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Preparazione dei ceppi organoterapici
Il processo di preparazione dei rimedi utilizzati in Organoterapia richiede un’attenzione
particolare, poiché la metodologia selezionata permette l’attivazione dei meccanismi
immunologici che determinano l’integrità dei siti immunitari dei prelievi effettuati.
Nel tempo i metodi di preparazione e controllo dei ceppi hanno subito delle evoluzioni
importanti. Fino a qualche tempo fa la lavorazione consisteva nella preparazione
di tinture madri d’organo attraverso la macerazione in una miscela di acqua-alcool-glicerina
di frammenti ghiandolari e tessutali di origine animale. La miscela veniva filtrata
dopo 21 giorni e sottoposta nel più breve tempo possibile alla diluizione omeopatica.
La fase di controllo consisteva nell’evitare qualsiasi contaminazione parassitaria
dell’animale e nella verifica dell’identità anatomo-istologica del prelievo effettuato.
Successivamente si è imposta l’esigenza di trovare un metodo che garantisse la
conservazione della struttura immunitaria antigenica dei prelievi, considerando
che il tessuto animale estratto in vivo subisce delle modificazioni dei siti antigenici
quando entra in contatto con il solvente. Oggi si utilizza la microliofilizzazione,
una metodica nuova che garantisce l’inalterabilità della struttura antigenica
e, quindi, l’affidabilità del rimedio medicamentoso.
La catena di lavorazione dell’organoterapico inizia con un primo controllo, effettuato
da un veterinario della Direzione del servizio Veterinario Dipartimentale, che
assicura l’assenza di qualsiasi affezione organica parassitaria dell’animale e
che
ci sia corrispondenza tra specie, età e sesso richiesti per l’organo prelevato.
Dopo l’abbattimento dell’animale viene eseguito un controllo macroscopico e istologico
sull’organo estratto per evitare qualunque contaminazione.
Il passaggio alla microliofilizzazione avviene subito dopo il prelievo sull’animale
abbattuto stabilizzando le proprietà dell’organo entro 60 minuti. Il rispetto
dei tempi rapidi di trasformazione garantisce la qualità del processo e l’efficacia
terapeutica.
L’organo prelevato, dopo la fase di controllo, viene triturato con una ultratrituratrice
che gira alla velocità di 20.000 giri al minuto, alla temperatura del ghiaccio
fondente; questo metodo è necessario per evitare un eventuale riscaldamento o
alterazione. Il triturato ottenuto viene successivamente pesato e suddiviso in
flaconi congelati e microliofilizzati. Terminata quest’ultima fase i flaconi vengono
tappati e sigillati: a questo punto il ceppo è inalterabile.
I ceppi ottenuti subiscono una serie di controlli, con diverse metodologie, sulla
loro qualità e attività antigenica che servono a garantire l’efficacia e la sicurezza
terapeutica dei medicamenti.
I rimedi organoterapici: descrizione e somministrazione
L’intera Organoterapia possiede circa 300 rimedi e i loro nomi corrispondono
all’organo, ghiandola o tessuto sui quali agiscono, come ad esempio: CUORE (Coeur),
STOMACO (Estomac), RENE (Rein), POLMONE (Poumon), PROSTATA (Prostate), PANCREAS
(Pancreas), MILZA (Rate), VESCICA (Vessie), FEGATO (Foie), CISTIFELLEA (Vesicule
biliaire).
La prescrizione di un rimedio organoterapico si basa su una regola specifica
di attività trifasica, che schematizza le differenti azioni sull’organo in base
alle potenze:
- La 4 CH è STIMOLANTE;
- La 7 CH è RIEQUILIBRANTE o REGOLATRICE;
- La 9 CH è FRENANTE;
Le basse potenze sono impiegate in trattamenti dove è necessario stimolare un'azione
proliferativa e riparatrice, le medie potenze per riequilibrare determinate attività
organiche e ormonali, le alte potenze per inibire organi e ghiandole in fase di
iperattività. Questo schema, tradotto nella pratica clinica, guida la scelta terapeutica
in base all’azione che si vuole ottenere sull’organo malato.
Ad esempio il medico omeopata, in tre diverse condizioni cliniche, prescriverà
PANCREAS 4 CH per curare un deficit del pancreas, THYROIDE 9 CH per frenare un
eccessivo “lavoro” della tiroide, COLON 7 CH per regolarizzare quegli stati di
alternanza tra un’attività insufficiente o eccessiva, come avviene in alcune forme
di colite.
È molto importante che nel rimedio organoterapico sia presente una certa quantità
di sostanza antigene che permetta l’azione sull’organo malato. La somministrazione
avviene per via orale con assorbimento sublinguale tramite granuli, ampolle o
fiale bevibili (che apportano 1 ml della diluizione medicamentosa) e per via rettale
tramite supposte (titolate al 10% della diluizione).
Tutte le formulazioni hanno un assorbimento rapido e non subiscono denaturazione
da parte degli enzimi digestivi.
I rimedi organoterapici sono privi di effetti collaterali e possono quindi essere
somministrati alle donne in gravidanza, agli anziani, ai bambini e ai neonati.
Nella pratica clinica le potenze indicate non hanno un valore assoluto ma possono
variare la loro attività in base alla sensibilità individuale del paziente. Lo
stesso principio vale per la scelta della posologia che va sempre affidata al
medico curante, che valuterà accuratamente tutti gli elementi per ogni singolo
caso.
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