Il latte è un alimento molto ricco grazie al contenuto di vitamine, proteine con elevato valore biologico (presenta quasi tutti gli amminoacidi essenziali), colesterolo e acidi grassi saturi. L’uomo è l’unico animale che, anche dopo lo svezzamento, continua a consumare questo alimento, proveniente dall’allevamento di animali. Il nostro organismo, però, dopo la fase di crescita smette di produrre l’enzima lattasi responsabile della corretta digestione del lattosio, zucchero che favorisce la proliferazione della flora batterica e aiuta la sintesi della vitamina B. Si calcola che il 60% della popolazione adulta abbia sviluppato un’intolleranza più o meno grave al latte, proprio a causa della carenza di lattasi. L’intolleranza al lattosio non deve essere confusa con l’allergia al latte, che coinvolge il sistema immunitario nella produzione di anticorpi contro le proteine (caseine) contenute in esso. I sintomi più diffusi legati all’intolleranza sono coliche addominali, gonfiore intestinale, diarrea, emicrania e sfoghi cutanei.
Secondo la credenza comune il latte, per il suo alto contenuto di calcio, viene assunto come forma di prevenzione all’osteoporosi e per la buona salute delle ossa. In realtà è stato scientificamente provato che il consumo di latte comporta diverse conseguenze negative nel nostro organismo: un’acidificazione del sangue, che l’organismo compensa utilizzando le riserve di Carbonato di Calcio presenti nelle ossa e favorendo quindi la loro demineralizzazione. Esistono numerosi studi che hanno riscontrato un rischio maggiore di fratture e di osteoporosi in gruppi di persone o di intere popolazioni che consumano quotidianamente latte rispetto alle popolazioni che non ne consumano affatto. Si consiglia, dunque, di assumere calcio attraverso verdura a foglia verde (spinaci, cicoria, rucola, bietole, radicchio), frutta secca e semi (in modo particolare mandorle e sesamo) o mangiando pesce con le sue lische (per esempio nelle zuppe con il piccoli pesci interi).
Diversi studi hanno dimostrato che un’alimentazione molto ricca di proteine animali, ivi comprese quelle contenute nel latte, può far aumentare il rischio di tumore all’ovaio, alla mammella e alla prostata, perché contribuisce ad innalzare i livelli di IGF-I (fattore di crescita insulino-simile) a causa della presenza di lattoalbumine, proteine molto rappresentate nel latte. Il latte vaccino, inoltre, potrebbe contenere contaminanti quali antibiotici, ormoni della crescita somministrati negli animali, oltre a erbicidi e pesticidi veicolati dal foraggio, quindi può portare a problematiche di intossicazione o di sovraccarico di reni e fegato.
Nell'intervista la Dott.ssa Elena Turla ci aiuta a capire quali possono essere le problematiche legate al consumo di latte e derivati e ci fornisce alcuni utili consigli su valide alternative di cibi che ci consentono di introdurre nella nostra dieta gli elementi preziosi contenuti anche nel latte.
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