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IL FOGLIO ILLUSTRATIVO DEI FARMACI - IL BUGIARDINO |
A cura del Dott. Fabio Raja |
Un farmaco, prima di esser messo in vendita, è analizzato con una lunga serie
di esperimenti: da quelli di laboratorio, su animali, su volontari, fino alla
verifica clinica su pazienti che danno il loro benestare e sono a lungo controllati.
Il farmaco che arriva sui banchi delle farmacie, ha superato, perciò, molte prove
e può essere considerato sicuro.
Il Ministero della Salute sorveglia di continuo tutti i farmaci avvalendosi della
collaborazione di tutti i medici ospedalieri e del territorio che segnalano tempestivamente
qualsiasi reazione sfavorevole attribuibile all’uso di farmaci. Malgrado ciò,
nella storia della medicina, anche quella recente, ci sono stati casi di medicinali
largamente commercializzati che, nonostante tutto, hanno causato gravi problemi.
Lo scandalo del talidomide , un sonnifero che, assunto da donne in gravidanza provocò, agli inizi degli
anni Sessanta, gravi malformazioni in migliaia di feti e il caso Lipobay, il rimedio contro il colesterolo recentemente ritirato dal commercio, dimostrano
che nonostante controlli e test rigorosi, i farmaci possono riservare sorprese.
I medicamenti, perciò, vanno utilizzati con grande attenzione, soltanto quando
realmente necessari, su consiglio del medico e dopo una attenta lettura del bugiardino.
Composizione
La prima cosa che si trova nel foglietto illustrativo è la composizione del farmaco.
Il principio attivo è la sostanza cui si devono gli effetti benefici del medicamento, mentre gli
eccipienti sono i composti aggiunti per favorirne conservazione e assorbimento. Si tratta
per lo più di sostanze inerti che non dovrebbero causare disturbi, ma è possibile
che alcune persone non le tollerino. Tra gli eccipienti , infatti, potrebbero esserci proteine del latte, verso cui alcune persone sono
allergiche, o amido di frumento, con tracce di glutine, nocivo ai celiaci. Si
capisce, perciò, che persone allergiche o con intolleranze alimentari, devono
informarsi sugli eccipienti , anche perché è umanamente impossibile che il nostro medico possa conoscere
tutti quelli utilizzati nelle migliaia di farmaci in commercio.
Indicazioni terapeutiche
È l’elenco delle malattie o condizioni per le quali il Ministero della Sanità,
dopo una scrupolosa verifica, ne ha autorizzato la vendita. In altre parole, il
Ministero certifica che quel farmaco può essere usato solo nei casi elencati nel
bugiardino . È chiaro, perciò, che la malattia per la quale viene assunto quel farmaco
deve trovarsi in questo elenco.
Potrebbe accadere, ma molto raramente, che il nostro medico prescriva un farmaco
per curare una malattia che non si trova tra quelle indicate. Il medico ha, infatti,
la facoltà di prescrivere farmaci anche per indicazioni non registrate. Il cosiddetto
"Decreto Di Bella" regola questa la possibilità: in singoli casi, se non ci sono
cure alternative e in presenza di seri studi scientifici che dimostrano l’efficacia
di quel farmaco su quella malattia, a condizione che il medico se ne assuma la
piena responsabilità e rispetti il preciso obbligo di informare il paziente.
L'informazione deve essere completa e comprensibile, e soprattutto deve essere
chiaro al paziente che quel farmaco non è stato studiato dal Ministero della Salute
per quella malattia. Si tratta, comunque, di farmaci le cui caratteristiche di
bontà, sicurezza ed efficacia sono state certificate dal Ministero della Salute,
anche se per altre malattie. Il decreto del Ministero della Salute prende atto,
in tal modo, dell'esistenza di farmaci efficaci per indicazioni terapeutiche non
approvate dallo stesso Ministero.
Questo può accadere per almeno due motivi:
La prescrizione effettuata per indicazioni, o vie di somministrazione, non autorizzate dal Ministero della Salute non può essere a carico del Servizio sanitario nazionale e il costo della terapia è quindi a carico del paziente.
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Sono quelle condizioni, o malattie preesistenti o coesistenti, che sconsigliano
l’impiego di quel medicinale.
I medici parlano di controindicazioni relative ed assolute.
Non è consigliabile per un diabetico, per esempio, assumere farmaci a base di
cortisone perché questa sostanza peggiora il diabete. Il cortisone, perciò, è
controindicato nei diabetici.
Può accadere, però, che il medico decida ugualmente di somministrare cortisone
ad un diabetico perché lo ritiene indispensabile in quella circostanza. Il medico,
in questo caso, utilizzerà il cortisone con estrema cautela, controllando continuamente
la glicemia ed aumentando, eventualmente, le dosi di insulina o degli antidiabetici
che si prendono per bocca. È, perciò, una controindicazione relativa.
Una controindicazione assoluta è, invece, una condizione per la quale per nessuna ragione un certo farmaco può
essere somministrato ad un paziente.
Per esempio, gli anticoagulanti orali non devono assolutamente essere somministrati
durante il primo trimestre di gravidanza per le malformazioni che possono causare
nel feto e nelle ultime 4-6 settimane, per il rischio emorragico nel neonato,
dovuto al fatto che l’anticoagulante attraversa la placenta.
Precauzioni d'impiego
Preesistenti condizioni o malattie possono essere compatibili con una certa medicina,
non ci sono, in altre parole, controindicazioni assolute o relative.
Con questo avvertimento, tuttavia, i responsabili della sanità vogliono attirare
l’attenzione del medico e del consumatore sul fatto che l’assunzione di quel farmaco
richiede particolari riguardi oltre a quelli comuni a tutti i farmaci.
Interazioni
È una parte importante del foglietto perché ci avverte che la contemporanea assunzione
di quel farmaco e di altre sostanze può causare effetti indesiderati, ridurne
l’efficacia o, addirittura potenziarne l’effetto, consigliando in tal caso una
riduzione della dose.
Il problema dell’interazione tra farmaci è un problema in aumento, poiché la
scoperta di nuove interazioni fatica a tenere il passo dell’introduzione di nuove
sostanze curative. È bene perciò ricordare al nostro medico le medicine che stiamo
già assumendo e fare un successivo controllo sul bugiardino.
Effetti Collaterali
Sono i disturbi, effetti non graditi, che il farmaco può procurare insieme a
quelli curativi. Si tratta perciò di inconvenienti che non possono essere separati
dal beneficio.
Il cortisone, ad esempio, provoca ritenzione d’acqua e, per cure prolungate,
causa un particolare aspetto del volto che i medici chiamano facies lunare cioè “faccia a luna piena”. Sono disturbi che non possono essere del tutto eliminati,
che il medico potrà, al massimo, mitigare.
In certi casi gli effetti collaterali intervengono sempre, mentre in altri casi,
solo una parte dei pazienti ne soffrirà. Gli antinfiammatori, per esempio, provocano
in alcuni pazienti bruciori di stomaco, ulcere e sanguinamenti gastrici, ma ci
sono altre persone che li assumono senza avere nessuno - o modesto - disturbo.
Di fronte ad importanti effetti collaterali il medico valuterà con attenzione
il bilancio tra i benefici e i malesseri che quella cura provoca. Se quella medicina
è insostituibile per curare una grave malattia, il piatto della bilancia penderà
dalla parte dei benefici, anche se procura spiacevoli effetti collaterali. Diversamente,
se gli effetti negativi si fanno gravi e minacciosi, il medico sospenderà la cura
e, se possibile, ne prescriverà un’altra anche se meno efficace.
Tra gli effetti secondari dei farmaci il più temuto è la reazione allergica che
si manifesta, più frequentemente, dopo l’assunzione di antibiotici con un semplice
arrossamento della pelle e prurito o con disturbi più gravi sino allo shock anafilattico.
Anche se i disturbi sono leggeri bisogna sospendere immediatamente il farmaco,
avvisare il medico e mai più assumere lo stesso farmaco o farmaci appartenenti
alla stessa famiglia. Più frequentemente, l’assunzione di antibiotici causa diarrea.
Questo accade perché il farmaco uccide i batteri che sono responsabili della malattia,
ma anche quelli che normalmente vivono nell'intestino e svolgono utili funzioni.
Si produce, in tal modo, uno scompenso tra le varie specie di batteri che abitano
il nostro intestino, che causa la diarrea.
Vie di somministrazione
Tutti i farmaci possono essere assorbiti nel nostro corpo attraverso due vie:
quella enterale e quella parenterale.
I farmaci enterali sono quelli assimilati dall’intestino e possono essere introdotti dalla bocca
(via orale ) sotto forma di gocce, sciroppi, capsule, compresse o polveri da sciogliere
in acqua o il retto (via rettale) come supposte e microclismi, cioè piccoli clisteri medicati.
I farmaci parenterali, invece, non passano per l’intestino. Ci sono molte vie di introduzione dei
farmaci parenterali , alcune delle quali richiedono l’intervento o la presenza del medico, come
la via endovenosa, intrarteriosa, endopleurica e tantissime altre. In altri casi i farmaci possono essere presi dal paziente
per via parenterale con tranquillità, senza l’intervento medico. Molte sostanze,
per esempio, sono assimilate attraverso la pelle, sfruttando la capacità della
cute di assorbirle lentamente e con regolarità. È un modo di prendere farmaci
che ha avuto un grande sviluppo in questi ultimi anni con l’introduzione di cerotti
medicati contenenti sostanze contro la pressione alta, per dilatare le coronarie
e per la terapia sostitutiva della menopausa. Lo stesso vale per pomate e gel.
Non bisogna confondere questa via, che i medici chiamano transdermica, con l’uso topico di pomate, colliri, creme, ovuli e gel. In quest’ultimo caso, infatti, i farmaci
agiscono per contatto con la parte malata, per esempio un muscolo infiammato o
la pelle ustionata: hanno cioè solo un effetto locale. Nella via transdermica, invece, il farmaco è assorbito dalla pelle, penetra nel sangue e si distribuisce
a tutto l’organismo, sviluppando la sua azione curativa su organi lontani dal
punto d’assorbimento: ha cioè un effetto generale.
Molti farmaci sono ben assorbiti attraverso le mucose, come quella del naso o
della bocca. Le compresse messe sotto la lingua, via sublinguale, sfruttano le buone proprietà d’assorbimento della bocca e la gran ricchezza
di vasi sanguigni della lingua.
Una via fortunatamente oggi è meno usata è quella intramuscolare. Il ricorso alle punture, terrore di bambini e non solo, era giustificato dal
fatto che in passato l’assorbimento attraverso l’intestino di molte sostanze era
insignificante o incostante. Oggi, i chimici farmaceutici possono fabbricare antibiotici
perfettamente assorbiti dall’intestino e che possono essere dati tranquillamente
per bocca. È una fortuna perché le iniezioni intramuscolari, ancora oggi possono,
specie se non eseguite a regola d’arte, provocare fastidiosi ascessi.
C’è, infine, la possibilità di iniettare il medicinale nel grasso sotto la pelle,
la via sottocutanea, che può essere praticata dal paziente stesso. È ideale per quelle malattie
per le quali il farmaco deve essere iniettato per lunghi periodi, se non per tutta
la vita, talora più volte al giorno. In tal modo le cure con l’insulina o certi
anticoagulanti non creano altri disagi ai pazienti che sono completamente autonomi
e non hanno bisogno di altre persone per le iniezioni.
Qualche consiglio pratico
La cataratta è la malattia oculare più conosciuta nell'anziano, ma ci sono altre patologie che, se non riconosciute e curate in tempo, possono portare alla cecità. Glaucoma e retinopatia diabetica, per esempio, possono essere trattate a seguito di una tempestiva diagnosi fatta...
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