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ANZIANI E DISTURBI DELLA MEMORIA |
A cura di Cosimo Dentizzi |
La memoria è, accanto all'intelligenza, una delle funzioni più complesse dell'attività
umana e può essere definita come la capacità di immagazzinare e di rievocare informazioni;
essa è la base di tutti i processi mentali superiori: è essenziale per risolvere
problemi, elaborare concetti, prendere decisioni.
Quotidianamente, tramite i nostri sensi, il cervello riceve enormi quantità di
segnali di vario genere, dei quali siamo più o meno consapevoli, la maggior parte
dei quali non lascia traccia.
I sensi sono essenziali per l'acquisizioni di nuove informazioni, che poi vengono immagazzinate nella
memoria.
Ad esempio, una persona che soffre di presbiacusia (che significa riduzione senile
dell'udito e si manifesta con l'incapacità di sentire i suoni di frequenza elevata)
può facilmente non udire lo squillo del telefono o del campanello, può avere problemi
nell'ascoltare la voce delle persone, specialmente delle donne, e può avere difficoltà
nel comprendere le parole ricche di consonanti come F, S,e Z.
Chi è affetto da questo disturbo può apparire smemorato, quando, invece, il vero
problema è la mancanza di corrette informazioni. Similmente anche i disturbi della
vista possono determinare, anche se indirettamente, deficit della memoria.
Se la memoria funziona bene dipende oltre che dal grado di integrità degli organi
di senso, anche dal livello di attenzione che l'individuo rivolge ad un determinato fatto, dalla risonanza affettiva che
quest'ultimo esercita, come pure dalle circostanze in cui l'evento deve essere ricordato. Una persona può, per esempio, avere a
disposizione un tempo adeguato per richiamare un'informazione o essere costretto
a rispondere molto velocemente; può essere rilassato oppure trovarsi in uno stato
di apprensione o ansia, che influenza negativamente la memoria; e inoltre può trovarsi in un ambiente
comodo e tranquillo oppure pieno di gente, caotico e ricco di distrazioni.
La depressione e l'ansia sono le due cause principali dei problemi di memoria soprattutto in
età anziana: monopolizzano l'attenzione in modo da rendere impossibile al soggetto
di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. In questi due stati emotivi non si ascolta
veramente, non si notano grandi cose del mondo esteriore, si è girati verso se
stessi: non si registra quindi come di solito quando si ha le mente disponibile.
Molte altre condizioni possono provocare disturbi alla memoria se non sono trattati
in tempo: l'ipertensione, il diabete (anche i casi leggeri), i disordini della
tiroide, le carenze alimentari, in particolare quelle associate all'alcoolismo,
l'esposizione regolare a tossine come i pesticidi nell'agricoltura e il piombo
nella pittura. Anche l'uso non appropriato di farmaci, in particolare ansiolitici
e sonniferi, può causare disturbi della memoria.
E' ancora frequente il pregiudizio che l'invecchiamento determini, ineluttabilmente,
un indebolimento più o meno evidente della memoria; avviene così che disturbi
lievi, creduti, in modo sbagliato, inevitabili ed incurabili, siano trascurati.
Se è vero oggettivamente che la memoria declina con l'età, comunque essa può
continuare a funzionare normalmente se la si aiuta. Negli anziani l'apprendimento
e la capacità di memoria nel loro insieme persistono abbastanza normali. Svariati
ricercatori stimano che la memoria inizi a diminuire poiché una persona smette
di utilizzare i metodi abitualmente adoperati in passato per ricordare con migliori
risultati. L'abilità non sfruttata viene perduta.
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La cataratta è la malattia oculare più conosciuta nell'anziano, ma ci sono altre patologie che, se non riconosciute e curate in tempo, possono portare alla cecità. Glaucoma e retinopatia diabetica, per esempio, possono essere trattate a seguito di una tempestiva diagnosi fatta...
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