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LA CALCOLOSI DELLA COLECISTI |
A cura di Fabio Raja |
La funzione biliare
La bile è un liquido piuttosto denso, vischioso, di color giallo oro prodotto
dal fegato.
È costituito da diverse sostanze sciolte in acqua: il colesterolo, i fosfolipidi,
che sono un tipo di grassi contenenti fosforo, i sali biliari, che giocano un
ruolo importante nella digestione, vari sali minerali e la bilirubina, che deriva
dall’emoglobina dei globuli rossi del sangue. I globuli rossi giunti alla fine
del loro ciclo vitale, infatti, sono distrutti, ma l’organismo è in grado di recuperare
e “riciclare” tutte le sostanze che li compongono. L’emoglobina, che è la sostanza
che dal colore rosso al sangue, è riutilizzata e trasformata in bilirubina che
dona alla bile il caratteristico colore.
La bile prodotta dalle cellule del fegato è versata in una fitta rete di piccolissimi
canali che lo attraversano. Questi canali che i medici chiamano “dotti biliari”,
si riuniscono in condotti sempre più grandi e, infine, sboccano in un unico canale,
il coledoco, che esce dal fegato. Si tratta di una specie d’albero in cui i rami
più piccoli si congiungono a formarne di più grossi e, alla fine, si uniscono
nel tronco; i medici per indicare questo complesso sistema parlano, appunto, di
“albero biliare”.
Il “tronco” di quest’albero è il coledoco che, uscito dal fegato, percorre un
tratto d’alcuni centimetri prima di sboccare nell’intestino, dove versa la bile.
Prima di terminare, dal coledoco nasce lateralmente un brevissimo tubicino, il
dotto cistico, che termina in un sacchetto a forma di pera rovesciata, la colecisti.
La bile prodotta tra un pasto e l’altro è immagazzinata nella colecisti, grazie
ad un complesso gioco di piccoli muscoli che funzionano come valvole, dove rimane
sino al pasto successivo. Nella colecisti, la bile diventa più densa perché le
pareti della cistifellea sono in grado di riassorbire gran parte dell’acqua.
Il cibo, appena raggiunge l’intestino, stimola la produzione di una sostanza,
la colecistochinina , che provoca la contrazione dei muscoli della parete colecistica che si svuota.
La bile, sempre grazie al gioco delle valvole a questo punto è mandata verso
l’intestino dove si versa e svolge la propria funzione d’aiuto ai processi digestivi.
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I calcoli biliari sono pietruzze più o meno grandi e più o meno dure e si possono
formare in qualsiasi punto dell’albero biliare, ma più frequentemente nella colecisti.
Essi derivano dalle sostanze contenute nella bile che essendo molto concentrate
stentano a rimanere sciolte. Nella colecisti la bile è ancor più concentrata,
per il riassorbimento dell’acqua e, in particolari condizioni, queste sostanze
possono precipitare e restare imprigionate nel muco prodotto dal rivestimento
interno della colecisti, con cui si mescolano a formare una specie di fanghiglia.
Con il passar del tempo, il fango s’ispessisce e si formano piccolo depositi
che si accrescono e formano i calcoli.
I calcoli biliari sono nella maggior parte dei casi unicamente, o prevalentemente,
fatti di colesterolo.
Si pensa che un eccesso di colesterolo, o il ristagno della bile per lunghi periodi
nella colecisti, possa causare la formazione dei calcoli. Poiché, come si è detto,
il pasto provoca lo svuotamento della colecisti e di conseguenza il digiuno cagiona
il ristagno della bile, è comprensibile che cattive abitudini alimentari, come
ad esempio quella di saltare spesso i pasti, possano favorire la formazione dei
calcoli.
I calcoli di colesterolo sono più frequenti negli europei, nei nord americani,
nelle donne e la loro frequenza aumenta con l’età.
Fattori che aumentano la probabilità di formare, calcoli sono:
In certi casi i calcoli sono formati da bilirubina come accade in pazienti con malattie emolitiche in cui c’è un’eccessiva distruzione dei globuli rossi e, di conseguenza, un’esagerata produzione di bilirubina. In alcuni pazienti, poi, nei calcoli di colesterolo si accumulano sali minerali che derivano dall’azione di batteri che colonizzano la colecisti; ne risulta la formazione di calcoli misti di colesterolo e bilirubinato di calcio e altri sali minerali.
La storia clinica
La calcolosi della colecisti può decorrere attraverso quattro fasi successive:
La fase asintomatica
In molte persone la calcolosi non causa inconvenienti. I medici parlano di fase asintomatica, ed il paziente scopre di esserne affetto, casualmente, facendo un’ecografia per altri motivi. Ogni anno, circa 1-2 per cento di questi pazienti comincia ad accusare fastidi o ha delle complicazioni, passa cioè nelle fasi successive, ma ci sono persone che non avranno, mai, nel corso della loro vita problemi di nessun tipo.
Molti calcolotici lamentano periodici o costanti disturbi della digestione come eruttazioni, bruciore di stomaco, gonfiore di pancia, doloretti addominali insistenti, digestione laboriosa, flatulenza, cioè eccessiva produzione di gas addominale, stipsi o diarrea. È bene sapere che questi disturbi, che i medici riuniscono nel vocabolo generico di dispepsia, possono essere causati dai calcoli della colecisti.
Le coliche
Una minoranza dei calcolotici ha periodicamente o saltuariamente degli episodi di dolore addominale che possono essere, ma non sempre, accompagnati a nausea e vomito. Questi episodi, chiamati coliche biliari , si manifestano con dolore intenso che si localizza dalla parte del fegato o centralmente nella parte alta dell’addome, la cosiddetta “bocca dello stomaco”; spesso il dolore si diffonde posteriormente ed in alto verso la schiena. Le coliche si verificano, quando, durante la contrazione della colecisti, i calcoli sono spinti verso il dotto cistico; tentano, in parole povere, di uscire dalla colecisti. La colica è improvvisa ed imprevedibile ed il dolore, dapprima lieve, diventa rapidamente molto intenso e non cessa prima di 3-6 ore.
Le complicazioni
Alcune persone sviluppano delle complicazioni che possono riguardare la colecisti o il coledoco.
Quelle che riguardano la colecisti sono:
Complicanze a carico del coledoco:
La diagnosi
L’ecografia è senza dubbio il modo più semplice, affidabile e meno costoso per diagnosticare
la calcolosi della colecisti. Gli ultrasuoni ci mostrano, inoltre, le alterazioni
della parete della colecisti delle colecistiti acute e croniche.
La calcolosi del coledoco può, invece, passare inosservata nel corso dell’esame
ecografico a causa del gas intestinale che, talora, non ci permette di visualizzare
i calcoli migrati. È possibile, invece, vedere molto bene la dilatazione dell’albero
biliare che succede, quando i calcoli migrati ostruiscono il coledoco.
Nella diagnosi della calcolosi della colecisti, la TC è meno utile e più costosa,
ma può farci vedere meglio i calcoli migrati nel coledoco. Ora, il miglior metodo,
tra quelli non invasivi, per vedere i calcoli nel coledoco è la colangiopancreatografia
con Risonanza Magnetica. Si tratta, però, di un esame costoso da utilizzare solo
se ci sono forti sospetti che i calcoli siano usciti dalla colecisti.
La colangiografia retrograda endoscopica è, invece, un esame invasivo. Si tratta
di utilizzare un gastroscopio, introdotto dalla bocca o dal naso, che è spinto
oltre lo stomaco sino all’inizio dell’intestino. L’operatore è in grado di vedere
lo sbocco del coledoco nell’intestino che può essere “incannulato”. Attraverso
la cannula introdotta nel coledoco è iniettato un liquido opaco ai raggi X che
riempie il coledoco e, a ritroso, tutto l’albero biliare. Una radiografia ci mostrerà
il liquido opaco. In tal modo è possibile vedere i calcoli eventualmente migrati
nelle vie biliari che potranno essere asportati nel corso dello stesso esame.
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