I TUMORI DELLA SCHIENA |
A cura di Francesca Soccorsi con la consulenza del Dott. Giovanni Andrea La Maida, Dirigente Medico di I livello presso il Reparto di Chirurgia Vertebrale, Istituto Ortopedico Gaetano Pini - Milano |
Con il termine “tumore” si intende la presenza di una massa abnorme di cellule che formano un tessuto
patologico all’interno del tessuto sano. Quando tale neoformazione cresce nel
contesto della colonna vertebrale si parla di tumore della schiena.
Le cause
I tumori della schiena possono insorgere da lesioni che si sviluppano nel contesto
della colonna vertebrale, da aree adiacenti alla colonna stessa o ancora da localizzazioni,
per via ematica o linfatica, di lesioni maligne nate a distanza. Le neoplasie
della colonna vertebrale si distinguono in tumori primitivi e secondari.
I tumori primitivi hanno origine dalle cellule che costituiscono lo scheletro
della colonna stessa (ad esempio dal tessuto cartilagineo o dal tessuto osseo)
mentre i tumori secondari o metastatici hanno origine da tessuti di altri organi (prostata, mammella, rene, polmoni,
sistema linfatico, etc) e si localizzano secondariamente nella colonna vertebrale.
I tumori primitivi della colonna vertebrale si distinguono poi in benigni e maligni in base alle loro caratteristiche intrinseche di aggressività nei confronti
dei tessuti limitrofi o in base alla loro capacità di metastatizzare a distanza.
I tumori secondari della colonna vertebrale sono invece per definizione maligni
e rappresentano la lesione tumorale più frequentemente osservata dagli ortopedici.
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La diagnosi
Ogni volta che un paziente lamenta intenso dolore, specie notturno, scarsamente
controllato dai comuni farmaci analgesici deve essere ipotizzata la presenza di
una neoformazione tumorale.
Il sospetto diagnostico va poi confermato o confutato dalle indagini radiografiche
e neuro radiografiche e, infine, è sempre necessario arrivare a una diagnosi istologica
mediante biopsia ossea.
Le radiografie eseguite nelle due proiezioni standard della colonna vertebrale
permettono di visualizzare solo le fasi avanzate dei tumori della colonna e non
sono in grado di mettere in luce i primi stadi della malattia.
La scintigrafia ossea total body è un esame molto utile nell’identificare aree scheletriche di iperattività correlabili
alla presenza di un tumore ma si tratta di un esame aspecifico, ossia che si positivizza
anche per molte altre condizioni morbose come, ad esempio, le infezioni.
La tomografia assiale computerizzata (TAC) è lo strumento migliore per lo studio del tessuto osseo; permette una visualizzazione
ottimale della lesione scheletrica. Nel caso del tumore, questa si presenta come
una lesione osteolitica, che, cioè, intacca e distrugge il tessuto osseo.
La risonanza magnetica nucleare (RMN) è, invece, un esame di fondamentale importanza per lo studio dei tessuti
molli e, quindi, consente lo studio dei dischi intervertebrali, delle strutture
neurologiche (midollo e radici nervose) e degli organi limitrofi che possono essere
interessati dal processo espansivo neoplastico.
Inoltre TAC e RMN, se eseguite con mezzo di contrasto endovenoso, consentono
la valutazione dello stato di vascolarizzazione della lesione.
In anni recenti è stata introdotta una metodica particolarmente efficace nella
diagnosi dei tumori, la tomografia a emissione di positroni (PET), che identifica aree del corpo metabolicamente molto attive, come nel
caso delle neoplasie.
L’accertamento di elezione ai fini diagnostici e, quindi, terapeutici è, però,
l’esame istologico, eseguito dopo biopsia ossea o dei tessuti molli: il risultato consente di distinguere
con assoluta certezza le formazioni benigne da quelle maligne, le primarie dalle
secondarie.
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Bibliografia
- Vaccaro A. R., La Colonna Vertebrale. Fondamenti di diagnosi e terapia, Masson
- Giunti A., Laus M., Le Radicolopatie Spinali, Aulo Gaggi Editore
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