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LA FIABOTERAPIA |
A cura della Dott.ssa Monica Monaco |
È una buona antica abitudine quella di narrare ai fanciulli storie in grado di
coinvolgerli in “viaggi con la fantasia” che, oltre a rappresentare delle affascinanti
attività ricreative, possono essere opportunamente trasformate in strumenti di
educazione e persino di “terapia” volta alla risoluzione di problemi comportamentali
ed emozionali.
I racconti e le novelle di fantasia, adottati secondo le modalità operative della
cosiddetta “fiaboterapia”, possono far crescere le abilità immaginative e di comprensione
della vita quotidiana, ma possono anche sostenere lo sviluppo di alcuni aspetti
importanti della personalità e aiutare a padroneggiare degli stati emozionali
nuovi che, in alcuni momenti della vita, possono creare paure, chiusure, regressioni,
tensioni, malesseri interiori e anche dei comportamenti poco adattivi che nascondono
tentativi di fronteggiare i vissuti più difficili.
Il linguaggio di fiabe e favole tuttavia non è un mondo riservato solo ai più
piccoli, ma si pone piuttosto come un universo simbolico in cui è possibile scoprire
l’esistenza di una porta di accesso sempre aperta, in cui non esiste un limite
di età per addentrarvisi traendo, in qualunque momento, innumerevoli stimoli e
benefici per il proprio benessere e la propria crescita interiore.
Il potere terapeutico della fiaboterapia
La fiaboterapia è una tipologia specifica di biblioterapia costituita da un sistema di strumenti e procedure che mirano a favorire la crescita
e a migliorare la salute. Essa adotta metodi narrativi e di lettura di scritti
basati sulla fantasia in cui si parla di personaggi umani o anche di animali,
di oggetti e persino di vegetali che vengono dotati di una “vita” e di una storia
dal narratore. La terapia delle favole si avvale pertanto del linguaggio simbolico
delle storie tradizionalmente rivolte all’infanzia e adotta l’ascolto e le riflessioni
sulle narrazioni, nonché delle ricostruzioni individuali o di gruppo di trame,
allo scopo di favorire una corretta e profonda assimilazione del materiale letto
oppure di creare delle personalizzazioni in relazione alle necessità specifiche
dei partecipanti e del contesto.
La narrazione di storie immaginate, che può includere fiabe, favole, miti, leggende e altre storie di folclore che si prestano potenzialmente per affrontare un tema, assume un valore importante dal punto di vista pedagogico e psicologico.
Una delle principali potenzialità di questo metodo è costituita dalla possibilità
di comprendere o modificare aspetti che riguardano il concetto di tempo trasformando gradualmente alcuni vissuti interiori del rapporto con esso. La
fiaboterapia consente infatti, fin dalle più tenere età, di “spostarsi” nella
linea del tempo rendendo possibili numerosi obiettivi.
Attraverso questi “movimenti mentali”, infatti, si apre una finestra sul passato che permette di mettere a fuoco problemi e soluzioni di civiltà molto differenti
da quella attuale, creando uno strumento per il confronto con il presente e per
comprendere le differenze rispetto ad alcune abitudini e modi di vivere moderni.
Questo paragone diviene molto importante perché, attraverso la conoscenza e la
comprensione di metodi e tempi di risoluzione di problemi del passato, si può
insegnare a sviluppare la capacità di “attesa” e di posticipazione, abilità cognitivo-emotive
spesso difficili da accrescere nell’attuale contesto sociale per via della velocità
delle attuali comunicazioni e transazioni.
La fiaboterapia può consentire anche di rispecchiare il tempo presente attraverso racconti vicini alla realtà attuale individuale o collettiva che
consentono di mostrare come alcuni problemi personali siano problemi universali,
con il risultato di alleviare il senso di solitudine che si prova quando si è
coinvolti in alcune difficoltà e, al contempo, di fornire prospettive diverse
al proprio problema, possibili pensieri e reazioni differenti e più utili per
giungere ad una soluzione.
Il racconto che conduce nel mondo della fiabe e di altre storie di fantasia sviluppa
anche le capacità di visualizzare il futuro, proiettandosi in avanti in rapporto a determinate condotte che gli “attori”
possono mettere in atto e imparando a prevedere i diversi finali che possono nascere
dalle alternative comportamentali agite.
Più in generale, la fiaboterapia consente di fornire alcuni stimoli educativi e psicologici che possono essere adottati, in base alle necessità, a scopo preventivo o riabilitativo.
Essi derivano dalla possibilità di incoraggiare:
• l’immaginazione e la fantasia;
• la narrazione di problemi umani riflettendo su pensieri ed emozioni;
• lo sviluppo di valori morali;
• l’acquisizione di capacità di comunicazione e relazionali;
• l’acquisizione di abilità emotive fondamentali, quali il riconoscimento e la
gestione di stati interiori in relazione al contesto e agli eventi.
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Dal punto di vista strettamente terapeutico e del supporto a problemi psicologici
e comportamentali, la fiaboterapia è una potente risorsa per:
• consentire di parlare in modo impersonale o graduale di alcuni problemi personali,
abbattendo gentilmente le difese;
• consentire di conoscere meglio e comunicare vissuti emozionali repressi e inespressi;
• fornire alternative di pensieri, emozioni e comportamenti in situazioni in
cui sono presenti malesseri o disadattamenti.
Più in generale la fiaboterapia consente di usare l’immaginazione in modo positivo, trasformandola da evasione o distorsione della realtà in strumento in grado di generare nuovi vissuti, immagini mentali e comportamenti e di creare alternative positive e più adattive in rapporto alla realtà.
Dalla narrazione alla fiabazione
Il potenziale “terapeutico” può essere racchiuso nelle fiabe e in altri simili
racconti di fantasia attraverso la strutturazione in tre fasi.
1) In un primo momento di “riscaldamento” viene presentato un tema o un problema
che mira a catturare l’interesse, motivando attraverso la sua trama che può essere
resa simile alla storia che riguarda l’ascoltatore-lettore. In questo modo è possibile
“far entrare dentro la storia” attraverso dei naturali processi di identificazione,
pur mantenendo un distacco che consente di vivere con un certo controllo emozionale
gli eventi raccontati. In questa fase non è necessario né consigliabile che la
trama reale e la trama immaginaria del problema che si vuole affrontare siano
sovrapponibili interamente, quanto che possano esserci delle somiglianze nei vissuti
e nelle difficoltà sperimentate.
2) Nel secondo stadio si entra nel vivo della fase “emozionale” ossia nel momento
centrale della narrazione in cui è possibile amplificare il “lavoro” agito sugli
stati interiori, liberando eventuali emozioni che si teme di manifestare e favorendo
la comprensione di quei “vissuti senza nome” che possono essere conosciuti attraverso
i personaggi.
3) Infine, nella terza ed ultima fase, quella “risolutiva”, le narrazioni fiaboterapeutiche
giungono al termine della storia attivando prospettive per la soluzioni di problemi
quotidiani, diventando veri e propri esercizi di problem solving che, per essere
davvero efficaci, devono portare ad una risoluzione anche emozionale e profonda
delle difficoltà oltre che ad una apertura alla revisione dei pensieri e dei comportamenti.
Naturalmente, come accade in tutti i cambiamenti, l’apertura di una nuova prospettiva
alla realtà richiede un certo tempo per essere assimilata e per consentire un
vero e proprio cambiamento che deriva da un nuovo equilibrio interiore tra pensieri,
emozioni e comportamenti. Per tale ragione la fiaboterapia spesso richiede più
interventi per consolidare i risultati attraverso un graduale cambiamento profondo
che consente di eliminare contrasti e dissonanze create dai nuovi elementi subentrati.
Le tre principali metodologie di fiaboterapia, che possono essere integrate tra loro, sono:
- la lettura autonoma di fiabe costruite con una struttura potenzialmente terapeutico-educativa;
- la fiaboterapia interattiva;
- la fiabazione, cioè la narrazione fiaboterapeutica attuata dai destinatari
degli interventi in modo guidato allo scopo di giungere alla elaborazione positiva
di un tema-problema.
Generalmente la lettura di una fiaba, per quanto ben costruita, non andrebbe
mai lasciata ad una spontanea interpretazione ma dovrebbe essere guidata attraverso
domande e dialoghi volti a favorire la piena comprensione degli eventi e dei vissuti
dei personaggi. Questa fase di riflessione e pensiero guidato è volta a raggiungere
gli obiettivi di cambiamento che ci si propone e talvolta può essere svolta in
modo semplice attraverso esercizi proposti in appositi testi.
La costruzione guidata di una fiaba o favola invece viene preferita quando non
è disponibile una fiaba adatta a proporre un tema-problema da affrontare in forma
simbolica oppure quando la soluzione non è adatta alla situazione reale o alla
personalità dell’ascoltatore, ma anche quando si desidera favorire l’espressione
naturale dei contenuti del proprio mondo interiore a scopo di diagnosi o anche
di abreazione emozionale.
Nella fiaboterapia i materiali che possono essere adottati vengono scelti in funzione della tipologia di attività che si intende svolgere.
Più precisamente si possono adottare:
• libri tradizionali di fiabe, favole e altri racconti per bambini;
• libri accompagnati da elementi scenici;
• audiolibri di fiabe sonore;
• • video di cartoni animati;
• • film-animazioni;
• marionette o pupazzi per mettere in scena storie.
Tra le tipologie di storie che è possibile scegliere si ritiene che quelle più efficaci siano quelle che coinvolgono animali o personaggi non umani, dal momento che esse consentono di far vivere l’identificazione in modo meno consapevole, riducendo eventuali resistenze prodotte dal desiderio di non affrontare un problema.
Le guide per crescere e guarire nel mondo delle fiabe
La fiaboterapia ha il sapore del gioco simbolico e attraverso essa è possibile adottare sia storie emblematiche educative che
terapeutiche.
Nel primo caso si introducono dei concetti e dei vissuti che possono essere utili
in modo generalizzato per il particolare stadio di evoluzione dei destinatari.
Attraverso le narrazioni è possibile aiutare a sviluppare alcuni concetti mentali
e si possono creare dei modelli di realtà che sono utili per muoversi con maggiore
sicurezza in nuove situazioni quotidiane.
Quando invece si adottano delle metafore terapeutiche si offrono soluzioni nuove
a problemi concreti o conflitti interni in atto.
Nel caso di obiettivi educativi a narrare o a guidare la fiabazione possono essere tanto i genitori che altre figure educative. Ciò che va ritenuto costantemente importante è tuttavia la necessità di stabilire un rapporto entro il quale narrare: senza una base di fiducia e di comunicazione non è possibile attendersi un’apertura
nell’ascolto o nella “costruzione” ed espressione di sé. È importante creare un
clima aperto alle domande e alle considerazioni, ma anche un’atmosfera di prossimità
emotiva che permetta di non sentirsi soli durante la narrazione.
Per questa ragione si consiglia di curare anche la comunicazione attraverso il
corpo e la voce, evitando barriere tra narratore e ascoltatore e trovando una
disposizione spaziale che consenta di percepire che si sta condividendo qualcosa
insieme.
Se si desidera adottare un racconto per una particolare finalità legata a problemi
attuali è importante stabilire prima una abitudine a condividere la narrazione
e, solo dopo alcune esperienze centrate su altri temi, è consigliata l’introduzione
di una storia sul tema-chiave.
È possibile far precedere il momento della lettura da un rituale di rilassamento
che favorisce l’apprendimento di quanto si sta per approfondire o in modo da iniziare
una vera e propria modalità di narrazione basata sulla visualizzazione ad occhi
chiusi.
Una regola fondamentale è quella di rispettare i tempi di attenzione, pertanto
in taluni casi occorre considerare la necessità di dividere la narrazione in più
momenti, riprendendo da una breve sintesi della precedente lettura.
Per raggiungere obiettivi di cambiamento e di aiuto più complessi occorre invece affidare la narrazione ad esperti con una preparazione adeguata in base al tipo di problema da affrontare, in grado di supportare eventuali manifestazioni emotive inaspettate e di personalizzare, se necessario, parti della narrazione o esercizi di riflessione.
Riferimenti bibliografici
- Kast V., 1995, Folktales as Therapy, New York: Fromm International Publishing Corporation.
- Mills J., Crowley R., 1986, Therapeutic metaphors for children and the child within, Brunner-Mazel, NY.
- Monaco M., 2009, Corso di fiaboterapia, Accademia Menteviva.
- Oliviero Ferrarsi A., 2005, Prova con una storia, Fabbri editori.
- Santagostino P., 2006, Guarire con una fiaba e usare l’immaginario per curarsi, Feltrinelli.
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