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LA SPONDILITE ANCHILOSANTE |
A cura di Ugo Perugini |
I sintomi della spondilite In genere, la spondilite si manifesta attraverso una infiammazione delle articolazioni sacro-iliache, che riguarda perciò la porzione inferiore della schiena (vedi struttura della schiena ) e causano dolore alla zona lombare con irradiazione ai glutei e alla faccia posteriore delle cosce fino al ginocchio (sciatica mozza). Anche se spesso i sintomi della patologia variano da persona a persona, con buona approssimazione possiamo individuare alcune caratteristiche delle sofferenze provocate dalla spondilite:
Se la malattia progredisce, il dolore può coinvolgere l’intera colonna vertebrale fino a raggiungere il collo. La lordosi lombare e quella cervicale, in questi casi, si attenuano mentre si accentua la cifosi dorsale e il paziente è costretto a mantenere una postura in flessione o inclinata in avanti. Nei casi più gravi, le articolazioni costali e vertebrali tendono a bloccarsi, la colonna vertebrale diventa completamente rigida, tanto che a un esame radiografico i corpi vertebrali risultano fusi tra loro e quasi ossificati, e per questo motivo sono definiti a “canna di bambù”. Nel paziente, inoltre, può crearsi una sensazione di chiusura della gabbia toracica che impedisce la completa escursione respiratoria pur non compromettendo quasi mai la regolare funzione polmonare.
Altro sintomo: la stanchezza generalizzata Quando l’infiammazione persiste, si estende e si cronicizza, il soggetto può
manifestare sintomi di affaticamento, con febbricola e moderata anemia . Bisogna, infatti, considerare che il processo infiammatorio provoca un danno
in sé in quanto le sostanze chimiche che vengono rilasciate in questi casi (citochine
ed enzimi proteolitici) sono in grado di distruggere i tessuti circostanti. Inoltre,
il fisico è sottoposto a uno stress notevole e, per questo motivo, portato a consumare
molta più energia. A ciò si aggiunga il fatto che anche il riposo notturno può
essere disturbato da fastidi o veri e propri dolori.
Quando l’infiammazione si attenua, la lesione inizia il processo di guarigione,
formando un tessuto cicatriziale che è in grado di rimarginare la cartilagine
o la capsula articolare distrutta. La zona malata, però, resterà indubbiamente
sempre più sensibile al dolore.
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Esistono criteri diagnostici, basati su strumenti e misurazioni, in grado di
valutare, anche in modo clinico-strumentale e con buona attendibilità la presenza
della malattia (ad esempio, il test di Schober). Anche se ci vogliono anni prima
che si rendano visibili ai raggi X i segni del processo spondilitico nelle articolazioni
sacro-iliache. Naturalmente, il medico potrà sottoporre il paziente anche a diversi
esami di laboratorio, controllando, ad esempio, la VES (velocità di eritrosedimentazione) e la PCR (proteina C reattiva) che segnalano il livello di infiammazione.
Il medico, infine, potrà far effettuare ulteriori test o indagini particolari,
tra i quali la rilevazione della presenza dell’antigene HLA-B27, utile soprattutto
se la diagnosi è ancora incerta. Si è soliti dire che “un test negativo è più
utile nell’aiutare ad escludere la presenza della malattia di quanto un test positivo
lo sia per diagnosticarla”.
La cura della spondilite anchilosante
Terapia farmacologia
Non esiste una cura specifica per questa patologia, la terapia farmacologia è
simile a quella utilizzata per l’artrite reumatoide e ha lo scopo di ridurre sia il dolore che la rigidità. Poiché ogni paziente
reagisce in modo diverso ai farmaci, compito del medico dovrà essere quello di
scoprire la combinazione più efficace, avvisandolo sempre dei possibili effetti
collaterali delle cure alle quali si sottopone.
Anche per la spondilite si ricorre, quindi, ai FANS, cioè ai farmaci antinfiammatori non steroidei, compresi i farmaci COX-2, dimostratisi
piuttosto promettenti. Mentre si sconsiglia, anche nei casi più gravi, il passaggio
a terapie di secondo livello (DMARDs) in quanto non esistono ancora studi che
ne comprovino l’efficacia. Non si esclude, peraltro, il ricorso alle nuove terapie
biologiche con anticorpi anti-TFN alfa, rivelatisi utili nel rallentare l’evoluzione della malattia.
Risultati positivi sono stati ottenuti anche con la terapia a base di sulfasalazina – un vecchio salicilicato usato un tempo per le malattie infiammatorie – in
particolare nei casi di spondilite associata ad artrite periferica.
La terapia radiale alla colonna vertebrale potrebbe risultare efficace ma solo
come “ultima spiaggia”, considerato che aumenta di 10 volte il rischio di leucemia
mieloide acuta.
Intervento chirurgico
All’intervento chirurgico si può ricorrere quando alla spondilite si associa
un’artrite che causa gravi danni alle articolazioni, soprattutto alle ginocchia
e alle anche. In questi casi, si interviene sostituendo con componenti artificiali
(protesi) le articolazioni lesionate. Gli interventi chirurgici alla colonna vertebrale,
ad esempio per gravi deformazioni al collo (cifosi ), sono possibili ma molto rischiosi e vanno quindi eseguiti da neurochirurghi
esperti per evitare conseguenze gravi quali lesioni al midollo spinale e paralisi
agli arti.
Fisioterapia
Un corretto programma terapeutico per la spondilite anchilosante deve essere
studiato da un esperto fisiatra o fisioterapista e deve prevedere una serie di
esercizi fisici quotidiani in grado di mantenere una postura corretta e l’elasticità delle articolazioni.
Senza entrare nel dettaglio dei diversi esercizi che è possibile praticare (stretching,
escursione articolare, RPG cioè rieducazione posturale globale, rinforzo dei gruppi
muscolari con prevalenza degli estensori piuttosto che dei flessori, ecc.), va
segnalato che è importante che essi vengano svolti con regolarità (possibilmente
due volte al giorno per almeno 15 minuti l’una) e che siano preceduti da una fase
di riscaldamento e seguiti da una di rilassamento.
Esistono anche parecchie tecniche di massaggio dolce terapeutico o terapie del
movimento, spesso di origine molto antica, che possono risultare efficaci per
alleviare lo spasmo muscolare a pazienti che ne soffrono e incrementare la forza
muscolare e l’elasticità delle loro articolazioni. Consigliabili anche gli sport
aerobici, che aiutano il movimento della colonna vertebrale senza causare aumenti
di dolore, come ad esempio il nuoto.
Come affrontare la malattia
Quando a un paziente viene diagnosticata la spondilite anchilosante – soprattutto
se ancora giovane – ci si può attendere una comprensibile reazione negativa. L’importante,
però, è che questo avvenimento, per quanto grave, non vada a incrinare la stima
e la fiducia che egli nutre verso se stesso. Il paziente deve metabolizzare con
il tempo l’idea di dover convivere con una malattia cronica che purtroppo comporta disagi, dolori, disabilità. Occorre, per questo, che egli trovi dentro di sé la forza psicologica per affrontare
la sfida che impone la malattia.
Deve imparare a conoscerla, a conviverci, a coinvolgere, senza ricerca di pietismo,
coloro che gli sono vicini, seguire le indicazioni terapeutiche del medico e del
fisiatra con ottimismo e serenità. E se questo risulta difficile, si può ricorrere,
almeno nelle fasi iniziali, all’aiuto di uno psicoterapeuta.
Riposo a letto
Come abbiamo visto, è importante che il paziente affetto da spondilite anchilosante riposi bene. Il letto perciò deve essere piuttosto duro per evitare l’avvallamento, che capita con materassi molli o vecchi, che costringono la persona a dormire come su un’amaca. Occorre, inoltre, un cuscino che favorisca il mantenimento della naturale curvatura cervicale. Per i pazienti affetti da spondilite il modo migliore è quello di dormire con la schiena piatta ma alcuni riescono a dormire anche in decubito laterale. I fisioterapisti, comunque, invitano a mantenere per almeno 15 minuti al giorno la posizione prona. Questo, tra l’altro, aiuta a prevenire la cifosi, cioè l’esagerata curvatura della colonna vertebrale.
Bibliografia
La cataratta è la malattia oculare più conosciuta nell'anziano, ma ci sono altre patologie che, se non riconosciute e curate in tempo, possono portare alla cecità. Glaucoma e retinopatia diabetica, per esempio, possono essere trattate a seguito di una tempestiva diagnosi fatta...
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