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DOMANDE E RISPOSTE: IL DIABETE |
A cura di Maura Peripoli |
Il Diabete Mellito è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della
concentrazione di glucosio nel sangue. Malattia cronica, generalmente caratterizzata
dalla presenza di iperglicemia (livelli di glucosio nel sangue piuttosto elevati),
è causata da un difetto assoluto o relativo di insulina, ormone secreto dalle
insule di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli
zuccheri.
Ma che cos’è l’insulina?
È un ormone prodotto da pancreas che consente l’ingresso del glucosio nelle cellule
e il suo utilizzo come fonte energetica. Quando, dunque, questo meccanismo “ si
inceppa” il glucosio va ad accumularsi nel circolo sanguigno.
Quante sono le persone nel mondo che soffrono di questa patologia?
Purtroppo oggi, i dati sulla diffusione della patologia sono allarmanti: la International
Diabetes Federation ha rilevato che almeno 151 milioni di persone nel mondo soffrono
di diabete. Si tratta di un numero superiore alla somma complessiva delle popolazioni
dell'Argentina, Australia, Sud Africa, Arabia Saudita e Spagna messe insieme.
Ma non è tutto: in base anche agli studi effettuati dall’Oms (Organizzazione Mondiale
della Sanità) il numero delle persone affette da diabete è in continuo aumento
e continuamente le organizzazioni ad esso legate, raccomandano di adottare uno
stile di vita corretto per “provare” a prevenirlo, tramite campagne pubblicitarie,
informazioni e iniziative.
Quali sono le conseguenze di questa malattia?
Le conseguenze di questa malattia, se trascurata, sono disastrose, basti pensare
che il diabete è tra le 10 principali cause di morte in Europa. Inoltre se non
viene gestito in maniera adeguata, a lungo termine può portare a disfunzioni renali,
cecità e nel peggiore dei casi all’amputazione di un arto. Come se non bastasse,
l’aspettativa di vita media per un paziente affetto da diabete di tipo 1, è di
15 anni inferiore all'aspettativa media della popolazione.
Che significa vivere con una malattia cronica? Esistono delle limitazioni nella
vita quotidiana?
Non tutti sono a conoscenza, che vivere con una patologia cronica, molto spesso
significa avere difficoltà fisiche o psicologiche, problemi socio-economici, una
ridotta qualità della vita e addirittura problemi nell’inserimento della vita
sociale. Tra le malattie croniche a maggiore diffusione nel mondo, il diabete
è in sensibile crescita e, con le sue complicanze, rappresenta un problema sanitario
per le persone di tutte le età e di tutte le aree geografiche, con un più grave
coinvolgimento, peraltro, delle classi economicamente e socialmente “più deboli”.
E l’assistenza per le persone colpite da questa patologia è adeguata?
La qualità dell’assistenza per i pazienti in Italia è scarsa e poco organizzata,
soprattutto per le persone che hanno scarsa disponibilità economica. Perché? Un
diabetico su tre è costretto a pagare di tasca propria visite, farmaci e presidi
anche laddove esiste un servizio garantito dal Ssn. Le maggiori spese a loro carico,
riguardano i trasporti (42%) per circa 200 euro, le visite specialistiche (40%)
con un esborso di 400 euro, i farmaci (34%) per 300 euro e presidi e ausili (17%)
con ben 480 euro.
E per quanto riguarda le liste d’attesa?
Anche qui ci sono seri problemi: i pazienti sono costretti a fare i conti con
le liste di attese troppo lunghe per le visite, con gli scarsi programmi di prevenzione
e l’insufficiente integrazione tra Centri di diabetologia e medici di famiglia,
nonostante il 49% dei Centri sia dotato di linee guida per la gestione integrata
del paziente con diabete.
In cosa consiste il diabete e quali sono gli accorgimenti e le cure per contenerlo?
Esistono due tipi di diabete: tipo 1 e 2. Il tipo 1, riguarda circa il 10% delle
persone “colpite” e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. In questo
caso il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule
ß che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni
giorno e occorre fare questo per tutta la vita. Tuttavia la velocità di distruzione
delle ß-cellule è, comunque, piuttosto variabile, per cui l’insorgenza della malattia
può avvenire rapidamente in alcune persone, solitamente nei bambini e negli adolescenti,
e più lentamente negli adulti (in questi rari casi si parla di una forma particolare,
detta LADA: Late Autommune Diabetes in Adults).
Quali sono le cause di questa patologia?
Attualmente sono ancora sconosciute ma ciò che lo caratterizza è la presenza
nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule
che producono insulina, chiamati ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. Questo danno, che il sistema
immunitario “induce” nei confronti delle cellule che producono insulina, potrebbe
essere legato a fattori ambientali (tra i quali, sono stati chiamati in causa
fattori dietetici) oppure a fattori genetici, individuati in una generica predisposizione
a reagire contro fenomeni esterni, tra cui virus e batteri. Questa alterata risposta
immunitaria causa una progressiva distruzione delle cellule ß, per cui l'insulina
non può più essere prodotta e si scatena così la malattia diabetica. Infatti il
diabete di tipo 1, viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”,
cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso. Il diabete
di tipo 2, invece, rappresenta la forma “più comune” e si registra nel 90% dei
casi. Anche in questa situazione non si conosce la causa scatenante ma solo che
la patologia si manifesta dopo i 30-40 anni e i fattori di rischio, conosciuti
sono essenzialmente legati alla familiarità per diabete, allo scarso esercizio
fisico, al sovrappeso e all’appartenenza ad alcune etnie. Riguardo la familiarità,
circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli)
affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza della
malattia si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria per questo
tipo di diabete.
È vero che il diabete tipo 2 è difficile da diagnosticare?
No, non è difficile ma certe volte trascorrono anche molti anni prima che venga
fatta la diagnosi, in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente
non è così “importante” e non evidenzia i classici sintomi del diabete. Solitamente
la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress
fisico, quale infezioni o interventi chirurgici.
Che cos’è il diabete gestazionale?
Esiste anche un’altra forma di diabete, quello gestazionale e la diagnosi viene
fatta nel momento in cui si riscontra un elevato livello di glucosio circolante
per la prima volta in gravidanza. Questa condizione si verifica nel 4% circa delle
gravidanze. La definizione prescinde dal tipo di trattamento utilizzato, sia che
sia solo dietetico o che sia necessaria l’insulina e implica una maggiore frequenza
di controlli per la neomamma e per il feto.
Quali sono i segni e i sintomi del diabete?
L’insorgenza della sintomatologia dipende dal tipo di diabete. Nel caso del diabete
tipo 1 di solito si assiste a un esordio acuto, spesso in relazione a un episodio
febbrile, con sete (polidipsia), aumentata quantità di urine (poliuria), sensazione
si stanchezza (astenia), perdita di peso, pelle secca, aumentata frequenza di
infezioni. Nel diabete tipo 2, invece, la sintomatologia è più sfumata e solitamente
non consente una diagnosi rapida, per cui spesso la glicemia è elevata ma senza
i segni clinici del diabete tipo 1.
Esistono dei criteri per diagnosticarlo?
I sintomi di diabete sopra indicati sono generalmente associati ad un valore
di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200
mg/dlv oppure glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl. (digiuno è definito come mancata
assunzione di cibo da almeno 8 ore). Inoltre, un altro elemento che deve mettere
in allarme è il valore ≥ 200 mg/dl di glicemia, durante una curva da carico (OGTT).
Il test dovrebbe essere effettuato somministrando 75 g di glucosio. Esistono,
anche però, situazioni cliniche in cui la glicemia non supera i livelli stabiliti
per la definizione di diabete, ma che comunque non costituiscono una condizione
di normalità. In questi casi si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG) quando
i valori di glicemia a digiuno sono compresi tra 100 e 125 mg/dl e di Alterata
Tolleranza al Glucosio (IGT) quando la glicemia due ore dopo il carico di glucosio
è compresa tra 140 e 200 mg/dl. Si tratta di situazioni cosiddette di “pre-diabete”,
che indicano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica anche se non
rappresentano una situazione di malattia. Spesso sono associati a sovrappeso,
dislipidemia e/o ipertensione e si accompagnano a un maggior rischio di eventi
cardiovascolari.
Quali possono essere le eventuali complicazioni della malattia?
Il diabete può determinare complicanze acute o croniche. Le complicanze acute
sono più frequenti nel diabete tipo 1 e sono in relazione alla pressoché totale
carenza di insulina. In questi casi il paziente può andare incontro a coma chetoacidosico,
dovuto ad accumulo di prodotti del metabolismo alterato, i chetoni, che causano
perdita di coscienza, disidratazione e gravi alterazioni ematiche. Nel diabete
tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le
complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi,
i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici. Ecco i principali “danni”
riscontrati a carico dell’organismo:
1) retinopatia diabetica, con perdita delle facoltà visive
2) malattie cardiovascolari con fattore di rischio da 2 a 4 volte maggiore
3) neuropatia diabetica che può causare perdita di sensibilità e dolore agli
arti
4) Piede diabetico: le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei
nervi possono causare ulcerazioni e problemi a livello degli arti inferiori, soprattutto
del piede, a causa dei carichi che sopporta. Questo può rendere necessaria l'amputazione
degli arti.
E i fattori di rischio?
Le complicanze croniche del diabete possono essere prevenute o se ne può rallentare
la progressione attraverso uno stretto controllo di tutti i fattori di rischio
correlati: è importante quindi controllare scrupolosamente il metabolismo per
prevenire l’insorgenza di complicanze. Sono stati effettuati importanti studi
clinici che hanno evidenziato l’importanza di un buon controllo metabolico per
prevenire l’insorgenza di complicanze. Dato che nei soggetti diabetici c’è un
aumentato rischio di malattia cardiovascolari, il controllo della pressione sanguigna
è particolarmente importante, in quanto livelli elevati di pressione rappresentano
già un fattore di rischio. Il controllo della pressione sanguigna può prevenire
l’insorgenza di patologie cardiovascolari (malattie cardiache e ictus) e di patologie
a carico del microcircolo (occhi, reni e sistema nervoso). L’elevata frequenza
di complicanze vascolari impone uno stretto monitoraggio degli organi bersaglio
(occhi, reni e arti inferiori). Per questo, è necessario che le persone con diabete
si sottopongano a periodiche visite di controllo, anche in assenza di sintomi.
In che modo si può attuare una corretta prevenzione?
Innanzitutto occorre dire che per prevenire il diabete la dieta e l’attività
fisica (basta mezz’ora al giorno ma va esercitata con costanza), sono più efficaci
dei farmaci. Infatti i pazienti che hanno seguito questi accorgimenti, hanno potuto
riscontrare nel 58% dei casi, una riduzione della possibilità di insorgenza per
quanto riguarda il diabete di tipo 2. Non è necessario, dunque, aspettare che
una persona sviluppi una forma conclamata di diabete per iniziare il trattamento.
La prevenzione è possibile ed è alla portata di tutti. Ma richiede una scrupolosa
osservazione di questi accorgimenti. Attenzione poi alla caffeina perché riduce
sensibilmente l’azione dell’insulina e aumenta gli acidi grassi circolanti, e
può quindi “sollecitare” l’avvio della malattia. Infine la dieta: attenzione a
ciò che si mangia, evitare grassi, fritti e cibi molto conditi, prediligere invece
una dieta sana e possibilmente ricca di legumi. In questo modo il rischio di ammalarsi
di diabete viene notevolmente ridotto e con esso l’eventuale insorgenza di malattie
cardiovascolari e ipertensione.
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