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Introduzione
Le disfunzioni sessuali maschili legate alla fase dell’orgasmo sono considerate
ad oggi molto frequenti; dagli ultimi convegni internazionali emerge infatti un
notevole incremento delle patologie eiaculatorie e una maggiore attenzione degli
esperti in materia alla diagnosi e alla terapia risolutiva.
Dati recenti riportano una classificazione precisa dei vari disordini dell’eiaculazione
con le rispettive percentuali d’incidenza nella popolazione italiana: eiaculazione precoce (27.3%), riduzione del volume dell’eiaculato (27.6%) eiaculazione ritardata (fino all’anorgasmia) 4.4%. (Corona et al., 2005).
Classicamente un disordine come l’eiaculazione precoce è stato considerato una
disfunzionalità di tipo psicologico, solo recentemente la sessuologia medica è
riuscita ad individuare anche eventuali cause organiche, quindi aprendo l’orizzonte
ad una terapia più di tipo farmacologico (Jannini et al., 2007).
Cercare di individuare una responsabilità fisiologica a tutti i costi per un
sintomo molto più in linea con gli stati emotivi, ansiosi e relazionali, quindi
psicologici è particolarmente esagerato a fronte alla forte tendenza degli ultimi
anni da parte della categoria dei medici di risolvere le disfunzionalità sessuologiche
in generale, essenzialmente con l’ausilio dei farmaci. Il rischio a cui siamo
già sottoposti è sicuramente la tendenza di un forte abuso. La migliore strada, come al solito, si trova solamente in una via d’incontro,
quindi in una maggiore e migliore integrazione delle discipline medico-psicologiche.
Prima di addentrarci nella descrizione della patologia dell’eiaculazione precoce
e affrontare le possibili risoluzioni psicosessuologiche e mediche è necessario
fare un breve ma fondamentale inciso sulla fisiologia del processo eiaculatorio.
È necessario ricordare che i disturbi dell’orgasmo maschile a differenti livelli
sono particolarmente invalidanti, portano l’individuo che ne soffre ad una condizione
di forte insicurezza, disagio relazionale, abbassamento della stima di sé e in
alcuni casi più gravi ad uno stato depressivo.
Fisiologia del processo eiaculatorio
Cercando di rendere più semplice e chiaro quello che avviene durante la fase
orgasmica maschile e considerando che il processo eiaculatorio è il risultato
di una complessa interazione psiconeuroendocrina, è utile ricordare che l’eiaculazione
consiste di due fasi precise e distinte: l’emissione e l’eiaculazione vera e propria.
L’orgasmo in sé è il risultato dell’elaborazione cerebrale (mentale) di tutti
quegli stimoli “sensitivi” originati direttamente sul pene (nervo pudendo), amplificati
dalle forti sensazioni dovute alla contrattilità involontaria della fase eiaculatoria
stessa.
La fase di emissione, tenuta sotto il controllo volontario dell’individuo, è
il risultato di un riflesso spinale (sistema nervoso simpatico) che innesca una serie di contrazioni sequenziali
di quegli organi definiti “sessuali accessori”, ovvero le principali strutture
contribuenti alla formazione del liquido seminale (vescicole seminali, prostata,
ghiandole bulbo-uretrali e testicoli).
Ricordiamo che per attivare la fase di emissione sono necessari stimoli erotici
genitali (tattili, orali) e stimoli erotici centrali risultanti dall’elaborazione
di immagini visive, uditive, olfattive, fantasie, ricordi). La componente visiva
per gli uomini è particolarmente importante. La maggior parte degli individui
di sesso maschile, rispetto a quelli di sesso femminile, è particolarmente attratta
dalla stimolazione di tipo visivo e tattile.
Anche la fase di eiaculazione è determinata da un riflesso spinale del sistema
nervoso simpatico, ma a discapito della precedente ha un limitato controllo volontario.
Infatti, nel momento in cui l’uomo percepisce l’inevitabilità eiaculatoria difficilmente
può rientrare in uno stato di eccitazione iniziale, precipita direttamente nel
passaggio definito anche di non ritorno, avviandosi alle contrazioni orgasmiche
e facendo fuoriuscire dall’orifizio uretrale una consistente quantità di “sperma”.
Responsabili della propulsione del liquido seminale in uretra sono i muscoli ischio-cavernoso e bulbo-cavernoso (muscolatura del pavimento pelvico), mentre le contrazioni ritmiche involontarie
dello sfintere uretrale esterno, agendo come una pompa suzione-eiezione, aspirano lo sperma dall’uretra posteriore in fase di rilassamento espellendolo
vigorosamente nell’uretra bulbare in fase di contrazione.
Durante la fase di eiaculazione, quindi orgasmica, anche lo sfintere anale produce
delle contrazioni involontarie determinando intense sensazioni di piacere.
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Eiaculazione Precoce
L’eiaculazione precoce (EP) rispetto ad altre disfunzionalità sessuologiche come
ad esempio la disfunzione erettile, viene ancora oggi “autodiagnosticata” dai soggetti che presumibilmente ne soffrono.
Questo rende non facile la possibilità di creare criteri utili e stabili per individuare
i possibili confini della forma più patologica.
Utilizzando la definizione del DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) l’EP viene definita
come “una persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di una minima stimolazione
sessuale prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo
desideri”. Di recente alcuni autori hanno cercato di classificare il disagio dell’EP
associandolo all’Intravaginal Ejaculation Latency Time (IELT), ovvero il lasso di tempo che intercorre fra l’intromissione in vagina
e l’eiaculazione intravaginale (Fratantonio, et al., 2007). La classificazione ottenuta evidenzia un grado severo: prima della penetrazione o ≤ 15 sec; un grado moderato: ≤ 1 minuto e un grado lieve: ≤ 2 minuti. Considerando che l’attività penetrativa non è necessariamente indirizzata
al solo rapporto vaginale è utile ricordare quanto i tempi possano essere variabili
e individuali a prescindere dalla stessa disfunzione.
Il disagio dell’EP è senza dubbio molto più comprensibile se associato alla forte
e irrefrenabile sensazione di perdita del controllo durante la fase eccitatoria,
penetrativa o meno, che è contestualmente responsabile di un forte distress psicologico
e dei disagi nelle relazioni interpersonali.
Per una maggiore chiarezza diagnostica è necessario ricordare che l’EP deve essere
osservata anche in base all’epoca d’insorgenza:
EP primaria, quando è presente sin dalle prime esperienze sessuali (pubertà-adolescenza)
e non si è mai modificata;
EP secondaria, quando compare improvvisamente dopo un periodo che il soggetto descrive accettabile
dal punto di vista del controllo eiaculatorio. In questi casi i motivi dell’improvvisa
disfunzione eiaculatoria sono solitamente sconosciuti al soggetto e tendenzialmente
destrutturanti.
Ancora, è necessario comprendere il momento dell’insorgenza:
EP ante portas, quando il sintomo si manifesta ancor prima della penetrazione. Ci sono uomini
che spesso, presi dalla troppa eccitazione, non riescono neppure a spogliarsi
completamente!
EP intra moenia, quando si manifesta esclusivamente durante la penetrazione.
Infine è necessario osservare anche la frequenza e l’occasione d’insorgenza:
EP assoluta, il soggetto manifesta il sintomo sempre a prescindere dal partner
EP relativa o situazionale, quando si manifesta solo con un determinato partner.
Dall’esperienza clinica è facile osservare un’improvvisa eiaculazione precoce
con la partner abituale (moglie, fidanzata, compagna) e una non precocità con
eventuali partner occasionali (amanti, prostitute…).
Come già accennato in precedenza l’EP è la più frequente patologia sessuale maschile,
con incidenza superiore pari al 20% della popolazione adulta, anche se la maggior
parte delle consultazioni sessuologiche avviene per la disfunzione erettile. A
volte molti uomini che richiedono una consulenza specialistica sono convinti che
i loro disagi siano legati ad un disturbo dell’erezione, oppure ad un calo del
desiderio, omettendo la vera responsabile: l’EP, solitamente primaria, intra moenia
e assoluta.
La distribuzione dell’EP a livello geografico appare omogenea anche se in alcuni
paesi sembra più elevata rispetto ad altri. Negli Stati Uniti è stata stimata
una prevalenza intorno al 24%; in Europa invece è presente un ampio range di 3,7-66%;
in Estremo Oriente la stima è del 29,1% e nei paesi medio orientali e africani
invece è del 17,3% (Jannini, Lenzi, 2005; Laumann et al, 1999; Papaharitou, 2005).
Sicuri del fatto che l’EP non può essere considerata una “malattia”, bensì un
particolare sintomo psicosomatico che procura nel soggetto disagi e disfunzionalità
psicologico-emotive e relazionali, è necessario accennare le possibili cause o
concause di ordine psicologico e medico responsabili dell’evento indesiderato.
Ancor prima è utile rammentare che ogni essere umano di sesso maschile è “in
potenza” un eiaculatore precoce, nel senso che fisiologicamente il tempo utile
dal momento in cui un uomo si eccita al momento in cui raggiunge l’orgasmo (egoismo
sessuale maschile) non è strettamente funzionale al processo anatomo-fisiologico
della risposta sessuale! Il fatto di prolungare la sensazione di piacere (preorgasmica),
ovvero di rimanere in linea con i tempi orgasmici femminili (differenti e molto
più prolungati) sviluppano necessari cambiamenti di controllo eiaculatorio socialmente
condivisibili. Un uomo allora non “deve” dare sfogo al suo istintuale piacere
sessuale, ma conformarsi con la società di appartenenza.
L’EP ha sempre fatto parte dell’essere umano. Storicamente ha cambiato dimensione
ed è risultata disfunzionale compromettendo il buon (anche se egoistico) principio
del piacere maschile.
Un piccolo aneddoto: molto probabilmente 50-60 anni fa i nostri avi, vivevano
l’esperienza erotico sessuale con una certa precocità, ma questo non sembrava
preoccuparli più di tanto: non percepivano la rapida conclusione del rapporto
come disfunzionale. Le donne di quel periodo storico vivevano però una situazione
alquanto chiusa e succube della loro sessualità: ignoravano in maggioranza il
piacere orgasmico, non si conoscevano a livello corporeo e la sessualità veniva
vissuta come un “piacere” da dare al proprio compagno e solitamente finalizzata
alle gravidanze.
Solamente dopo il “femminismo” e la rivoluzione sessuale degli anni 60-70 si
è osservato un forte cambiamento della sessualità e soprattutto del piacere femminile
(ritrovato). Questo ha fatto fare un balzo in avanti rispetto alla liberalizzazione
sessuale, alla parità dei diritti, ma forse molti uomini non sono riusciti ad
adeguarsi, sono rimasti incastrati in quelle “regole interne” che a parer loro
sembravano, potremo dire sembrano, del tutto naturali!
Quando l’EP viene diagnosticata su base psicologica possono incidere le seguenti
cause in riferimento a differenti approcci psicoterapeutici:
interpretazioni psicodinamiche:
a) eccessiva masturbazione durante l’adolescenza (eccessivo narcisismo) senza
apprendere il possibile controllo delle sensazioni preorgasmiche;
b) ira/aggressività repressa (misoginia inconscia/sadismo del “furto dell’orgasmo
femminile”)
fattori comportamentali:
a) prime esperienze sessuali traumatiche;
b) apprendimento di adattamento (condizionamento di raggiungere l’orgasmo in
breve tempo per paura di essere scoperto)
fattori cognitivi:
a) ansia da prestazione (stato ansioso superficiale legato al desiderio di dimostrare
la propria potenzialità sessuale; mancato utilizzo di metodi contraccettivi; paura
dei fallimenti) che attraverso un’ipereccitazione determinerebbe una riduzione
del controllo delle sensazioni pre-eiaculatorie;
b) senso di colpa (attività sessuale prematrimoniale, attività sessuale extra
coniugale);
c) paura (gravidanza non programmata, timore di malattie trasmesse sessualmente).
Quando l’EP viene diagnosticata su base organica si osservano le seguenti teorie
biologiche e cause organiche responsabili: a) alterati meccanismi ormonali (ipotestosteronemia);
b) alterazioni riflessogene (disturbi muscolo-tensivi a carico del pavimento
pelvico;
c) alterazioni neurologiche;
d) alterazioni vascolari.
Malattie endocrine:
a) ipogonadismi e/o ipotiroidismi.
Malattie Urologiche:
a) prostatiti;
b) fimosi;
c) frenulo corto del prepuzio.
Cause Iatrogene: Amfetamine.
Cause Voluttuarie: assunzione di droghe (cocaina).
La terapia
Come già premesso nell’introduzione il migliore approccio terapeutico alla disfunzione
dell’eiaculazione precoce deve integrare perfettamente la componente psicologica
e quella medico-farmacologica. Ecco la necessità, quindi di un inquadramento diagnostico
il più possibile preciso, che evita di indirizzare il paziente in percorsi confusi
e poco produttivi. Spesso il paziente che arriva dallo psicosessuologo ha già
“provato” troppi trattamenti terapeutici, a volte solo psicologici, ma nella maggior
parte dei casi solo medico-farmacologici. Questo porta il soggetto ad un forte
abbassamento della propria stima di sé e ad una motivazione per la risoluzione
del sintomo di tipo “magico”.
Se la diagnosi iniziale è esclusivamente di tipo organico sarà necessario indirizzare
il soggetto verso i seguenti trattamenti:
- terapia antibiotica mirata (nel caso di prostatiti e infezioni delle ghiandole accessorie maschili);
- farmaci antinfiammatori (nel caso in cui le infezioni delle ghiandole accessorie maschili siano di tipo
cronico);
- metimazolo e/o β-bloccanti (ipertiroidismi);
- terapia ormonale sostitutiva (nelle forme di ipoganadismo);
- trattamento chirurgico (fimosi e frenulo corto).
Nel caso invece la diagnosi sia di tipo psicologico è necessario intervenire
con un approccio psicosessuologico integrato.
Nella terapia psicosessuale è importante lavorare insieme al partner (quando
presente), oppure scegliere un intervento mirato alla riformulazione della percezione
ed educazione del sé corporeo con il singolo.
Alcune delle tecniche comportamentali utilizzate nella terapia psicosessuale
sono: la tecnica dello squeeze pausa (compressione), che consiste nell’esercitare una leggera compressione sul glande
(3-4 secondi) quando il pene è in erezione e immediatamente prima dell’eiaculazione.
La tecnica dello Stop-Start che consiste nel fermarsi e ritrarre il pene durante il rapporto sessuale quando
l’uomo sente di essere prossimo all’eiaculazione e quindi non più in grado di
controllare il riflesso eiaculatorio. Gli Esercizi di Kegel che si basano su un progressivo controllo da parte dell’uomo dei muscoli pubo-coccigei
della zona del pavimento pelvico.
Queste tecniche sono solamente una piccola parte dell’approccio psicosessuale
integrato. L’approccio prevede una vera e propria rieducazione alla corporeità
e al piacere sessuale, nonché il migliorare le proprie modalità relazionali abbattendo
falsi miti e sciocchi tabù sessuali.
Conclusioni
L’importanza di una diagnostica accurata, ovvero di linee guida precise in tema
dell’inquadramento diagnostico dell’Eiaculazione Precoce, come rimarcato anche
in un recente articolo scientifico americano di Sharlip (2006), sono alla base
del successo terapeutico del sintomo sessuologico e della miglioria della qualità
della vita degli stessi soggetti affetti da sintomo stesso.
Le ricerche prevalentemente di ordine medico hanno messo in evidenza una buona
risposta risolutiva associata all’utilizzo di alcuni farmaci, anche se non sono
pochi gli effetti collaterali evidenziati. Inoltre, sembra che nessuno di questi
farmaci possa assicurare una persistenza dei risultati ottenuti dopo la sospensione
del trattamento (La Vignera et al, 2007). Per quanto riguarda invece le terapie psicosessuologiche, da molto tempo
diffuse, sono purtroppo carenti dal punto di vista dei dati scientifici. Infatti,
non vi sono studi precisi sulla reale efficacia a fine trattamento.
La sperimentazione in corso con farmaci antidepressivi a lungo termine e una
maggiore e migliore scientificità apportata dagli studi di carattere psicosessuologico
potranno garantire una migliore comprensione della risoluzione del sintomo Eiaculazione
Precoce in una visione neuro-psico-endocrinologico e sociale integrata. Sarebbe
decisamente incomprensibile scindere psiche e corpo in una risposta di “vitale”
importanza come quella dell’orgasmo.
Bibliografia
- Corona G., et al. (2005) Disordini dell’Eiaculazione, in Fedele D., et al., La disfunzione erettile in medicina generale, Editrice Kurtis, Milano, pp 131-147.
- Fratantonio E., La Vignera, S., Vicari E., (2007) Classificazione e diagosi di eiaculazione precoce, in Jannini et al, Sessuologia Medica, Elsiever Masson, Milano, pp 319-323.
- Jannini E., Lenzi A., (2005), “Ejaculatory disorders: epidemiology and current approaches to definition, classification
and subtyping”, World Journal of Urology, 23: 68-75.
- Jannini E., Lenzi A., Maggi M., (2005), Sessuologia Medica, Elsiever Masson, Milano.
- La Vignera S., Bonaffini C., Calogero AE., (2007) “ Terapia dell’eiaculazione precoce” in Jannini et al, Sessuologia Medica, Elsiever Masson, Milano, pp 324-328.
- Laumann E O., Paik A., Rosen RC., (1999), Sexual dysfunction in the United States: prevalence and predictors, JAMA, 281: 537-544.
- Papaharitou S., et al. (2005), “Erectile dysfunction and premature ejaculation are the mosto frequently self
reported sexual concerns: profiles of 9,536 men calling a helpline”, Eur Urol Epub, dec, 13.
Sono migliaia gli uomini che nel mondo vivono senza pene, a seguito di un’amputazione causata da traumi pelvici (incidenti d’auto o sul lavoro), di circoncisioni mal riuscite (sopratutto nei paesi africani) o effettuata chirurgicamente in presenza di tumori per scongiurare recidive. La...
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