A cura di Katia Carlini, Presidente di Psicologia in Movimento
L’alimentazione, com'è noto, oltre a provvedere al soddisfacimento del bisogno
fisiologico della fame, è carica di valenze psicologiche. Essendo il cibo il primo
rapporto che il bambino ha con il mondo, particolarmente studiata è stata la modalità
con la quale il neonato viene alimentato. Così, per Winnicott, l’allattamento
al seno rappresenta la prima forma di comunicazione in grado di condizionare le
successive esperienze comunicative e relazionali. Non si tratta semplicemente
di offrire del latte ma di creare un legame. Un valido esempio è offerto dal famoso
esperimento di Harlow con le piccole scimmie Rhesus. Se prima si riteneva che
l’attaccamento del neonato con la madre fosse completamente legato all’esperienza
della nutrizione, nel 1959 Harry Harlow dimostrò l’importanza delle sensazioni
tattili nel rapporto madre-figlio. Lo studioso osservò, infatti, che i cuccioli
di scimmia trascorrevano molto più tempo con un manichino di stoffa morbida piuttosto
che con quello di filo di ferro ma provvisto di un poppatoio. I piccoli restavano,
così, con le “madri fredde” soltanto il tempo necessario per prendere il latte,
mentre il resto del tempo lo trascorrevano in gran parte avvinghiati alla “madre
soffice”. Contro la tradizione psicoanalitica del tempo, si provò, in tal modo,
che il legame d’attaccamento non è legato essenzialmente al piacere della suzione
e al soddisfacimento della fame, ma a un contatto fisico “caldo”. Quest’ultimo
rappresenterebbe, infatti, un bisogno molto forte nelle prime fasi della vita,
anzi il fattore centrale del legame di attaccamento.
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Secondo l’OMS l’allattamento materno presenta notevoli vantaggi per il bambino:
- l’allattamento materno è particolarmente adatto per soddisfare i bisogni alimentari
ed emotivi del bambino: con il seno il neonato trova il nutrimento perfetto, facilmente
digeribile per il suo corpo in rapida crescita, nonché l’amore e la sicurezza
di cui ha bisogno per svilupparsi come persona;
- l’allattamento materno è la prima immunizzazione del bambino. Il latte materno
contiene cellule vive e anticorpi che combattono i germi che minacciano la salute
del bambino;
- i bambini allattati al seno sono meno soggetti a malattie respiratorie, gastroenteriti
e otiti e, in generale, subiscono meno ricoveri ospedalieri rispetto ai bambini
alimentati con latte artificiale;
- l’allattamento al seno è associato ad una minore incidenza di allergie e obesità.
Poppare al seno favorisce nel bambino un più corretto sviluppo della struttura
mandibolare e delle arcate dentarie;
- l’allattamento materno favorisce il legame madre-bambino, soddisfacendo e rafforzando
il loro bisogno reciproco di stare insieme.
Diversi benefici sussistono anche per la madre:
- allattare subito dopo il parto favorisce il ritorno dell’utero alle sue dimensioni
prima della gravidanza e previene le emorragie;
- le madri che allattano al seno hanno un minor rischio di sviluppare il tumore
alla mammella e all’utero prima della menopausa, nonché di soffrire di osteoporosi
in età avanzata;
- il latte materno non richiede preparazione né sterilizzazione. Gratis e dovunque,
è sempre pronto alla giusta temperatura;
- l’allattamento facilita la perdita dei chili in più presi durante la gravidanza;
- allattare al seno con successo può ridurre il rischio di depressione post-partum.
Tutto ha inizio dal neonato che necessita immediatamente di instaurare una relazione
con la mamma durante l’esperienza della nutrizione. Si tratta in sostanza di piccole
percezioni - il contatto con la pelle, il calore, l’odore, il suono della voce
– che cominciano a dare un senso alla vita del bambino. Tanto più questo contatto
si verifica in modo armonioso, lontano da situazioni caotiche e stressanti, tanto
più il piccolo riceverà sensazioni di un mondo esterno sereno che vale la pena
di essere esplorato e vissuto. Come in una specie di danza i due corpi si fondono
fino a creare un ritmo, una musica alla quale non è dato accesso al mondo esterno.
I due ballerini solitari entrano in sintonia creando una relazione magica così
da influire sulla biologia degli stessi. Sarà la fame del bambino a dettare la
produzione di latte nella mamma: tanto più esso si attaccherà al seno tanto più
latte verrà prodotto. Ma soprattutto è indispensabile che il bambino venga stimolato
precocemente a succhiare porgendogli presto il capezzolo. Da questo punto di vista,
infatti, l’istinto aiuta la coppia madre-bambino poiché il neonato avendo iscritto
nel suo patrimonio genetico il riflesso di suzione si attacca senza indugio al
seno della madre se posto nelle sue immediate vicinanze.
Il lattante possiede un equipaggiamento neurofisiologico ben sviluppato fin dalla
nascita a livello di comportamento di suzione: il riflesso dei punti cardinali
accompagnato dalla rotazione della testa, il riflesso di fuga, il riflesso di
suzione e di deglutizione (accompagnati dai tentativi di prensione con le dita)
rappresentano un’unità motoria immediatamente funzionale. Il neonato, in principio,
non succhia per fame ma perché è come se sapesse che la suzione precoce permette:
- alle sue ghiandole di produrre gli enzimi digestivi necessari per i pasti successivi;
- all’utero della mamma di contrarsi evitandole così emorragie;
- alle ghiandole mammarie di essere informate di produrre il latte.
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Quanto più precocemente i capezzoli vengono stimolati dalla suzione, quanto prima
arriva la "montata lattea". Essa normalmente si verifica due, tre giorni dopo
il parto e implica un ingrossamento delle vene che assumono anche una colorazione
intensa, accompagnato da una sensazione di calore, qualche linea di febbre e una
tensione al seno che può acquietarsi solo con il lento e desideroso succhiare
del bambino. Ma l’allattamento è questo e molto di più. In una buona relazione
di allattamento la mamma impara a cogliere, anche inconsapevolmente, i segnali
del proprio bimbo – il tono muscolare, il tipo di respirazione, il livello di
vigilanza, il calore del corpo, l’afflusso di sangue – e il bimbo può fare esperienza
della realtà e del mondo che, nei primi giorni di vita, sono la madre stessa.
Winnicott così sintetizzò questo legame: “Non lasciate che una persona prenda in braccio il vostro bambino, se capite che
ciò non ha alcun significato per lei. Il latte della madre non affluisce come
un’escrezione, ma è una risposta a uno stimolo e lo stimolo è la vista, l’odore
e la sensazione del suo bambino e il suo pianto che segnala un bisogno. La madre
è la sola persona che può in modo appropriato presentare il mondo al bambino in
una forma che abbia un senso per lui. Essa sa come farlo, non perché sia addestrata
e abile, ma solo perché è la madre”.
È normale che una mamma, all’inizio, non sia in grado di sintonizzarsi con il
suo bambino imponendogli un ritmo di alimentazione, con arresti e riprese, che
non è tipico del neonato. Ma, secondo Lezine, già dal quarto giorno si produce
una specie di adattamento reciproco tanto che la madre prende coscienza del suo
neonato come tale esprimendo una felice armonizzazione. Affinché questo sia possibile
è importante che la madre si dedichi prevalentemente a osservare il proprio bambino.
Osservare in una modalità non passiva è fondamentale per creare quel clima emotivo
di interesse e favorevole al proseguimento della relazione. In determinate circostanze,
tuttavia, la madre per via di insicurezze può essere influenzata, non sempre positivamente,
dalla società e dall’ambiente familiare che la circonda. Falsi miti e cliché,
proposti da istruzioni e suggerimenti, possono, infatti, far perdere di vista
alla mamma i segnali che vengono dal bambino spaventandola da un’eventuale avidità,
da una suzione lenta e interrotta del piccolo o da ciò che discosta da “come dovrebbe
essere”. Le tanto diverse quanto naturali attitudini del neonato potrebbero intimorire
la madre rischiando di trascinare la coppia madre-bambino in un dialogo fallato
poiché disturbato da rumori di fondo. Così, l’allattamento ha tutte le possibilità
di essere fonte di ricchezza e di stimolo per i due partner quando soddisfa desideri
e calma timori. Al contrario, laddove esso conferma le paure o determina delle
delusioni, rischia di divenire un comportamento ripetitivo sempre più patologico
e carico di ansia.
Bibliografia - Hormann E., Guoth-Gumberger M., L’allattamento del tuo bambino, Tecniche Nuove, 2011;
- Marcelli D., Psicopatologia del bambino, Masson, Milano, 1997;
- Negri P., Catanzani P., Allattare. Un gesto d’amore. Come vivere con serenità l’esperienza dell’allattamento, Bonomi, 2011
- Winnicott D. W., I bambini e le loro madri, Cortina, Milano, 1987;
- www.salute.gov.it
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