In Italia l'alcol ha un incidenza media del 33% come causa di incidenti stradali. L'alcolemia elevata, superiore al limite legale di 80 mg di alcol in 100 ml
di sangue, è la principale responsabile dei casi mortali negli incidenti stradali;
si stimano infatti 3450 morti all'anno.
Un incidente non mortale su due è correlato all'uso di alcol. Gli incidenti spesso
si verificano tra le 20 e le 24, solitamente nei week end, addirittura avvengono
sovente nel raggio di pochi chilometri da casa. In genere i responsabili sono
automobilisti che hanno bevuto troppo, ma spesso i colpevoli sono i pedoni ubriachi
che rappresentano un pericolo non da poco.
La correlazione tra l'alcol e gli incidenti è significativa anche quando l'assunzione
di alcol non è in una quantità così elevata da determinare modificazioni evidenti
del comportamento, perché a dosi piccole di alcol il guidatore è comunque in grado di guidare bene, ma
si riduce in lui la percezione di rischio, perché diminuisce la capacità di giudizio
e di critica. La rapidità di riflessi è compromessa a causa dell'allungamento del tempo di reazione del 38% per i segnali sonori, del 30% per quelli luminosi e del 50% per la visione
periferica. Spesso gli incidenti sono causati dall'associazione di alcol e farmaci, specialmente psicofarmaci, che sviluppa un potenziamento
dell'effetto depressivo sul sistema nervoso centrale, anche in presenza di una alcolemia normale.
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Esistono leggi che affermano che la patente di guida non deve essere
rilasciata o confermata ai candidati che sono dipendenti dall'alcol o da stupefacenti
né a quelle persone che consumano abitualmente sostanze in grado di compromettere
la loro capacità alla guida. Se questa dipendenza è finita e non è più attuale,
una commissione medica valuta il candidato e sulla base di accertamenti clinici
e di laboratorio può decidere di esprimere un parere favorevole al rilascio. La
direttiva CEE a questo proposito è ancora più seria, infatti vieta il rilascio
della patente ad alcolizzati cronici.
Esiste anche il problema dell'accertamento della guida in stato di ebbrezza,
che non intende necessariamente la condizione di ubriachezza manifesta, ma anche
la situazione di chi si trova comunque in una situazione di eccitazione e di non
coordinazione motoria che rende la guida pericolosa. Fino a qualche anno fa l'unica
prova in caso di controllo da parte degli agenti di polizia stradale era di far
camminare il soggetto sulla linea di mezzeria per valutare la sua capacità di
muoversi in modo lineare e coordinato. Oggi la nuova legge stabilisce che il guidatore può essere sottoposto a un accertamento
alcolimetrico, senza bisogno del suo consenso ed è considerata ebbrezza un valore superiore
al limite legale di 80 mg. per 100 ml di sangue.
Un altro problema è che bisognerebbe poter stabilire l'ebbrezza anche nelle altre persone coinvolte nell'incidente, per esempio quando il ciclista ubriaco ha causato un incidente senza rimanerne
vittima, ma purtroppo non esistono norme che prescrivano ed autorizzino tale controllo.
Il limite che non deve essere superato, secondo il legislatore, è di 3 bicchieri. Questo ha scatenato molte contestazioni, soprattutto da parte dei difensori
del vino, forse preoccupati per il calo delle vendite, ma gli esperti sostengono
che se i 3 bicchieri sono bevuti a digiuno e d'un fiato portano sicuramente il
tasso alcolico vicino al limite legale, mentre se centellinati durante un pasto,
lasciano il livello della persona a valori più che accettabili. Bisogna dire che
il discorso varia da persona a persona e dipende dal peso, dal sesso e dall'età.
In caso di incidente o quando esiste il dubbio di guida in condizioni di alterazione
psico-fisica a causa dell'alcol, la polizia stradale ha la facoltà di effettuare l'accertamento e se il risultato
della prova corrisponde a un valore superiore a quello legale, l'interessato viene
considerato in stato di ebbrezza ed è, quindi, possibile applicare le sanzioni previste.
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