A cura di Anna Paola Tortora, con la consulenza del Dott. Carlo Di Stanislao, specialista in Dermatologia, Venereologia, Allergologia ed Immunologia Clinica, Università dell'Aquila.
Sono tante le attenzioni che solitamente donne e uomini pongono nel conservare
i capelli in salute e molte le problematiche ad essi legate che rischiano di minare anche l’aspetto psicologico della persona
affetta da patologie come alopecia, cadute eccessive e simili.
Le piante possono rivelarsi valide alleate nella cura dei capelli? La risposta è sì e
anche a più livelli. Banalmente si potrebbe pensare che l’impiego delle piante
in tricologia sia limitato al solo fattore estetico. E invece, sebbene le piante
trovino larghissimo impiego nel rendere i capelli più belli, esse si rivelano
valide alleate anche nella cura di patologie e disturbi che riguardano la tricologia,
anche se con i dovuti limiti.
I due grandi settori in cui si può dividere l’azione delle piante sui capelli
sono: la loro azione nella ricrescita dei capelli e il ruolo che i metodi naturali assumono nella cura e nello stato di conservazione di salute degli stessi. È sicuramente nel secondo gruppo che rientra la maggior parte degli impieghi
delle piante in tricologia (anche se non mancano erbe in grado di intervenire
su problematiche di ricrescita). Per contrastare patologie come calvizie ed alopecia,
invece, i farmaci di sintesi si rivelano sicuramente più efficaci.
L’alopecia maschile è causata da un enzima localizzato al livello del follicolo
pilifero, quindi in prossimità della radice del pelo, che rende il testosterone
“attivo”; questo ormone ha la capacità di bloccare la crescita. I prodotti chimici
e gli estratti vegetali impediscono all’enzima di idrogenare e quindi di rendere
“attivo” il testosterone, rendendo meno evidente l’assottigliamento del capello.
Per contrastare l’alopecia androgenetica si possono utilizzare piante che bloccano
l’azione degli ormoni al livello del follicolo pilifero come la serenoa repens, anche se sicuramente sono meno efficaci dei prodotti chimici. Nell’alopecia
androgenetica, infatti, non si parla di caduta di capelli ma di assottigliamento
del capello fino alla scomparsa del bulbo stesso.
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Differente il discorso per quelli che vengono definiti effluvi, cioè cadute improvvise di tanti capelli che danno luogo a rarefazione. Si crea
in questi casi uno squilibrio tra il numero dei capelli presenti e quelli in ricrescita.
Gli effluvi sono cadute improvvise e temporanee ma non definitive come può essere
per l’alopecia androgenetica. Nell’80% dei casi sono determinati da periodi di
particolare stress, nella restante percentuale le cause possono essere disfunzioni tiroidee, carenze di ferro o altri sali minerali ma anche l’impiego prolungato di farmaci come antiinfiammatori, antipertensivi,
ansiolitici, antibiotici. In tutti questi casi, quindi, il medico dovrà cercare
di frenare la caduta e accelerare la ricrescita. In questo ambito la fitoterapia
si rivela molto utile: molte piante, la più importante delle quali è la peonia rossa, posseggono glicoproteine dette auxine che aiutano la ricrescita e accelerano
il processo di riparazione o mitigano gli effetti della caduta. Esistono sia tisane
che compresse ma principalmente si possono usare lozioni già pronte in commercio
da utilizzare a livello locale.
Una caduta transitoria di capelli è un fatto che non deve essere sottovalutato:
la natura insegna che tutto ciò che è passeggero non va affrontato dal punto di
vista medico ma, nel caso delle cadute dei capelli “stagionali” o eccezionali
legate ad eventi particolari, è bene intervenire da subito. Esse possono infatti
determinare uno stress psicologico che può portare poi ad un aumento del fenomeno.
Affrontare il problema e avvalersi dell’uso delle piante, prive di effetti collaterali
a differenza dei farmaci di sintesi, è una buona strategia. È importante segnalare
comunque che quando si parla di effluvi, il riferimento è a cadute straordinarie
di capelli che rimangono tra le mani a ciocche: un dato su tutti è rappresentato
dal fatto che perdere fino a 100 capelli al giorno è un evento normale. Trattamenti
a base di peonia rossa quindi sono consigliati anche nei periodi dell’anno caratterizzati
da una maggior caduta dei capelli, principalmente quando questa interessa soggetti
particolarmente ansiosi.
Le cure per i capelli devono avere una durata di almeno 3 mesi per
poter dare
dei risultati perché il ritmo di crescita del capello fa sì che
l’effetto della
terapia sia visibile solo dopo tale periodo. Altra ragione è che 90
giorni sono il tempo che impiega un capello per il suo processo di
rigenerazione
e per questo il principio attivo della pianta deve poter aiutare il
capello per
tutto il periodo. Differente è il discorso per la velocità della
crescita: essa
non si può modificare, si può intervenire solo sul numero e lo spessore
dei capelli.
Le infiammazioni del cuoio capelluto sono molto frequenti e – benché siano spesso
determinate da periodi di forte stress – il più delle volte sono responsabili
i prodotti utilizzati per la detersione dei capelli, magari troppo aggressivi
e non rispettosi del ph della pelle. Ogni volta che si utilizza un prodotto aggressivo
la cute viene portata a rispondere. Il cuoio capelluto è ricco di ghiandole grasse,
la risposta è un aumento della secrezione di sebo; è questo il caso della forfora, nonostante il cuoio appaia secco. L’origine di questo disturbo è sempre sebaceo:
la forfora, infatti, è sebo che si è seccato, mentre in profondità la problematica
continua con la produzione eccessiva di sebo. Combattere la forfora con prodotti
aggressivi crea un effetto rimbalzo: è un errore pensare di poterla curare con
prodotti che seccano il cuoio, in questo modo non si fa altro che aumentare il
problema perché la produzione di sebo aumenta.
Shampoo chimicizzati per eliminare la forfora peggiorano la situazione e, a lungo
andare, anche i capelli possono subire un danno. Un principio fondamentale da
tenere a mente è che il grasso si scioglie con il grasso, ecco perché il miglior
shampoo per affrontare problematiche di questo tipo è quello al miele, uno dei più efficaci sebonormalizzanti esistenti in natura. Se la forfora è
particolarmente tenace è possibile usare preparati già esistenti in commercio
a base di betulla, achillea o timo. Ognuna di queste piante è indicata per la cura di un particolare aspetto del
problema. Sono piante che – come il miele – normalizzano la produzione sebacea
e sono quindi indicate nel trattamento delle infiammazioni del cuoio capelluto.
Nelle forfore secche, in cui prevale la sensazione di aridità del capo e non è
presente prurito, sarà da preferire la betulla; nelle forfore grasse, le più diffuse, dove le squame aderiscono le une sulle
altre andando a formare spesso strati molto spessi, molto efficace è l’achillea. La forfora può essere infine molto pruriginosa quando è presente un fungo dal
nome pityrosporum: in questi casi, anche se la forfora è poco diffusa, contro il prurito è più
indicato il timo. La forfora si concentra principalmente sulla nuca perché lì i capelli tendono
ad essere più lunghi e l’evaporazione è più difficoltosa. Consigliati gli shampoo
naturali, neutri e senza alcun profumo aggiunto; un buono shampoo non deve fare
troppa schiuma. Essa infatti sottrae acqua da pelle e capelli. Meglio gli shampoo
olio, che non fanno schiuma, puliscono meglio i capelli e non li danneggiano.
Il ph di tutto ciò che riguarda la pelle deve essere vicino al 5.5, idem per
gli shampoo, al contrario solitamente quelli commerciali hanno un ph superiore
al 6 favorendo l’attacco da parte di funghi e batteri. Contro la cute secca è
utile poi utilizzare prodotti a base di borragine.
La psoriasi confinata al cuoio capelluto trova giovamento con il cardo mariano. È di dovere specificare però che si tratta di una patologia autoimmune che
può avere anche aspetti gravi, ecco perché la fitoterapia può essere un coadiuvante
ma non una cura.
Piccolo inciso: è importante trattare bene la propria pelle, anche quando si
parla di cuoio capelluto, perché essa è un organo unico e, in quanto tale, le
infiammazioni che colpiscono una porzione di cute hanno ripercussioni su tutto
l’insieme. Un esempio su tutti: alcune forfore sono responsabili addirittura di
irritazioni ascellari. I capelli andrebbero tenuti sciolti la maggior parte del
tempo perché la trazione a cui sono obbligati quando sono raccolti nell’elastico,
fa sì che non circoli sangue nelle zone interessate e che quindi non arrivi nutrimento
ai capelli. Preparati a base di ortica aiutano a portare sangue lì dove esso non arriverebbe: in erboristeria si possono
trovare preparati a base di ortica già confezionati con i quali tamponare, aiutandosi
con della garza, le zone delle tempie e della fronte. La zona subirà un piccolo
arrossamento che durerà pochi minuti, segno del fatto che il prodotto sta svolgendo
correttamente la sua azione: per tutta la giornata il sangue circolerà meglio.
Grazie alle piante e ai rimedi naturali, infine, è possibile conservare la pettinabilità
e la lucentezza dei capelli: le donne tendono ad usare i balsami, ma è importante
che essi non siano fatti con grassi animali. In questo caso, infatti, ingrassano
ulteriormente la pelle. Meglio i balsami su base vegetale che contengano mucopolisaccaridi, catene zuccherine complesse che avvolgono il capello, lo rendono elastico,
pettinabile e accrescono il suo volume andando ad aumentarne leggermente lo spessore.
In natura la pianta più ricca di mucopolisaccaridi è l’achillea ma tutte le composite (ad esempio calendula, camomilla e tarassaco) sono ricche di questi zuccheri. In commercio esistono schiume già pronte confezionate
con queste piante da usare per la bellezza dei propri capelli.
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Contrariamente a quello che si crede i capelli possono essere lavati anche tutti
i giorni, l’importante è utilizzare shampoo non aggressivi. Ai capelli nuoce sia
l’aggressività di certi prodotti ma anche lo sporco che ristagna. Gli shampoo
da uso frequente sono principalmente oleosi.
Come la pelle viene danneggiata dai raggi del sole, stesso discorso vale per
i capelli. Questi ultimi, infatti, si trovano a dover sopportare temperature molto
alte quando vengono asciugati con phon e piastre ma anche d’estate, a causa dell’azione
dei raggi ultravioletti. La natura viene incontro, anche in questo caso, donando
soluzioni erboristiche adatte anche a contrastare le lesioni che l’eccessivo calore
provoca ai capelli. I capelli, infatti, sono fatti di proteine ricche di zolfo
che si staccano a contatto con temperature alte andando a danneggiare il capello
nella sua interezza. Per questo non devono essere sottovalutate le doppie punte,
sintomo di mala salute dei capelli.
Vietati gli oli essenziali che derivano dagli agrumi prima di sottoporre il capello
ad alte temperature, ad eccezione di quello di rosmarino, rimedio antichissimo che è in grado di proteggere i capelli dall’azione del
sole. Stesso discorso vale per l’azione di phon e piastre ad alte temperature.
Fermo restando che si consiglia caldamente di evitare di stressare i capelli sottoponendoli
ad alti livelli di calore, passare tra i capelli con un pettine e dopo averli
lavati qualche goccia di olio essenziale di rosmarino, protegge la capigliatura
dall’azione della temperatura ma anche del vento e del freddo creando una sorta
di schermo.
Infine contro i capelli sfibrati è possibile fare delle maschere e impacchi nutrienti
unendo: argilla verde e 10 gocce di tintura madre di achillea; il composto si lascia in posa sui capelli avvolto da un asciugamano fino a
che non si secca e in seguito rimosso con uno shampoo delicato e acqua tiepida.
La maschera si può applicare anche ogni 15 giorni e, unita all’uso di prodotti
naturali e poco aggressivi, aiuta anche a ricompattare le doppie punte.
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