smettere di
evolvere. Ottimi risultati tuttavia possono essere ottenuti anche in caso di stadi
più avanzati: si è visto come in pazienti già compromessi successivamente alla
pratica del Qi Gong, la degenerazione cellulare si sia arrestata o sia fortemente
rallentata. In più si è verificato in alcuni casi un recupero di alcune funzioni
precedentemente perse, seppur in modo limitato, grazie al meccanismo di compenso
messo in atto dal cervello e dal sistema neurologico. Il Qi Gong in questi casi
ovviamente non agisce risanando le aree del cervello compromesse (ciò che sarebbe
impossibile per qualsiasi medicina) ma aiuta il sistema neurologico del paziente
a sfruttare al meglio quello che è rimasto di sano di sé. Per lo stesso motivo
la disciplina può essere impiegata anche in pazienti che hanno subito danni neurologici
successivamente ad un ictus.
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