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SINDROME DA CLASSE ECONOMICA |
a cura di Fabio Raja |
E' l'ultima e, sicuramente, la più giovane vittima di quella che i media di tutto
il mondo, dando la notizia nei giorni successivi, hanno chiamato l'economy class syndrome . La sindrome da classe economica è una malattia che può colpire, al termine
di viaggi aerei molto lunghi, coloro che viaggiano in classe economica. I medici,
però, preferiscono parlare di sindrome dei viaggiatori perché se ne hanno notizie
anche in passeggeri di business class, come accadde nel 1994 al Vice Presidente
Americano Dan Quayle, e in passeggeri di pullman ed automobile. La lunghezza del
viaggio e lo stare immobili rannicchiati in scomode poltrone, sono sicuramente
fattori in grado di provocare quest'evento che si verifica sopratutto in soggetti
predisposti.
Le cause
Come in seguito confermarono gli accertamenti compiuti sul corpo di Emma, il fatale malore fu provocato da un'embolia polmonare, causata dal distacco di
un grumo di sangue che si era formato nelle grosse vene che si trovano nella profondità
delle gambe.
In questi vasi il movimento del sangue verso il cuore è molto lento perché il
sangue deve salire contro la forza di gravità. La sua progressione è resa possibile
essenzialmente dall'azione dei muscoli del polpaccio che, contraendosi durante
il cammino, spremono le vene.
L'immobilità forzata protratta per ore, come avviene nei viaggi aerei intercontinentali,
causa il ristagno del sangue in queste vene, e se ci sono altre cause predisponenti,
si ha la formazione di un coagulo, che i medici chiamano trombo. Questa condizione
è nota come trombosi venosa profonda ed è una malattia tutt'altro che rara, poiché
ogni anno se ne registrano in tutta la popolazione decine di migliaia di casi.
Sebbene ciascuno di noi possa sviluppare una trombosi venosa profonda, ci sono delle persone che sono più vulnerabili perché hanno delle condizioni
che favoriscono la coagulazione spontanea del sangue all'interno dei vasi.
E' evidente, perciò, che in queste persone, l'evento può verificarsi in qualsiasi
condizione di immobilità prolungata: durante un viaggio aereo transcontinentale,
dopo un intervento chirurgico, o più banalmente, dopo qualche giorno di letto
per una semplice influenza.
La trombosi venosa profonda non deve essere assolutamente confusa con la trombosi
delle vene varicose, che colpisce i vasi superficiali, e che quasi mai comporta
gravi conseguenze.
Nella trombosi profonda, il grumo di sangue col passare dei giorni acquista un
legame molto forte con la parete del vaso, ma, all'inizio, è debolmente attaccato
alla vena.
Così, può capitare che nelle prime ore il coagulo si stacchi dalla parete del
vaso.
Quando il trombo si distacca, i medici allora lo chiamano embolo, viene trasportato
dal flusso del sangue verso il cuore e, dopo averlo superato, è spinto nelle arterie
che partono dal cuore.
Queste si ramificano nei polmoni, diventando sempre più sottili ed è inevitabile,
perciò, che l'embolo ad un certo punto si debba arrestare in un vaso troppo piccolo
per poterlo lasciar passare ed interrompe, così, il flusso del sangue.
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E' bene chiarire che i casi d'embolia polmonare nei viaggiatori sono un'assoluta rarità specie se rapportati al numero enorme di passeggeri che ogni anno fanno viaggi aerei.
L'Aerospace Medical Association americana stima che a fronte dei milioni di passeggeri
che ogni anno viaggiano con le compagnie aeree statunitensi, si siano verificati,
negli ultimi dieci anni, solo 200 di casi di economy class syndrome, e quelli
fatali sono stati ancora meno. Gli scienziati hanno cercato di capire se coloro
che ne sono stati colpiti avevano, già prima di iniziare il viaggio, dei fattori
che li esponevano ad un rischio maggiore.
Gli studi hanno dimostrato che tre su quattro delle persone colpite presentavano
situazioni predisponesti la trombosi venosa profonda, come:
Età superiore ai 40 anni. |
Obesità. |
Recenti anestesie per piccoli interventi chirurgici. |
Vizio del fumo |
Contraccezione orale, la "pillola" o la terapia ormonale sostitutiva in menopausa. |
Gravidanza in corso o recente. |
Malattie della coagulazione del sangue ereditarie od acquisite. |
Precedenti personali, o nei familiari, di trombosi venosa profonda. |
Precedenti episodi d'embolia polmonare. |
Recenti, prolungate immobilizzazioni. |
Importanti perdite di liquidi (per esempio per vomito o diarrea profusa). |
Malattie tumorali. |
Alcuni tipi d'insufficienza del cuore. |
Recenti interventi ortopedici agli arti inferiori o recenti interventi sull'addome. |
Si tratta, è bene dirlo, di condizioni che implicano rischi differenti.
Le situazioni del primo gruppo determinano un rischio molto basso, quelle del
secondo, di media consistenza, mentre quelle del terzo gruppo comportano un rischio
piuttosto elevato.
Si è cercato, anche di capire se nel viaggio aereo ci sia, a parte l'immobilità,
qualche altro motivo che faciliti la comparsa della trombosi venosa. Ancor oggi
non è chiaro se il cambiamento di fuso, il cambiamento stagionale, la disidratazione
legata al condizionamento dell'aria e la bassa pressione atmosferica (le cabine
degli aerei sono "pressurizzate" ad una pressione inferiore a quella che si ha
a terra) possano avere una qualche importanza nel causarla.
La conoscenza di questa malattia non deve farci temere, data la sua rarità, per
il prossimo viaggio aereo, ma può aiutarci a prevenire eventuali rischi e, in
ogni caso, a sopportarne meglio i disagi delle lunghe trasvolate.
A tutti si consiglia di.
A coloro che hanno uno o più fattori del primo gruppo, oltre a questi suggerimenti,
raccomandiamo di indossare collant o calze a compressione graduale (mai indossare
gambaletti o calze con l'elastico!).
Coloro che si riconoscessero nel secondo gruppo di rischio, dovrebbero consultare
il proprio medico per valutare se, oltre alle misure già citate, può essere utile
assumere l'aspirina a basse dosi, che contrasta la formazione dei trombi, ma può
danneggiare lo stomaco.
Coloro, infine, che appartengono al terzo gruppo devono consultare il proprio
medico e valutare se opportuno rimandare il viaggio o, in alternativa, se è possibile
assumere farmaci anticoagulanti, che, in ogni caso, devono essere presi sotto
stretto controllo medico per il rischio d'emorragie.
La cataratta è la malattia oculare più conosciuta nell'anziano, ma ci sono altre patologie che, se non riconosciute e curate in tempo, possono portare alla cecità. Glaucoma e retinopatia diabetica, per esempio, possono essere trattate a seguito di una tempestiva diagnosi fatta...
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