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LO SCREENING DELLE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE |
A cura di Barbara Hugonin |
Le malattie metaboliche ereditarie sono patologie determinate da una mutazione a carico di un enzima o di una molecola
particolarmente determinante nel metabolismo di un organismo, con la conseguenza
di una carenza o di un accumulo anormale di una particolare sostanza. Il risultato
di questi deficit si traduce in sintomi vari che coinvolgono il sistema nervoso,
neuromotorio, psicomotorio, il sistema digerente, l’apparato cardiovascolare,
il fegato e comunque una serie di disturbi sistemici. Esistono circa 600 malattie
metaboliche ereditarie non tutte di facile identificazione, che colpiscono 1 bambino
ogni 500 nuovi nati.
Lo screening
Lo screening comprende una serie di esami diagnostici, analizzando nei campioni
biologici (principalmente urine, plasma e liquor) la presenza o meno di metaboliti
e sostanze in eccesso oltre che di altri parametri fuori norma. Questi esami se
effettuati alla nascita, entro le prime 48-72 ore, consentono, ove presente, il
riscontro di severe patologie, spesso debilitanti ed invalidanti. In particolare
lo screening metabolico allargato in età neonatale, permette di salvare molti
bambini dalla comparsa di sintomi precoci (malattie ad esordio neonatale) piuttosto
che da difficoltà e ritardi nell’accrescimento (forme tardive). Tuttavia la Legge
italiana prevede che siano obbligatori solo alcuni test ossia quello per diagnosticare
la fenilchetonuria (dovuta ad un deficit dell’enzima fenilalanina idrossilasi), l’ipotiroidismo congenito (causato da un deficit della produzione di ormoni tiroidei) e la fibrosi
cistica (malattia genetica che causa anche carenza di amminoacidi). Soltanto la
Regione Toscana dal 2004 ha reso obbligatorio lo screening metabolico allargato
per oltre 40 patologie metaboliche ereditarie, a questo progetto si è appoggiata
la Regione Umbria; inoltre sono partiti progetti pilota in Emilia Romagna, in
Veneto e nel Lazio ma si è ancora lontani dall’avere una legge vera e propria
che regolamenti la situazione.
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Patologie e terapie
Le malattie metaboliche ereditarie, vengono solitamente ereditate in maniera
recessiva (autosomica o legata al cromosoma X), da genitori portatori del gene mutato. Non per tutte
le patologie metaboliche è possibile somministrare una terapia adeguata, in parte
per la gravità e in parte per l’inadeguatezza della ricerca che ove può, riesce
ad individuare una strategia terapeutica mirata. Lo screening deve procedere di
pari passo con la ricerca clinica, per fare in modo che pian piano le patologie
definite ‘orfane’, cioè senza una denominazione specifica perché dalla causa incerta
e quindi senza cura, abbiano una progressiva risoluzione. Purtroppo il fattore
economico è di gran lunga rilevante poiché dedicarsi alla ricerca ed allo studio
di terapie particolari, richiede molti fondi ma ha scarso interesse farmaceutico
e questo è un ostacolo davvero grande per la riuscita di una cooperazione tra
più centri specializzati in malattie metaboliche.
Tra le diverse patologie conosciute per rendere più chiara la situazione attuale,
in merito a questo tema, è utile analizzare ad esempio una malattia come la galattosemia, che non è da confondersi con l'intolleranza al lattosio, ma è dovuta all’incapacità
di metabolizzare il galattosio; causa di 3 possibili mutazioni a livello enzimatico,
questo deficit se non diagnosticato può risultare mortale. Infatti l’incapacità
di trasformare il galattosio in glucosio determina la comparsa di cirrosi, deficit neurologici, epatosplenomegalia, aciduria. La diagnosi prenatale consente
di individuare, prima della nascita, la presenza o meno di questo deficit, pertanto
la mamma nel caso dovrà evitare di assumere alimenti contenenti lattosio e galattosio,
mentre nel caso venga diagnosticato al nascituro, la dieta dovrà escludere alimenti
a base di lattosio, di galattosio ed i fermenti lattici. Ad oggi sembra che la
dieta sia l’unico mezzo insieme ad una diagnosi precoce per minimizzare gli effetti
della malattia.
Un caso diametralmente opposto è rappresentato dalla Sindrome di San Filippo o mucopolisaccaridosi di tipo III (MPS III), una patologia dovuta ad errata
sintesi ed accumulo di mucopolisaccaridi. Esistono 4 forme di MPS, ma la Sindrome
di San Filippo è una variante piuttosto grave, diagnosticabile attraverso la coltura
cellulare di fibroblasti ed anche con una biopsia del tessuto. Questa sindrome
può esordire intorno ai 2-3 anni con ritardo mentale, disturbi comportamentali
con atteggiamenti aggressivi ed autolesionisti, mentre l’esordio più tardivo avviene
intorno ai 10 anni, con difficoltà motorie, disturbi nel linguaggio, oltre a segni
evidenti, quali ingrossamento delle guance per l’accumulo di grasso, malformazioni
scheletriche e spinali e dolori diffusi. La terapia farmacologica in questo caso
non esiste, esistono dei tentativi sperimentali di approccio chirurgico per intervenire
sulle malformazioni morfologiche, mentre è in corso il tentativo di approcciarsi
ad una terapia genica per minimizzare gli effetti sul metabolismo.
Questi sono due esempi diametralmente opposti ma esplicativi di questa complessa
categoria di patologie, ancor più aggravata dal fatto che una mutazione responsabile
di una determinata patologia metabolica, può interessare un gene in più punti,
generando così diverse varianti, con conseguenti differenze nei sintomi, nella
gravità della patologia e, nell’età d’esordio.
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Bibliografia:
Burton B (1998). Inborn errors of metabolism in infancy: a guide to diagnosis. Pediatrics 102 (6): E69
Kleijer WJ, Geilen GC, Janse HC, et al. (1996). Cathepsin A deficiency in galactosialidosis: studies of patients and carriers
in 16 families. Pediatr. Res. 39 (6): 1067–71
Zschocke Hoffmann, Vademecum Metabolicum, Torino, Edizioni medico scientifiche, 2005.
La cataratta è la malattia oculare più conosciuta nell'anziano, ma ci sono altre patologie che, se non riconosciute e curate in tempo, possono portare alla cecità. Glaucoma e retinopatia diabetica, per esempio, possono essere trattate a seguito di una tempestiva diagnosi fatta...
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