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Classicamente, le azioni biologiche delle acque minerali vengono suddivise in
specifiche ed aspecifiche che a loro volta possono esplicarsi a livello locale e/o generale.
Possiamo così avere:
L'azione generale comporta una risposta di tutto l'organismo che può anche avere valenza terapeutica.
Per azione locale si intende l'effetto biologico diretto sulla regione anatomica di applicazione.
L'azione specifica è quella propria di ogni tipo di acqua minerale, legata alla sua peculiare composizione
chimica. L'azione aspecifica dipende dalle caratteristiche fisiche del mezzo termale utilizzato, è comune
a tutte le acque ed è spesso in relazione con la metodica di applicazione.
L'azione locale e l'azione generale spesso non sono nettamente distinguibili,
soprattutto per le risposte riflesse che ogni stimolo è in grado di provocare.
Queste possono avvenire anche indipendentemente dall'estensione e dalle modalità
di applicazione del mezzo termale: l'antroterapia dà risposte locali, così come una fangoterapia ad un arto può provocare risposta consensuale (es. iperemizzante) all'arto controlaterale
e sudorazione generalizzata.
Anche tra le azioni specifiche e le aspecifiche spesso non esistono netti caratteri
di demarcazione, tuttavia le distinzioni fatte inizialmente sono utili per comprendere
l'argomento.
La conoscenza delle modalità d'azione del mezzo idrominerale sulle patologie è di fondamentale importanza per l'impiego in terapia in quanto concorre a stabilire il campo di impiego, a mirare la prescrizione, a prevedere gli effetti collaterali ed a stabilire le controindicazioni.
Le azioni specifiche sono esposte nei capitoli sulle singole acque minerali. In questa sede viene illustrato il non meno complesso argomento delle azioni
aspecifiche.
Come già esposto, queste dipendono dalle proprietà fisiche del mezzo che a loro
volta possono dipendere dalla metodica di applicazione. Un mezzo idrominerale
può essere impiegato allo stato liquido (bagno, bibita, irrigazione), gassoso
(humage, insufflazione, vapore), solido o semi-solido (fango).
Le proprietà che sono maggiormente responsabili dell'azione aspecifica delle
acque minerali, così come vengono comunemente utilizzate in terapia, sono:
L'azione termica è forse la più importante e complessa; pertanto viene trattata a parte e per ultima. (vedi calore)
Il galleggiamento.
Il corpo umano immerso in acqua perde una grande percentuale del proprio peso
che tende a salire con l'aumento del peso specifico dell'acqua. Questa proprietà,
insieme alla pressione meccanica esterna (idrostatica) che il liquido esercita
su tutte le parti immerse viene utilizzata nella riabilitazione in acqua (soprattutto
motoria e flebologica). Lo scarico del peso corporeo e la densità del mezzo permettono
infatti movimenti controllati e con minima componente algica, aspetti questi che
rendono particolarmente efficace il recupero della funzione motoria anche in fasi
precoci ed in minor tempo. Il sommarsi a questo delle azioni specifiche delle
acque minerali e dei cofattori termali, come vedremo in altra sede, fanno di questa
metodica una delle più quotate in ambito riabilitativo. In campo flebologico la
pressione idrostatica viene utilizzata per aumentare la "vis a tergo" (forza da
dietro) e favorisce il deflusso venoso dagli arti inferiori. L'umidificazione ed il lavaggio sono utilizzati sia a livello cutaneo che mucoso. Possiedono una modesta azione
lenitiva ed antiinfiammatoria. Soprattutto a livello mucoso viene sfruttata la
pressione osmotica di alcune acque particolarmente concentrate come le salsobromoiodiche che, creando una corrente di fluidi verso l'esterno della mucosa, esercitano
un'azione di richiamo di particelle e microorganismi; la stessa ipertonia ha proprietà
battericide ed antimicotiche.
La pressione meccanica del gas solfureo viene utilizzata con tecnica insufflatoria pertubarica endotimpanica e con il Politzer crenoterapico. Con queste metodiche si tende a mantenere la praticabilità delle tube di Eustachio
al fine di prevenire i processi che evolvono verso la sordità rinogena. A livello dell'apparato gastroenterico si sfrutta l' ipertonia e l' azione volumetrica di alcune acque a scopo lassativo. L'elevata pressione osmotica impedisce l'assorbimento
intestinale dell'acqua che, rimanendo nel lume, idrata la massa fecale, aumentandone
il volume. Questo, congiuntamente ad alcune azioni specifiche, favorisce la motilità
intestinale, il transito e l'evacuazione. L'ipotonia viene utilizzata nelle patologie dell'apparato urinario ed in alcune alterazioni
metaboliche come l'iperuricemia e la gotta. Le acque ipotoniche, assunte per bibita, vengono rapidamente assorbite, espandono il volume del liquido extracellulare
mobilizzando metaboliti, etc. e vengono rapidamente eliminate provocando un "lavaggio"
delle vie urinarie.
E' forse la principale proprietà fisica impiegata nelle terapie con acque minerali. Infatti i termini "termico e termale" derivano entrambi dal greco "Thermè " che significa calore; inoltre sono spesso utilizzati come sinonimi.
Le metodiche con le quali viene più frequentemente applicato il calore emesso dal mezzo idrominerale sono: peloidoterapia, balneoterapia (di qualsiasi tipo, dal bagno in vasca singola alla riabilitazione in acqua), inalazione caldo-umida, idropinoterapia (bibita) (molte acque vengono assunte previo riscaldamento), irrigazioni, antroterapia.
Le azioni terapeutiche per le quali il calore più frequentemente viene utilizzato sono:
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Il calore può essere utilizzato anche nella terapia del cancro; tuttavia, al fine di non incorrere in incomprensioni, chiariamo quest'ultimo concetto: la termoterapia delle neoplasie segue delle precise norme di applicazione riguardo le temperature, le modalità, i tempi, etc. che non è attualmente possibile ottenere con il mezzo termale . Variazioni rispetto ai protocolli specifici, come una temperatura non ottimale, ottengono risultati opposti. Per questo motivo l'applicazione di calore termale deve essere assolutamente controindicata anche al solo sospetto di una neoplasia maligna.
Riduzione della rigidità articolare.
Il calore è in grado di modificare le proprietà fisiche dei tessuti fibrosi sia
delle strutture tendinee e capsulo-legamentose delle cicatrici. Dopo riscaldamento
questi tessuti cedono maggiormente allo stiramento, contrastando i processi di
anchilosi e di retrazione fibrotica.
A Le ragioni dell' sono molteplici; la più nota è la facoltà degli stimoli termici (caldo e freddo) di innalzare la soglia di eccitabilità dei recettori del dolore. Riteniamo che altri meccanismi possano essere implicati e tra questi l'iperemia attiva con asportazione di sostanze flogogene ed algogene nonché l'interferenza con la sintesi di prostaglandine, eventi centrali ed ormonali quali la sintesi di ACTH, endorfine e peptidi oppiodi, etc.
Riduzione dello spasmo muscolare
Si ritiene che l'attività miorilassante si verifichi attraverso due livelli di
intervento: il primo sui fusi neuromuscolari che il calore rende meno sensibili
allo stiramento; ne consegue una riduzione dell'attività delle fibre gamma con
rilasciamento muscolare. Il secondo per via riflessa, attraverso lo stimolo dei
termorecettori cutanei, che implicherebbe l'intervento di un controllo centrale
sullo stesso meccanismo.
Aumento del flusso di sangue
La dilatazione arteriolare e capillare causa una iperemia attiva generata da
meccanismi sia diretti che riflessi.
Riduzione degli infiltrati infiammatori, dell'edema e degli essudati
Numerose sono inoltre le azioni sul metabolismo e sulla fisiologia cellulare. Il metabolismo tissutale aumenta e si assiste a cambiamenti delle reazioni enzimatiche.
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Termoregolazione
Per una migliore comprensione dell'argomento non dobbiamo dimenticare gli adattamenti
dell'organismo al fine di mantenere costante la temperatura corporea. L'uomo possiede
i meccanismi necessari a far fronte a condizioni termiche ambientali diverse.
La dispersione del calore prodotto dal metabolismo e dalla attività muscolare
viene favorita dal freddo ed ostacolata dal caldo. Il riscaldamento dell'organismo
comporta un ulteriore apporto di calore ed un ostacolo alla sua dispersione.
La risposta dell'organismo alla somministrazione di calore segue per linee generali
questo schema: la stimolazione termica della cute e dei termorecettori manda impulsi
ai centri termoregolatori del sistema nervoso centrale dai quali, secondo necessità,
vengono inviati impulsi efferenti al sistema vasale, alle ghiandole sudoripare,
ai muscoli.
Possiamo così riassumere la risposta termoregolatrice all'eccesso di calore:
L'apparato cardiocircolatorio risponde a diversi livelli secondo l'estensione
della superficie corporea esposta al calore. L'applicazione locale comporta vasodilatazione
delle arteriole con aumento della pressione capillare e della velocità di circolo;
il calore immagazzinato dal sangue si disperde poi nell'organismo.
L'esposizione al calore generalizzato comporta vasodilatazione ed aumento della attività cardiaca.
La sudorazione è uno dei meccanismi più evidenti ed efficaci per disperdere calore:
l'evaporazione richiede energia calorica cutanea che viene così sottratta all'organismo.
L'evaporazione del sudore è inversamente proporzionale al grado di umidità dell'ambiente: più l'umidità
relativa sarà alta e più sudore sarà prodotto e, trovando difficoltà ad evaporare,
si raccoglierà sulla cute.
L'iperventilazione polmonare rappresenta un valido metodo per disperdere calore sia per il riscaldamento
dell'aria espirata che per l'eliminazione del vapore acqueo. Vi è anche un effetto
sulla muscolatura e sulla mucosa bronchiale. Il calore applicato sul torace o
direttamente sulle mucose tramite inalazione di aria o di particelle d'acqua calda
induce aumento e fluidificazione delle secrezioni e riduzione del tono della muscolatura
liscia.
Il calore inoltre, accelerando i processi enzimatici biologici cellulari, sembra
in grado di esaltare i meccanismi riparativi e le capacità organiche di difesa.
E' utile ribadire che la termoterapia esogena (quale è quella termale) agisce
principalmente con meccanismo riflesso.
Il calore termale
Dopo aver analizzato i meccanismi della termoregolazione, con i quali l'organismo
risponde allo stimolo calorico, e gli effetti terapeuticamente utili della termoterapia
esclusivamente considerata come metodica fisica, trattiamo delle azioni biologiche
del calore erogato tramite il mezzo termale.
Tutto quanto affermato precedentemente è valido anche per la termoterapia termale,
tuttavia gli studi in questo campo hanno evidenziato alcune peculiarità.
La trasmissione di calore da un fango alla superficie corporea avviene con modalità ben diverse da paraffinoterapia,
terapie radianti, elettroterapia, etc.
In primo luogo il fango è un mezzo caldo-umido che aderisce alla cute tramite
un sottile strato di acqua. La componente solida possiede caratteristiche fisiche
e chimiche che rendono peculiare l'aderenza, l'immagazzinamento del calore, la
perdita dello stesso e la sua cessione all'organismo.
Il fisiologo canadese Hans Selye negli anni 50, infrangendo i pregiudizi della
medicina ufficiale del tempo, introdusse l'idea psicologica di stress: una risposta
difensiva non specifica dell'organismo ad una vasta gamma di agenti nocivi che
chiamò "sindrome generale di adattamento". Questa reazione consiste in uno sforzo
dell'organismo per mantenere il proprio equilibrio alterato da fattori in grado
di provocare stress fisico o mentale.
Il termine stress indica comunque una normale reazione di risposta dell'organismo
a stimoli ambientali senza la quale verrebbe a mancare un fondamentale meccanismo
di adattamento dell'uomo all'ambiente.
E' indubbio che le cure termali comportano per l'organismo una, spesso brusca,
variazione dell'ambiente interno (crenoterapia interna) o esterno (crenoterapia esterna) configurandosi come agenti di stress fisico. L'organismo risponde mettendo
in moto una serie di meccanismi al fine di adattarsi alla situazione: viene in
sintesi stimolato a reagire. E' proprio in queste modalità di reazione che potrebbero
essere presenti le basi biologiche dei meccanismi d'azione, soprattutto aspecifici,
delle cure termali.
Sono stati evidenziati come risposta alle cure termali meccanismi di risposta
ormonali, nervosi, umorali, immunitari, etc.
Riguardo l'attività antiinfiammatoria la crenoterapia si comporta in modo che
potrebbe sembrare contraddittorio. Numerose prove sperimentali hanno evidenziato,
attraverso l'analisi di diversi indici, l'azione proflogistica iniziale di numerose
terapie termali. Questo è stato confermato da evidenze cliniche. Alla fine dei
cicli terapeutici e nei 6-10 mesi seguenti prevale invece in modo preponderante
l'effetto antiinfiammatorio.
Riassumendo possiamo affermare che la termoterapia termale viene utilizzata soprattutto per gli effetti:
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L'acqua presente in natura normalmente contiene sostanze disciolte allo stato ionico (sali minerali), allo stato gassoso e in forma non ionica, oltre a composti di natura biologica.