Il termine Fibromialgia (FM) deriva dall’unione della parola latina fibra e da quelle greche myo (muscolo) e algos (dolore) e si utilizza per indicare una sindrome caratterizzata da dolore muscoloscheletrico
diffuso associato a rigidità e astenia. Il dolore cronico interessa i muscoli
e le strutture connettivali fibrose (legamenti e tendini), non è sempre presente
ma compare ad intervalli e colpisce prevalentemente le spalle, la colonna vertebrale,
il cingolo pelvico, le braccia, i polsi e le cosce. Al dolore cronico si associano
altri sintomi tipici del quadro, che possono manifestarsi anche solo in parte,
ma che accompagnano sempre la sintomatologia dolorosa. La sindrome è prevalente
nel sesso femminile e il suo esordio avviene tra i 20 e i 30 anni; tuttavia, questo
intervallo può variare molto perché spesso i soggetti che ne soffrono aspettano
diverso tempo prima di consultare gli specialisti, convivendo anche per molto
tempo con i sintomi.
Per confermare la diagnosi di FM è necessario sottoporre il soggetto ad un’accurata
indagine clinica attraverso specifici esami di laboratorio, soprattutto perché
questa sindrome può simulare altre condizioni cliniche come la depressione, i disturbi reumatici e la sindrome da stanchezza cronica (CFS). Per confermare la presenza di FM il soggetto deve accusare dolori muscolari
senza causa specifica da più di tre mesi che non rispondono ai comuni antidolorifici,
senza la presenza di alterazioni evidenti di alcuna natura, né nel sangue, né
a livello muscolare, articolare e neurologico; inoltre, anche gli indici di infiammazione
devono risultare tutti nella norma.
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Questa sindrome è stata riconosciuta e accettata a livello internazionale
con
la Dichiarazione di Copenaghen del 1994 e, grazie ai numerosi studi sul tema effettuati
negli ultimi dieci anni, sono state tracciate le linee guida per la diagnosi.
Ciò che distingue la FM da altre patologie reumatiche dolorose è la presenza di
specifici punti focali chiamati Tender points. Questi punti, tendinei o muscolari, individuati durante la visita medica, diventano
dolenti alla digitopressione e la reazione al test serve a confermare o no la
diagnosi di FM. I tender point coinvolti devono essere almeno 11 sui 18 individuati
nella “mappatura” corporea. Il dolore provato dal paziente deriva dal fatto che
i muscoli, costantemente in tensione, provocano dolore e rigidità; inoltre il
continuo stato di tensione esaurisce le energie procurando stanchezza e difficoltà
anche nel fare piccoli sforzi.
Sintomi e cause Nella FM il dolore, sintomo cardine della patologia, è atipico, migrante, diffuso
e si manifesta dal collo fino agli arti inferiori. Nel 90% dei casi il dolore,
soprattutto mattutino, si accompagna a stanchezza e facile affaticabilità che
compromettono fortemente la qualità della vita del paziente, costretto a riposi
prolungati e a stati di adinamia.
La presenza dell’astenia come sintomo predominante accanto a quello del dolore
cronico, ha generato una confusione diagnostica tra la fibromialgia e la sindrome
da stanchezza cronica (CFS), poiché le due sindromi presentano sintomi molto simili.
Tuttavia, esistono delle sostanziali differenze che sono determinanti per distinguere
le due patologie.
Nella sindrome da stanchezza cronica il sintomo che prevale è la stanchezza,
mentre nella fibromialgia è il dolore cronico, localizzato in punti specifici, ad affliggere il soggetto. Inoltre nella CFS
è stata individuata nella maggioranza dei casi un’origine di tipo virale (spesso,
infatti, l’esordio avviene in seguito ad una sindrome influenzale), mentre nella
FM l’eziologia è più specificatamente connessa ad un trauma, sia fisico che psichico. Il dolore è presente anche nella CFS ma non si concentra nei tender points
e non regredisce con alcune strategie terapeutiche, come ad esempio la massaggioterapia, molto efficace invece nel dolore del fibromialgico.
Queste sostanziali differenze non escludono, tuttavia, la contemporanea presenza
delle due sindromi nello stesso soggetto. Inoltre le terapie messe in atto per
curare sia la CFS che la FM, soprattutto nell’approccio della medicina classica,
sono molto simili.
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La sindrome è caratterizzata anche da altri sintomi che spesso complicano
la
diagnosi. Tra questi quelli più frequenti sono:
• Insonnia, sonno non riposante, disturbi nell’addormentamento, mancanza di sonno
profondo;
• Crampi e movimenti incontrollati delle gambe durante la notte (Sindrome delle gambe senza riposo);
• Parestesie, formicolii, intorpidimento;
• Cefalea nucale, temporale e sovraorbitaria:
• Dolori ai polsi, alle braccia e alle mani;
• Disturbi gastrointestinali (sindrome del colon irritabile e gastrite);
• Dolori al volto, alle mascelle e alle mandibole;
• Dismenorrea e disturbi sessuali (ad es. vaginismo);
• Alterazioni della temperatura corporea. Molto frequente è l’ipersensibilità
al freddo;
• Vertigini, senso d’instabilità e di sbandamento;
• Disturbi urinari;
• Acufeni;
• Tachicardia associata a dolore nella regione sternale (costocondralgia);
• Allergie ai farmaci e stagionali, intolleranze alimentari o reazioni allergiche
legate a sostanze chimiche;
• Disturbi cognitivi con confusione, difficoltà di concentrazione e perdita di
memoria a breve termine. Tali manifestazioni sono definite “fibro-fog” ovvero
annebbiamento fibromialgico.
Molti soggetti affetti da FM manifestano fenomeni ansiosi o depressivi, spesso
associati ad attacchi di panico. Lo stato depressivo, soprattutto, si verifica nella FM come nel caso di tutte
le malattie che comportano un dolore cronico.
Le cause della FM sono multifattoriali e risiedono nei traumi, nelle condizioni
di stress psico-fisico, nell’esposizione al freddo e all’umidità, nelle posture
viziate e nella predisposizione familiare.
Sull’origine psicosomatica della FM ci sono molte teorie controverse poiché spesso
l’individuazione dell’aspetto psichico tra le cause scatenanti ha portato ad un’erronea
interpretazione della sintomatologia riportata dal paziente. Tutti i soggetti
che soffrono di fibromialgia hanno sperimentato nel tempo un lungo percorso di
visite, esami e ripetuti controlli per avere delle risposte sulla causa della
loro sofferenza. L’assenza di risultati evidenti negli esami di laboratorio genera
uno stato di paura e frustrazione del soggetto che spesso non viene creduto, né
dai medici, né dai familiari. Il dubitare dell’esistenza della fibromialgia che
dovrebbe essere trattata e curata come una qualunque altra patologia, aumenta
l’isolamento, genera sensi di colpa e sentimenti di rabbia che hanno come conseguenza
l’aumento del dolore cronico.
La FM non è mortale, non causa deformità e, soprattutto, non è progressiva né
invalidante. Alla base della strategia terapeutica adottata per questa malattia c’è l’informazione
e la conoscenza su di essa che aiuta il paziente ad adattarsi migliorando la prognosi.
Anche l’utilizzo della rete, la diffusione delle informazioni, le pubblicazioni
e i gruppi di supporto rappresentano un grande sostegno per i malati che si confrontano
tra loro, escono dall’isolamento e diventano più attivi nelle strategie di reazione.
Comprendere l’aspetto psichico è molto importante perché fa parte delle cause
di innesco del disturbo. Lo stress continuato e persistente o quello traumatico
che deriva da lutti, separazioni, eventi negativi e la presenza di un contesto
ansiogeno (familiare e lavorativo) può scatenare la sindrome in soggetti predisposti.
Questi ultimi sono caratterizzati da ipersensibilità, forte senso del dovere,
cattiva gestione delle emozioni e grande dipendenza affettiva che li porta a chiedere
continue conferme all’esterno.
La costante tendenza a reprimere le emozioni provoca un’implosione di energie
negative che si trasforma nel corpo in una gabbia invisibile che blocca i muscoli,
inibendo l’azione e caricando di attrito e dolore i movimenti.
Il trattamento omeopatico della FM Nella visione omeopatica il dolore del fibromialgico è una risposta difensiva dell’organismo e della
mente che cercano di adattarsi allo stato di stress.
Quando si analizzano i sintomi, il quadro offerto dalla medicina alternativa
si concentra su alcuni aspetti che vengono indagati per individuare con precisione
le cause della malattia.
Nell’approccio omeopatico il ruolo dello stress è determinante, come dimostrano
le teorie della PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia): un elevato e prolungato livello di stress provoca un eccesso di produzione
del cortisolo. Tale condizione genera un blocco del sistema immunitario che procura
molti disturbi, tra cui il calo delle difese immunitarie, infezioni ricorrenti
e sindromi dolorose.
Per ripristinare la funzione psico-neuro-endocrina-immunitaria del soggetto vengono
utilizzati rimedi omeopatici e omotossicologici.
Oltre agli aspetti psichici, nella diagnosi viene data grande rilevanza a due
elementi: l’eventuale presenza di un’intolleranza al glutine e ilfunzionamento della tiroide. Nel primo caso possono verificarsi sintomi funzionali non solo a carico dello
stomaco e del colon, ma anche asma, cefalee e vaginiti, insonnia, astenia e dolori
cronici, quadro che corrisponde a quello della FM. Nell’indagine clinica è fondamentale
controllare i valori della tiroide, poiché i sintomi di cui soffre il fibromialgico
si confondono con quelli di una condizione chiamata ipotiroidismo che procura stanchezza cronica, estrema freddolosità e dolori muscolari diffusi.
Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato una stretta somiglianza tra
le due condizioni cliniche (che vengono spesso confuse) e un netto miglioramento
dei sintomi dopo il trattamento dell’ipotiroidismo. In questi casi la terapia
alternativa utilizza gli organoterapici per ripristinare l’equilibrio della tiroide
ed agire contemporaneamente sulla sintomatologia.
In molti soggetti la FM procura dei sintomi talmente severi da compromettere
la qualità della vita. In questi, come negli altri casi, il migliore approccio
terapeutico è quello multimodale che si basa principalmente sull’educazione del
paziente, anche attraverso l’informazione sulla patologia e sul programma terapeutico,
sulle modificazione dello stile di vita, soprattutto con l’inserimento di una
moderata e continuativa attività fisica, e un supporto psicologico (o psichiatrico)
abbinato alle cure farmacologiche.
L’omeopatia, in associazione con il cambiamento dello stile di vita e la gestione
di eventuali disturbi o condizioni correlate alla FM, è molto efficace nella risoluzione
dei sintomi. Inoltre l’approccio omeopatico è utile per ridurre al minimo le terapie
farmacologiche che procurano molti effetti collaterali nei pazienti.
Come per tutte le altre patologie, l’omeopatia non lavora solo sui sintomi ma
sulla costituzione del soggetto in cui coesistono tutti gli elementi della persona,
dalla struttura fisica, alla sensibilità fino all’aspetto psichico ed emozionale.
I rimedi vanno valutati dal medico curante che, dopo aver ascoltato con attenzione
i sintomi riportati dal paziente, stabilirà le potenze e le posologie più indicate.
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