Il dimagrimento è una diminuzione temporanea o stabile del peso corporeo che può essere fisiologica
se si mangia meno, provocata da una patologia, oppure indotta volontariamente
dal soggetto stesso per risolvere un aumento di peso problematico che si traduce
in due importanti fenomeni: il sovrappeso e l’obesità.
Il peso ideale varia da individuo ad individuo ed è determinato da diversi fattori tra i quali
il sesso, l’altezza e il tipo di corporatura. Se il peso si sposta da quello ideale,
oscillando tra il 10 e il 20% viene considerato sovrappeso, mentre quando supera il 20% si parla di obesità. Nella maggior parte dei casi il sovrappeso è la conseguenza di un’errata alimentazione
che consiste in uno sbilanciamento tra apporto calorico e consumo energetico rispetto
alla quantità troppo bassa di attività fisica. Quando, invece, si parla di obesità
il problema è più complesso e prescinde dal fattore estetico. Normalmente questa
condizione è la conseguenza di un’alimentazione troppo abbondante (iperalimentazione) associata ad uno stile di vita non regolare.
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In medicina esiste uno strumento utile che aiuta le persone ad avere
un’indicazione
sul proprio peso forma: l’IMC (indice di Massa Corporea o BMI, Body Mass Index) mettendo in rapporto le misure del peso e dell’altezza,
stabilisce le diverse condizioni di sottopeso, peso normale (normopeso), sovrappeso o obesità (più o meno grave). L’obesità si presenta quando le calorie complessive introdotte
con l’alimentazione eccedono il fabbisogno energetico. Quest’ultimo è determinato in parte dal metabolismo basale, ovvero dalla quantità
di energia necessaria per mantenere le funzioni vitali dell’organismo a riposo,
e in parte dal livello di attività fisica.
L’obesità è considerata una malattia sociale; il tasso delle persone in sovrappeso
e con obesità risulta in aumento rispetto al passato, soprattutto nei Paesi più
avanzati. La causa del fenomeno sono le abitudini alimentari errate e lo stile
di vita sedentario e fortemente stressante condotto dalla maggior parte delle
persone. Un dato preoccupante è l’aumento dell’obesità tra i bambini e gli adolescenti; all’origine del fenomeno c’è, oltre ad un’errata educazione
alimentare acquisita in famiglia, un peggioramento delle problematiche emotive
che hanno trasformato il cibo in un surrogato affettivo.
L’obesità è un fattore di rischio per lo sviluppo di altre importanti patologie
croniche come le malattie respiratorie, Il diabete mellito di tipo 2 (non insulino-dipendente), l’ipertensione, l’ictus, i disturbi cardiovascolari e alcune forme di cancro. Essa, inoltre,
è considerata una delle maggiori cause di morte precoce.
I rischi per la salute che provengono dall’obesità non sono limitati ad essa;
anche un aumento di peso meno considerevole può compromettere la salute di un
individuo. L’unica modalità valida ed efficace per perdere peso è introdurre con gli alimenti
una quantità di energia minore rispetto a quella spesa con l’attività fisica.
Quindi, una dieta ipocalorica ed equilibrata, unita ad una costante attività fisica, è l’unico sistema per
ottenere un reale dimagrimento.
Quando si parla di peso corporeo, un aspetto importante e controverso è rappresentato
dal ruolo dell’attività ghiandolare e delle disfunzioni ormonali; quest’ultime
hanno un’influenza sul peso, ma solo in parte. La tiroide, oltre a controllare i processi metabolici, agisce anche sulla velocità con
cui il corpo brucia le calorie e l’entità del loro consumo. Sicuramente la sua
azione ha una grande influenza nella gestione del percorso di dimagrimento, ma
non è determinante quanto l’azione svolta dalla quantità di cibo introdotta. Solo
in rari casi una disfunzione ghiandolare può comportare un aumento di peso rilevante
(ad esempio nell’ipotiroidismo), che però va sempre valutato alla luce delle abitudini alimentari e di vita
del soggetto. Un ruolo fondamentale è svolto dall’attività fisica che, tuttavia, deve essere costante e regolare per garantire risultati concreti.
Ci sono altre cause organiche alla base del sovrappeso e dell’obesità come quelle
endocrine, oppure le intolleranze alimentari, l’uso di cortisonici, antidepressivi e contraccettivi orali. Un problema molto
diffuso al quale spesso viene attribuita la causa del sovrappeso è la ritenzione idrica (definita anche edema), ovvero la tendenza dell’organismo a trattenere liquidi.
Il liquido extracellulare, ovvero quello presente negli spazi tra le cellule,
viene normalmente drenato dalla circolazione venosa e linfatica. Se si verifica
uno squilibrio nel sistema venoso e linfatico, si genera una stasi che determina
il fenomeno della ritenzione idrica.
Il disturbo si presenta maggiormente nelle donne e può manifestarsi già nella
fase dell’adolescenza; l’edema di solito si concentra nelle zone già predisposte
all’accumulo di grassi come le cosce, i glutei e l’addome.
Il grasso, a livello simbolico, rappresenta un elemento che fornisce energia e forza che
si mantiene nel tempo e permette al corpo di continuare a vivere. In qualche modo,
il luogo dove si concentrano i lipidi è considerato “sacro” perché legato a due
aspetti fondamentali: la sopravvivenza, poiché l’adipe è una “riserva vitale”,
una difesa dal freddo e dai traumi fisici, e il senso della vita. Questo secondo
aspetto è molto importante in quanto i lipidi vengono utilizzati al meglio, dal
punto di vista metabolico, quando il soggetto sente di vivere pienamente la sua
vita, percependola come autentica, ricca di emozioni, entusiasmi ed esperienze
in cui si riconosce. Quando la vita sembra invece “senza senso”, un luogo dove
si recita un ruolo forzato, anche il metabolismo ne risente, i grassi non
vengono smaltiti, si accumulano e si generano disfunzioni come il sovrappeso e
l’obesità.
Molti individui che hanno questo problema condividono una caratteristica: un
estremo bisogno di “calorie affettive” che si trasforma nel tentativo di colmare
il vuoto, d’amore o esistenziale, con l’accumulo energetico e l’iperalimentazione.
Ciò che il cibo evoca nel mondo emotivo è molto più importante del suo valore
nutritivo, per questo uno squilibrio alimentare non è mai svincolato da un conflitto
con le emozioni profonde.
L’alimento assume lo stesso ruolo della sostanza nelle dipendenze (droga, fumo, alcol) diventando anestesia e prigione allo stesso tempo. L’adipe
che avvolge il corpo rappresenta uno scudo, una corazza che protegge dai traumi
della vita e dagli eventi negativi. L’aspetto difensivo e auto-protettivo si traduce
sul piano estetico poiché il soggetto, assumendo una forma non attraente, scoraggia
eventuali approcci sentimentali, temuti e desiderati allo stesso tempo.
L’obesità e il sovrappeso sono molto frequenti oggi come patologie collettive
e questo dato esprime un grande malessere del nostro tempo, ovvero che molte persone
conducono delle vite senza appartenenza profonda, meccaniche e “compresse” nelle
quali le energie e la vitalità interiori rimangono intrappolate nel corpo. Anche
la familiarità ha una valenza simbolica perché non si riferisce solo ad una predisposizione
genetica ma ad un modo di nutrirsi e di vivere le emozioni, poiché in molte famiglie
la quota di comunicazione affettiva passa attraverso il cibo.
Chi cerca di dimagrire vive dentro di sé un profondo ed eterno conflitto; la
lotta continua per perdere peso comporta un dovere opprimente che carica il soggetto,
già aggravato dai pesi della vita. La trasgressione della dieta produce una sensazione
di frustrante fallimento che, unito al senso di colpa, diventa una catena d’angoscia
che alimenta la sofferenza invece di scioglierla e porta a rifugiarsi nuovamente
nel cibo.
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Il concetto di dieta e dimagrimento si intreccia con molti elementi
che spesso
non vengono considerati. L’osservazione dei bambini aiuta a chiarire questo concetto:
quando giocano o sono impegnati in determinate attività dimenticano di mangiare
e questo avviene perché il piacere di ciò che stanno facendo è talmente grande
da “nutrirli”, molto più di come potrebbe fare un alimento.
La perdita del piacere è uno dei concetti alla base della tendenza a prendere peso e del rapporto errato
con il cibo. Anche le tematiche sessuali si intrecciano con questa problematica,
soprattutto nelle donne; quando il femminile viene escluso dalla vita si determina
il rifugio nel cibo che non fa che soffocare e alimentare il disagio. Il senso
del dovere predispone ad ingrassare poiché chi è in sovrappeso è prigioniero dell’autocontrollo,
del perfezionismo, la vita diventa priva di passioni e di carica positiva, immersa
nell’insoddisfazione e nel senso d’incompletezza. Chi tenta di dimagrire e non
ci riesce non lo fa perché non è in grado di seguire una dieta o di impegnarsi
nella lotta alla perdita di peso, ma perché ha disistima di sé, si sente sfiduciato,
senza risorse, ha perso l’orientamento e assorbe solo il pensiero degli altri.
Tutti questi sentimenti orientano il cervello verso una direzione di ostilità
che il corpo prende in carico, restando cristallizzato in una stasi esistenziale.
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